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Shaun Livingston

Do the right thing

Shaun Livingston Do the right thing

…with the fourth pick the Los Angeles Clippers select… Magic Johnson” No, non sono impazzito né l’insolito caldo newyorkese mi ha dato alla testa. Era il 2004 quando i Clippers scelsero Shaun Livingston al Draft, e questa frase era la battuta più ricorrente al tempo tra gli esperti NBA. Alto oltre 2 mentri, playmaker, straricco di talento e poetico nei movimenti. Questo era Shaun quando sbarcò in NBA, con la parte povera di LA convinta di aver piazzato il colpo del secolo e di dar battaglia ai Lakers per la leadership dell’Ovest. Altri tempi, altra NBA.

La stagione 2005/2006 è esaltante per Shaun ed i suoi, arrivano i playoff, l’odio/amore con Sam ”I Am” Cassell ed i primi veri apprezzamenti da parte dell’universo NBA con una precisazione d’obbligo: adesso nessuno pensa più che Shaun sia Magic, ma le possibilità che possa diventare un All-Stars sono reali. Se non fosse che…

Febbraio 2007. Livingston recupera un palla vacante, si invola verso canestro pronto a schiacciare ed il suo ginocchio fa crack. Ma non un crack qualunque. Le immagini sono shoccanti e fanno il giro del mondo in tempo record, e subito anche i palloni da gioco capiscono che la carriera del ragazzo è in serio pericolo.

Il figlio dell’Illinois, entrato in NBA dalla porta principale, con la capigliatura afro e le mani di un sarto rischia di uscirci dalla peggiore porta possibile. La verità è che appena arrivato in ospedale le notizie per Shaun erano ben peggiori, la prima diagnosi recitava “necessaria amputazione arto”. I successivi accertamenti riportarono S. sulla terra dall’oblio in cui era caduto. Passa piu di un anno dalla ricostruzione totale del ginocchio, ma nel frattempo in lui è nata la speranza di tornare a giocare, magari in NBA, in fondo perché non provarci?

Shaun si allena giorno e notte, crea momenti d’allenamento impensabili ed insieme al suo preparatore/amico Art Jones, uomo a cui Livingston dichiarerà di dovere tutto, riparte dal basso. Si allena nel nuovo centro dei Clippers, una cosa favolosa per chi non lo conoscesse, dove trova Elton Brand, star dei Clippers che viene anch’egli da un grave problema al tendine d’Achille. Brand dichiarerà di non aver mai visto nessuno come Livingston, era un bambino e stava tutto il tempo a pallaggiare e passare la palla, un vero mago del passaggio. Ma per quanto l’NBA possa apparire come la lega dei sogni, è fondamentalmente il posto più crudele nel quale voi possiate capitare, basta una partita a farti fuori, pensa una stagione intera fermo ai box. 


Livingston trova un posto agli Heat, ma fino al 2012 colleziona poco più di 100 presenze, cambiando 7 team, e passando addirittura per la D-league, la lega di sviluppo della NBA. Poi succede qualcosa. Chiamatelo come volete, chiamatelo miracolo di Natale, competenza cestistica del GM, o forse più semplicemente destino: fatto che sta il 25 Dicembre dello scorso anno i Cleveland Cavaliers gli offrono un contratto che gli garantisce di lottare per un posto da titolare (complice anche l’infortunio di Irving) e Shaun coglie l’occasione al volo e s’impone come una delle sorprese della passata stagione. Quest’estate poi il miracolo si compie a pieno. I pluri-miliardari Brooklyn Nets gli offrono di fare da rincalzo a Deron Williams, nello stesso roster di una delle frontline più forti della recente storia NBA (sulla carta s’intende). Ma ci pensate? Proprio lui, che aveva rischiato una gamba per un’inutile schiacciata in un’inutile partita contro Charlotte, un movimento che racconterà aver sognato tutte le notti per mesi, adesso in una squadra che presumibilmente lotterà per il titolo.

Da nuovo Magic ad ennesimo talento rovinato da un infortunio, da giocatore finito a 6/7imo uomo in una squadra da titolo. All’inferno e ritorno, la storia di Shaun Livingston, l’ennesima incredibile storia di un afro-americano che ce l’ha fatta, ma per davvero.