Vedi tutti

The Captain and the Truth

Do the right thing

The Captain and the Truth Do the right thing

25 Settembre 2000, a Boston, al Buzz Club per precisione, si consuma una delle piu incredibili storie NBA di sempre.

Il capitano dei Boston Celtics Paul Pierce, nonché uno dei giocatori piu talentuosi della lega, viene brutalmente assalito ed accoltellato per ben undici volte tra collo, pancia e viso. I medici diranno che solo lo spesso giubbino di pelle gli ha salvato la vita, ma Paul non l’ha mai pensata fino in fondo cosi. Lo testimonia il tatuaggio abbastanza eloquente che il numero 34 ha disegnato sul suo corpo: le mani di Dio che reggono un cuore alato con una scritta che campeggia sul basso “The Chosen One”, il Prescelto.

“That was the night that changed my life”, e come dargli torto?

Nato all’ombra del Great Western Forum, l’allora palazzetto dei Lakers, Paul ha avuto un infanzia paradossalmente normale, tanto basket che lo ha allontanato dalle gang giovanili che invadevano i sobborghi della LA degli ani ‘80/’90.

Grazie all’aiuto di Coach Collins, un police-man da film americano, che nel tempo libero aiutava i giovani del quartiere, Pierce va all’high-school, ad Inglewood per la precisione, dove inizialmente non trova mai spazio, ma appena gli si presenta l’occasione fa capire subito di che pasta è fatto: il ragazzo si farà, e come se si farà.

Arriva l’Università e Paul sceglie Kansas, sceglie uno degli allenatori piu difficili dell’intera America, ma Paul sa che quell’ allenatore potrà farlo diventare qualcuno: Roy Williams lo stesso che in un' intervista su Beyond the Glory (una famosa serie di documentari sulle figure di maggior spicco dello sport americano e non) “The bigger the game, the bigger he played”. All-American al suo anno da Junior e campione NCAA in quello da Sophomore, niente da dire : il ragazzo è pronto per l’NBA.

Viene scelto dai Boston Celtics nell’anno di grazia 1999 (nello stesso anno vengono scelti Nowitzki e Vince Carter!) diventandone subito una colonna e riportandoli dopo sette anni di astinenza ai playoff. “It was just a dream” dirà Paul cresciuto guardando Magic contro Bird nei match leggendari tra LA e Boston.

Inutile elencare tutti i riconoscimenti vinti, le partecipazioni ai Playoff e quelle agli All-Star Game, ma di certo non possiamo elidere la vittoria del titolo nel 2008, lui che aveva conosciuto l'epoca “buia” dei gloriosi Celtics, lui che ne era diventato “The Captain”, con l’aiuto degli Original Big Three” Ray Allen e Kevin Garnett. Proprio lui, proprio dopo tutto quello che aveva passato, adesso è campione e MVP della Finali: il clou della carriera di ogni sportivo professionista.

Ma dietro Paul Pierce c’è tantissimo altro e non è il solito luogo comune: una personalità straripante, uno che quando un giornalista gli chiese cosa ne pensasse di Kobe Bryant rispose : “non credo sia il migliore, dato che il migliore sono io”. Non ha mai sopportato quelli bravi, i problemi e le scaramucce con LeBron, con Carmelo (Antonhy) con Kobe appunto, addirittura con Spike Lee, con il quale mette su un siparietto ogni volta che i Celtics affrontano i Knicks. Perché quando sei un campione è cosi, non puoi accettare che qualcuno sia migliore di te, non puoi accettare di non poterlo dominare ed allora cacci fuori la personalità e mostri quello che sei: un numero 1.

Paul è soprannominato “The Truth” cioè la verità, ed allora ci si immagina che questo nickname provenga dai playground di periferia, o da un geniale telecronista della ABC o di ESPN ed invece no, il nome proviene da Shaquille O’Neal che dopo avergli visto fare miracoli sul parque, dopo una notte da 42 punti e 13/19 al tiro prese un microfono e disse: “"Take this down. My name is Shaquille O'Neal and Paul Pierce is the [expletive] truth. Quote me on that and don't take nothing out. I knew he could play, but I didn't know he could play like this. Paul Pierce is the truth."

Ma la verità è che Paul Pierce, con la sua straordinaria vita, cambiata dopo quella maledetta notte, è una delle più belle storie che l’NBA racconti. La verità è che Paul Pierce ha fondato la “Thruth Fund”, per aiutare i ragazzini in difficoltà , ha finanziato la costruzione di un centro di chirurgia, del campetto dei Santa Monica Boys & Girls, aiutando la ricostruzione del “suo” Richardson Park.

La verità è che Paul Pierce , anche se adesso è passato ai Brooklyn Nets, e ha 35 anni suonati, litigherà ancora con Spike Lee che a sua volta gli darà del pazzo, che segnerà e passerà davanti a Spiky guardandolo fisso ed esultandogli in faccia.

La verità è che Paul Pierce resterà sempre “The Captain and The Truth”