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Lo strano incontro tra calcio e ciclismo

Abbiamo parlato con il direttore creativo di Attaquer della collaborazione con Kappa

Lo strano incontro tra calcio e ciclismo Abbiamo parlato con il direttore creativo di Attaquer della collaborazione con Kappa

Difficile immaginare due sport più differenti di calcio e ciclismo: uno dedicato alla strada, alla fatica e alla distanza, l’altro all’erba, alla creatività e alla squadra. Invece negli ultimi tempi i due sport si sono lentamente avvicinati, parlandosi direttamente forse per la prima volta dopo molti anni. Sono arrivate così alcune collaborazioni che uniscono, o meglio contaminano a vicenda, due estetiche diverse ma non troppo. Prima Cinelli, storico brand milanese fondato nel 1947 dall’ex corridore Gino Cinelli, e Inter hanno realizzato una collezione da ciclismo composta di due drop comprendenti jersey, pantaloncini, calza, cappellino da ciclista e una bici Nemo Tig Gravel customizzata per l’occasione. Quest’anno invece un'altra squadra lombarda ha realizzato un completo da ciclismo con i propri colori e loghi societari. È l’Atalanta che, insieme ad un altro storico brand per l’abbigliamento ciclistico come Santini, ha realizzato una collezione con tutto l’occorrente per andare in bicicletta tifando la Dea. 

Infine negli ultimi giorni è stato un brand italiano dalla lunghissima storia sportiva e specialmente calcistica come Kappa a realizzare una collaborazione con la giovane e creativa realtà australiana Attaquer, che in poco tempo è riuscita a creare attorno a sé una community forte e motivata sia a spingere sui pedali che a riconoscersi attraverso la seconda pelle indossata in sella. Ed è proprio questa natura aggressiva, dirompente e fuori dagli schemi ad aver convinto Kappa a tornare nel mondo del ciclismo, a quasi due decenni da quando forniva i kit per alcune delle squadre italiane più forti di quel periodo come la Saeco e la Lampre. Ora quell’estetica ancora condizionata dagli anni ‘90, con maglie piene di colori e patch di sponsor su ogni centimetro disponibile, è svanita con i suoi protagonisti. 

Il ciclismo, specialmente quando esce dal professionismo per abbracciare le diffusissime comunità di appassionati, ha scelto una nuova forma, più minimale, elegante e orientata allo streetwear, fatta di completi monocolore in tonalità fredde e grafiche essenziali. Dalla bici da strada alla gravel, le nuove generazioni di ciclisti preferisce seguire uno stile essenziale, che esalta le linee lisce e veloci delle più recenti due ruote. A spingere verso questo cambiamento sono stati soprattutto i brand nordeuropei, dove il ciclismo si è molto affermato nell’ultimo decennio, senza però dimenticare tutto il mondo anglofono, dagli States all’Australia, come dimostra appunto la storia di Attaquer. “Il ciclismo sta vivendo una grande rinascita estetica, stiamo assistendo a questo cambiamento proprio ora e Attaquer è orgogliosamente in prima linea in questo movimento” ci dice Stevan Musulin, il direttore creativo di Attaquer, che ha risposto ad alcune domande proprio sulla collezione realizzata con Kappa

“Quando abbiamo fatto un brainstorming di idee per la collaborazione, ci siamo posti proprio questa domanda: dove si intersecano calcio e ciclismo? La risposta è nello sport del "Radball", noto anche come "Cycleball". Si tratta di uno sport poco conosciuto, di cui non molti hanno sentito parlare e che ancora meno hanno visto praticare, ma è uno sport incredibilmente impressionante. In pratica si tratta di calcio giocato in bicicletta". Il ciclismo infatti, specialmente al di fuori dell’Europa, si è ritagliato uno spazio sottoculturale simile allo skateboarding o all’hiking, nel quale il modo di vivere lo sport è importante quanto praticarlo. Così il vestiario ha preso sempre più importanza, brand dopo brand, fino a costituire un vero codice di riferimento delle varie communities, che si riconoscono e sfiorano a distanza. 

“La storia e le immagini della campagna sono davvero diverse da tutto ciò che il mondo del ciclismo ha visto prima. Sì, è un po' strano, ma il legame tra i marchi e la fusione dei due sport è autentico e c'è una sana dose di divertimento in tutta la gamma. Pensiamo che la comunità lo amerà tanto quanto noi abbiamo amato dargli vita” ci racconta sempre Muslin, consapevole della novità che questa collezione comporta. Allo stesso tempo però questa strano quanto affascinante incontro può diventare proficuo per entrambi gli sport toccati. Infatti se da una parte ora il calcio sta diventando lo sport più influente al mondo almeno per quanto riguarda il lato estetico, il ciclismo pur perdendo la popolarità che viveva qualche decennio fa ha saputo radicarsi imponendo un suo codice stilistico che mantiene una forte coerenza interna. 

Rispetto però alle maglie da calcio, ormai presenti in ogni forma e dimensione, quelle da ciclismo non sono mai arrivate davvero nel mondo del lifestyle, troppo legate alla dimensione della performance e troppo tecniche per essere usate nella vita di tutti i giorni nonostante siano molto simili alle Kappa Combat allungate dai difensori nei primi anni 2000. Forse alla fine i ciclisti sono davvero troppo strani per imporre il loro curioso abbigliamento in lycra oltre la pedalata della domenica, come invece ha saputo fare il calcio negli ultimi anni. O forse sulla spinta delle communities che pedalando a pancia spianata danno energia a tutto il movimento o attraverso le istanze di mobilità green e sostenibilità prima o poi tutti indosseremo maglie da ciclismo come fossero maglie da calcio.