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"Non smetterò mai di ringraziare l’Inter per quello che mi ha dato" - Intervista a Marco Materazzi

Abbiamo incontrato la leggenda nerazzurra in vista della finale di Champions League di sabato

Non smetterò mai di ringraziare l’Inter per quello che mi ha dato - Intervista a Marco Materazzi Abbiamo incontrato la leggenda nerazzurra in vista della finale di Champions League di sabato

Marco Materazzi è un interista vero, non solamente perché con la maglia nerazzurra ha vinto tutto quello che era possibile vincere ma per come continua ancora a sostenere la squadra. Lo abbiamo visto in curva nella semifinale di ritorno contro il Milan a lanciare i cori insieme al suo ex compagno di squadra Wesley Sneijder, per spingere l'Inter nuovamente in finale di Champions League a tredici anni di distanza dal Triplete con Mourinho in panchina. E proprio in attesa della sfida contro il Manchester City a Istanbul lo abbiamo incontrato presso HOPE Alkazar, lo spazio polifunzionale di Nike che unisce sport, cultura, arti con attenzione all’inclusività e sostenibilità. 

Cosa rappresenta per te l’Inter?


Tutto. Per me l’Inter è tutto, non smetterò mai di ringraziare tifosi e società. Io ho dato tanto ma ho ricevuto molto molto di più.

Come giudichi il percorso dell’Inter in questa Champions?



Bellissimo. Nella partita contro il Barcelona ero in collegamento con Inter TV e dissì che quella era la partita della svolta, bisognava fare la corsa su una squadra e per me erano loro, altrimenti saremmo andati in Europa League. Il Bayern per me era più squadra. Non tanto la partita in casa, ma quella fuori con il Barcelona fece capire il reale valore e dove si poteva arrivare.



C’è una partita che ti ha fatto capire che sarebbe arrivata in finale?



Il derby di andata mi ha dato la certezza che saremmo arrivati in finale.



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Cos’ha in comune questa squadra con quella del 2010?


La voglia di stare insieme, la voglia di stupire e soprattutto non ascoltano ciò che si dice all’esterno. La cattiveria agonistica che solo le grandi squadre sanno mettere in campo, non a caso hanno fatto tanti clean sheet in questo percorso, penso che questo possa fare la differenza anche sabato.

Cosa si prova a giocare una finale di Champions e come si vivono i momenti che la precedono?



È stato un po’ traumatico perché venivamo perdiamo scudetto vinto e dovevamo rialzare. Poi piano piano abbiamo vinto tutto, cinque scudetti, Coppa Italia, Supercoppa Champions, Mondiale per club. E quindi fu la ciliegina sulla torta. Quando arrivi a queste partite è come quando si è piccoli e inizi a giocare a calcio di un sogno. Il sogno è quello di giocare nazionale.

È quello di giocare un Mondiale, di vincere un Mondiale, di giocare la Champions, perché vuol dire che sei in un grande club e di vincerla. Quindi quando poi come me è successo, vince il Mondiale, vinci la Champions, penso che non ci sia altro da cui sperare.

Personalmente abbiamo vissuto quei momenti come una famiglia, si scherzava si rideva, si parlava in pullman perché c'era veramente un'atmosfera unica. Forse magari abbiamo sofferto più la semifinale col Barcellona, ma penso che la finale fu veramente una festa. Siamo arrivati allo stadio cantando, ridendo e scherzando perché sapevamo di essere forti e consapevoli dei nostri mezzi.

C’è un giocatore dell’Inter di oggi in cui ti rivedi?



A livello difensivo dico Bastoni, perché è un vero interista e facciamo lo stesso ruolo. Però mi piacciono anche Barella e Di Marco, tutte e due interisti e Nicolò porta il mio numero.

Hai già pronosticato come andrà a finire?

No è impronosticabile, non possono nemmeno dire spero vinca il migliore perché non sono sicuro che loro siano migliori di noi. Perché in una finale secca può succedere di tutto e l’Inter ha dimostrato di saper giocare questo tipo di partite. Poi come andrà non so, mi auguro che la coppa torni a Milano.