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Nello stadio della squadra più bella del mondo

Quello dell'Union Saint Gilloise non è solo un progetto anticonvenzionale, ma anche vincente

Nello stadio della squadra più bella del mondo Quello dell'Union Saint Gilloise non è solo un progetto anticonvenzionale, ma anche vincente

Se fra calcioscommesse, Superlega e retoriche varie alla guardie e ladri qualcuno si fosse stancato di seguire il calcio europeo, il Royale Union Saint Gilloise è il club che fa al caso vostro. La squadra di Bruxelles - per essere più precisi del quartiere Saint Gilles della capitale, localizzato in una zona collinare a sud ovest, tutto palazzine liberty e wine shop in legno - è una delle realtà calcistiche più anticonvenzionali d’Europa. Il club è molto attento alla sostenibilità e ai diritti civili, i tifosi si distinguono per civiltà e disciplina e la società segue un meticoloso sistema di player trading per acquistare i giocatori. 

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Un progetto sportivo che trionfa sia in campo che fuori, come dimostrato anche nelle ultime giornate. La squadra allenata da Alexander Blessin, ex-allenatore del Genoa, ha battuto per l’ottava volta consecutiva l’Anderlecht, stavolta per 2-1, in casa nei quarti di finale della Belgian Cup, certificando la propria superiorità nelle gerarchie del calcio locale ai danni di uno dei club più storici del Paese. E nel campionato belga l'USG al momento è al primo posto con otto punti di vantaggio ed è impegnata in Conference League contro l'Eintracht Francoforte. Poi c’è il fattore extra campo, con il conferimento al Royale Union Saint Gilloise della certificazione B Corp, l’attestato di sostenibilità rilasciato dall’organizzazione no profit americana B Lab che premia le aziende in base alle loro performance sociali e ambientali.

Sicuramente a impattare sulla realtà sportiva dell’USG è stato l’avvento nel 2018 di Tony Bloom, imprenditore inglese proprietario del Brighton & Hove Albion F.C. in Premier League, che ha rilevato le quote di maggioranza del club del Joseph Marien Stadium, impianto da quasi diecimila posti nel quartiere Saint Gilles di Bruxelles. Vedendolo di persona prima della partita contro il Sint Truiden, il Marien è a prima vista quello che siamo abituati a chiamare uno stadio all'inglese. Immerso nel quartiere fra un parco e le case, con gli stand di birra tutti intorno ai gate d’accesso, andare ad una partita dell'USG è un’esperienza tra il retrò e il Sunday leisure.   

Non ci sono barriere, i giocatori durante il riscaldamento chiacchierano e salutano i tifosi appoggiati ai cartelloni pubblicitari, e gli Union Boys, il gruppo di tifo organizzato - che non sta in curva, ma nei distinti, all’altezza della linea di centrocampo - canta senza offese al Duden Park. Ecco la cosa che più di tutti colpirebbe chi frequenta gli stadi italiani è che per questi tifosi pare non esistere la cultura dell’oltraggio, dell’offesa. Si tifa e basta, i cori servono per i giocatori; la rivalità con le altre squadre di Bruxelles, su tutte il Molenbeek (squadra di uno dei quartieri più multietnici e socialmente difficili della città), è molto contenuta. E sì, negli spalti, di fianco agli “ultras” siedono famiglie e bambini. 

Inizia l’incontro. L’experience anni Ottanta è riflessa nell’assenza dei seggiolini nei distinti: per gli spettatori ci sono delle comode balaustre in ferro su cui appoggiarsi - ha nevicato un paio di giorni prima e, a -2 gradi, c’è parecchio ghiaccio - e non c’è copertura. Nelle prime file bambini in sciarpa gialloblù giocano mentre alle spalle i genitori sono tutti con in mano il bicchiere di birra Jupiler, il brand che sponsorizza il campionato, che poi restituiranno a fine match ai vari stand. La partita va avanti senza insulti o scherni da parte delle tifoserie, ne fra di loro ne verso i giocatori avversari. Si contesta poco l’arbitraggio e a dire il vero, stando a quello che mi racconta qualche tifoso, c’è più preoccupazione per le sorti della rosa, decimata a causa della Coppa d’Africa che ha portato via, fra gli altri, l’attaccante algerino Mohammed Amoura, già 13 gol in stagione. 

Amoura è uno specchio degli ideali risultati del player trading che da anni ha permesso al club di ricevere assegni molto alti per giocatori pagati precedentemente molto poco. Amoura è stato acquistato dal Lugano per sostituire Victor Boniface, centravanti che l’USG aveva acquistato nel 2021 dal Bodo/Glimt e che ha poi rivenduto per 20,5 milioni di euro al Bayer Leverkusen la scorsa estate. Boniface adesso è quarto marcatore in Bundesliga mentre Amoura, stando ai siti di calciomercato, parrebbe essere seguito da alcuni club internazionali. Sarebbe un peccato se partisse: la gente si è già affezionata, a lui come a molti altri. All’intervallo parlo con Antoine, tifoso della squadra da ben prima dell’arrivo di Bloom, che mi racconta che molti tifosi arrivano allo stadio prima per stringere la mano ai giocatori, per scambiare due parole con loro, darsi un cinque. E’ il senso di community dell’USG e del Duden Park. Poi accade un episodio che certifica come forse siamo davvero noi, noi del calcio dei massimi sistemi, delle leghe e dei trasferimenti miliardari a sbagliare qualcosa. 

Sabato 19 gennaio il portiere del Milan, Mike Maignan, aveva abbandonato il campo della Bluepower Arena di Udine in seguito all’interruzione della partita per cori razzisti da parte dei tifosi di casa. Un episodio per cui è stato aperto un procedimento penale. Qua, nel settimo campionato d’Europa per valore, tutt’altro spirito. Al Joseph Marien Stadium di Bruxelles, circa dieci minuti dopo l’inizio del secondo tempo, l’arbitro ha interrotto per pochi momenti il gioco perché Daiki Hashioka, esterno del Sint Truiden, aveva ricevuto una pallina di neve in testa da un bambino. L’arbitro ha chiesto a Burgess, capitano dell’USG, di parlare con i tifosi e il giocatore ha proprio mimato il gesto del lancio della pallina, urlando “stop”. La partita è ripresa, nessuno si è lamentato, e dopo che Kevin Rodriguez, centravanti della nazionale dell’Ecuador, ha segnato in rovesciata il 2-1 finale al 96’, moltissimi hanno tirato le palle di neve, in campo e sugli spalti. 

Assistere a un episodio del genere mi ha fatto riflettere su come certe società vivono il calcio. La comunità dell’USG è inclusiva, non dà spazio al razzismo, non è violenta né volgare, i tifosi vanno allo stadio per celebrare con i calciatori - che a fine partita cantano un coro tutti insieme con gli spalti a pochi metri di distanza - e al massimo beve una quantità spropositata di birra - per di più senza buttare plastica. All’USG non aveva suscitato risolini da social la notizia che il capitano Christian Burgess, inglese con la tessera del partito laburista, sia dichiaratamente vegano. E’ praticamente la rappresentazione in campo dei valori di chi frequenta abitualmente lo stadio. Quello dell’USG è un mondo sportivo molto diverso da quello che siamo abituati vedere nei campionati italiani. Forse è per questo che lo chiamano hipster. E infatti, per quanto bello, è anche tremendamente anticonvenzionale. Dovremmo provarci anche noi.