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More Than - Ryan Babel

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Ryan Babel

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Smettere di giocare a calcio è difficile. Nessuno inizia mai la propria carriera pensando che ad un certo punto questa finirà, e nessuno sa davvero quando dovrà compiere tale dolorosa scelta. Per un calciatore spesso il periodo trascorso in campo coincide con la tutta sua vita, dagli allenamenti fino alle partite, dalle giovanili fino alle squadre professionistiche, finendo così per lasciare un vuoto a volte incolmabile quando arriva l’inevitabile momento di attaccare gli scarpini al chiodo. Non tutti i calciatori però hanno appiattito la loro vita sulla loro carriera professionistica, anzi alcuni hanno saputo far convivere le loro passioni e le loro ambizioni senza compromessi. Ryan Babel non ha mai rinunciato ad essere se stesso durante la sua lunga militanza tra Ajax, Liverpool, Hoffenheim e Galatasaray, trovando il giusto equilibrio tra la vita privata e le sue prestazioni in campo. Ed ora che è pronto a scrivere un nuovo capitolo della sua storia, lo abbiamo incontrato per farci raccontare il momento più particolare e speciale per un calciatore nell’ultimo More Than.

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“Quando alla fine ho deciso di smettere, non molto tempo fa, ho rescisso il mio contratto a metà stagione, a ottobre, con la mia squadra in Turchia per motivi politici ed a Gennaio stavo ancora cercando di continuare la mia carriera. Avrei potuto giocare per altri due anni anche se ne ho 37, ma ho scoperto che molte delle nuove squadre o delle opportunità che volevo provare usavano la mia età contro di me. Così alla fine ho deciso, sapete cosa?, che prima di tutto non ho voglia di continuare. Voglio giocare a calcio perché mi piace, ma non sono disperato e perché nessuna di quelle squadre mi ha dato la soddisfazione di accogliermi. Ho deciso che dovevo accettarlo. Sì, era ok”. La realizzazione che esista una vita anche oltre il campo Babel l’ha sempre avuta, e lo ha aiutato a mantenere i piedi ben saldi fino a scegliere una nuova strada senza aver paura del vuoto.

“Faccio musica da quando ero molto giovane. Ho fatto parte di gruppi musicali quando ero a scuola e ho studiato al conservatorio. Suono alcuni strumenti, quindi fin da subito sono stato coinvolto nella musica e, all'inizio della mia carriera, l'ho espresso collaborando con artisti olandesi.” Ma siamo nei primi anni 2000, quando nel mondo del calcio ancora viveva una retorica chiusa e opprimente, e le velleità da musicista del giovane Ryan Babel non furono ben recepite. Anzi, è lo stesso attaccante olandese a raccontare come “all'inizio della mia carriera ho ricevuto molte critiche dai media e dai tifosi olandesi perché a loro avviso la mia passione per la musica mi avrebbe distolto dall’impegno sul calcio. Per questo motivo ho fatto un passo indietro per non mostrare che ero troppo impegnato con la musica”. Ma Babel non si è fatto schiacciare dal peso delle critiche ed invece di abbandonare la sua passione ha solamente fatto un passo indietro.

Beh a dire il vero all’inizio, soprattutto nel mio percorso, credo che i giocatori non si preoccupassero molto della moda, ma poi quelli che lo facevano, spesso pensavano che essere alla moda significasse comprare e indossare i vestiti più costosi. E non credo che questo significhi necessariamente essere alla moda.
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Beh a dire il vero all’inizio, soprattutto nel mio percorso, credo che i giocatori non si preoccupassero molto della moda, ma poi quelli che lo facevano, spesso pensavano che essere alla moda significasse comprare e indossare i vestiti più costosi. E non credo che questo significhi necessariamente essere alla moda.
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“Ho aperto la mia prima etichetta musicale nel 2009, quando giocavo per il Liverpool e ho iniziato a cercare talenti. Ho iniziato a ingaggiare artisti giovani e giovanissimi e ad aiutarli nel raggiungere il loro sogno. A quel tempo ho costruito uno studio musicale nella mia casa di Liverpool ed è così che sono rimasto coinvolto più sullo sfondo, più dal lato commerciale, più dal lato creativo, più concentrandosi sull'aiutare i talenti a pubblicare la loro musica.” Vivendo in una città fortemente musicale, che lo ha ispirato durante la sua permanenza inglese, Babel ha mantenuto un sincero interesse verso le sette note tanto che quando un giornalista lo ha avvicinato per convincerlo a scrivere un libro sulla sua vita, lui lo ha liquidato senza però prima rubargli l’idea e realizzare un’autobiografia attraverso la musica. The Autobiography - Chapter 1 è appunto il suo primo disco solista, composto e registrato nel 2021 durante la pandemia unisce il suo amore per il rap allo studio del pianoforte. Ora sta lavorando al suo secondo disco.

