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Cosa ci lascia questo nuovo scandalo scommesse?

La storia di Fagioli, Tonali e Zaniolo è solo triste e tragica

Cosa ci lascia questo nuovo scandalo scommesse? La storia di Fagioli, Tonali e Zaniolo è solo triste e tragica

Ad oltre una settimana dall’inizio del caso mediatico e giudiziario che ha coinvolto tre calciatori della Nazionale Italiana, due dei quali hanno dovuto lasciare il ritiro di Coverciano scortati dalle Forze dell’Ordine, si è già detto e scritto di tutto a riguardo. Nicolò Fagioli, giovane promessa della Juventus, è diventato in poche ore uno dei calciatori più celebri d’Italia sfortunatamente non per meriti sportivi. Già da luglio circolavano voci che lo vedevano dipendente dal gioco d’azzardo - messe in giro da Fabrizio Corona attraverso il suo seguitissimo canale Telegram - e dalle scommesse sportive, dando vita ad uno spettro che il calcio italiano conosce tristemente bene. Come un eterno ritorno ogni dieci anni, praticamente una generazione, in Italia si apre un nuovo caso di calcioscommesse, neologismo ormai entrato nella vulgata comune e che accomuna qualsiasi relazione apparentemente illegale tra calciatori e le scommesse sulle partite. Era calcioscommesse, o Totonero, quello del 1980 e 1986, era Scommessopoli nel 2011 quando tutto doveva finire con il suffisso che rende ogni parola un paese; è ancora oggi quando alcuni dei talenti più rappresentativi della nuova generazione italiana sono finiti nella stessa rete fatta di scommesse clandestine, legami con la malavita locale e operazioni di polizia.

Non c’è niente di piacevole nell’ennesimo scandalo che ha colpito Fagioli, Tonali, Zaniolo e altri nomi che forse usciranno dalle carte dei PM o dalle chat di Fabrizio Corona, non c’è alcuna morale nelle facce sbarbate sbattute in prima pagina sui principali quotidiani nazionali, non c’è nessuna redenzione negli appelli contro la ludopatia. Quello che rimane da una pausa Nazionali, che mai è sembrata così lunga e stressante, è uno stantio senso di tristezza e sconfitta. E anche ora che il campionato è ricominciato non scompare l'impotenza. Perché è difficile rimanere indifferenti di fronte a questo spreco di talento e potenzialità di cui il nostro movimento calcistico avrebbe disperato bisogno, ma anche e soprattutto per come tre o più giovani adulti hanno deciso di rovinare la loro vita. Una sconfitta non solamente per il nostro sistema sportivo ma anche per quello educativo, che ha lasciato scivolare nella dipendenza dei giovani che, all’apparenza, sembrava avessero tutto. Niente come gli scandali legati alle scommesse infatti mette in crisi il modello perfetto del calciatore contemporaneo, ricco, giovane e bello ma allo stesso tempo soggetto agli stessi mortali errori di ciascuno di noi. 

In questa fragilità molti vedono il simbolo di uno sport che ha perso i propri valori, le proprie radici, come ad esempio più volte ribadito da Fabrizio Corona durante il suo intervento ad “Avanti Popolo”, il programma di RaiTre condotto da Nunzia De Girolamo. In realtà il calcio non è stato certo scevro al mondo delle scommesse, anzi si può quasi dire che lo sport professionistico sia nato per rendere più semplice e regolamentato il meccanismo delle puntate, fino a strutturare un sistema parallelo capace di generare un indotto quasi pari a quello dello sport stesso. A differenza dei casi precedenti, nei quali i calciatori si vendettero le partite per conto di terzi, truccando i risultati in campo per arricchirsi personalmente, i carteggi che stanno uscendo dalle procure disegnano un quadro infantile, quasi ingenuo. Come se i calciatori coinvolti non fossero coscienti delle conseguenze possibili, come se la virtualizzazione delle app illegali, delle scommesse e dei soldi avesse in fondo annullato anche le colpe. 

Dalle indiscrezioni si avverte la superficialità di un gruppo di calciatori cresciuti insieme, arrivati al successo insieme, e di come vivessero ognuno il mondo delle scommesse illegali a proprio modo. Se Fagioli è un personaggio tragico, inseguito dai creditori a cui deve cifre impossibili anche per un calciatore professionista e con un istinto autodistruttivo da vero giocatore d’azzardo, Tonali sta attraversando la tempesta con tipico aplomb British, parlando solo attraverso i suoi legali e con i PM, e patteggiando una pena che si aggirerebbe ad una stagione di stop. Zaniolo al momento non ha né rilasciato dichiarazioni né collaborato con la magistratura e altri calciatori implicati, come Casale e El Shaarawy hanno denunciato Corona per calunnia. Ma è impensabile che un'inchiesta così sistemica si possa fermare solamente a tre nomi.

Al netto delle sparate di Fabrizio Corona, che ha provato ad intestarsi l’intera vicenda con il solito cipiglio populista, c’è un intero movimento giovanile che ha bisogno di essere difeso da una piaga che nei calciatori trova uno spazio fertile. La ludopatia, vera e presunta - che è stata brandita come scusa o come spiegazione da tutti gli attori coinvolti - racconta di un problema più grande e profondo, legato non solamente all'ambiente sportivo. Ci lascia un panorama desolato nel quale le scommesse sportive sono il passatempo preferito di molti giovani, un terzo dei quali gioca su siti illegali alimentato un mercato nero da 18,5 miliardi di euro, e che dopo il lockdown ha continuato a usare il proprio smartphone per giocare, sfiorando in alcuni casi la dipendenza. Ed è stata proprio questa comodità nel piazzare le scommesse, come anche sostenuto dai calciatori coinvolti, ad aver reso fin troppo accessibile il meccanismo on-line, scatendando alle conseguenze che sono ora sotto gli occhi di tutti.

Nel frattempo il calcio italiano, ma anche quello internazionale, che predica la fine delle sponsorizzazioni delle agenzie di betting, allo stesso tempo non può far a meno dei soldi da esse derivanti. Le norme che dovevano limitare le pubblicità, le sponsorizzazioni e le partnership con le agenzie di scommesse anche nel mondo del calcio sono state facilmente scavalcate, con le squadre più importanti che utilizzano senza problemi patches e loghi di agenzie di betting sulle proprie maglie. Lo stesso presidente della Figc Gabriele Gravina, ha chiesto la rimozione delle norme definendo il diritto alla scommessa sacrosanto. Così come tutte le ipocrisie del nostro tempo alla fine alcuni dei nostri giovani calciatori più forti pagheranno, giustamente, per aver infranto delle regole che l'intero sistema li ha spinti ad infrangere. E non ci sarà niente per cui festeggiare.