“È buffo, ora tanti calciatori olandesi sono diventati rapper. Da Memphis Depay a Noa Lang, tutti ora entrano in studio a registrare. Io sono stato il primo e all’epoca ho ricevuto solo critiche”. Il calcio nel frattempo è cambiato - e Babel ha contribuito a questo cambiamento - ed è più facile per gli atleti esprimersi anche lontano dal campo.

Ed uno dei modi più utilizzati in questi anni è sicuramente attraverso la moda e lo stile personale, un altro mondo nel quale Babel sta entrando partecipando a varie sfilate di Fashion Week a Parigi con la curiosità che lo contraddistingue. “Sento che c'è molto di più da capire e da imparare sulla moda che sul semplice aspetto estetico. È anche interessante sapere da tutti gli stilisti da dove viene la loro ispirazione e riconoscere la loro espressione negli abiti che mettono sul mercato. È molto affascinante per me”. Anche in questo caso l’interesse verso la moda di Babel nasce dalla musica, o meglio da una figura fondamentale nella scena di inizio millennio e che ora è diventato il Creative Director di Louis Vuitton. Parliamo ovviamente di Pharrell Williams, che per Babel ha rappresentato un riferimento e una novità non solamente per quanto riguarda i vestiti da indossare ma proprio nel modo in cui ha costantemente scelto di definirsi. “C'era qualcosa di diverso in lui, si rappresentava come un black man ma non era necessariamente vestito in modo stereotipato come un black man. Aveva un suo stile unico nell'esprimere la sua moda, i suoi gioielli, il suo stile e anche la sua musica. Credo che la sua personalità mi abbia molto colpito e mi ha ispirato molto vedere quanto fosse fuori dagli schemi. Ha osato esprimere il suo stile e credo che il mio viaggio nella moda parta proprio da lì.”

E lui che ha vissuto in vari spogliatoi attraverso oltre due decenni può ben raccontare com’è cambiato il rapporto tra calciatori e mondo della moda, ora quasi inevitabile dopo che per molto tempo erano stati quasi antitetici. “Beh a dire il vero all'inizio, soprattutto nel mio percorso, credo che i giocatori non si preoccupassero molto della moda, ma poi quelli che lo facevano, spesso pensavano che essere alla moda significasse comprare e indossare i vestiti più costosi. E non credo che questo significhi necessariamente essere alla moda.” Eravamo, ed in molti casi siamo ancora, in un momento nel quale il lusso era il veicolo predominante per imporre il successo mentre ora i vestiti vengono interpretati come un mezzo per esprimere la propria personalità senza troppe sovrastrutture. “Se si guarda al giorno d'oggi, mi sembra che i giocatori di calcio di oggi abbiano uno stile decisamente più alla moda. E lo hanno capito anche le squadre ed i brand che stanno lentamente adattandosi a promuovere i giocatori attraverso la loro moda e il loro stile.”

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Ed è proprio la consapevolezza a muovere oggigiorno le azioni Ryan Babel, ora che ha il tempo e la sicurezza di poter finalmente scegliere cosa lo fa stare bene. “Se parliamo di moda, ora voglio davvero esplorare di più per scoprire e vedere se la moda è potenzialmente qualcosa su cui voglio concentrarmi al 100%, sia che si tratti di un ruolo di direttore creativo, sia che si tratti, sai, di un ruolo di ambasciatore. E, sì, al momento sono ancora in quel momento di scoperta e, come ho detto, la moda è una di quelle cose, ma anche la musica. Sono nello spazio delle criptovalute. Mi occupo di educazione finanziaria, di investimenti, di aiutare le persone a diventare più intelligenti con le loro finanze”. Se per molti calciatori il momento in cui arriva la sofferta decisione di smettere è traumatico, Ryan Babel ha invece preso il pieno controllo della sua vita dopo il calcio.

“Ora mi sto godendo la mia libertà. Viaggio molto, faccio molte cose che mi piacciono. Ma credo che quello che ho notato ora, la cosa difficile è capire qual è la cosa che voglio fare davvero e con la quale mi sveglierò e andrò a dormire? Ho così tante cose che sto facendo, ma allo stesso tempo nessuna di quelle che sto facendo ha acceso la mia scintilla ed è per questo che sono in una fase in cui sto cercando di scoprire giusta la direzione”.

Photographer: Tobi Sobowale
Ph. Assistant: Gifty Dzenyo
Stylist: Antonio Autorino
MUAH: Riona O’Sullivan
Interview: Lorenzo Bottini