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Come il Biscione è diventato il simbolo e il soprannome dell'Inter

Conoscete la sua origin story?

Come il Biscione è diventato il simbolo e il soprannome dell'Inter Conoscete la sua origin story?

115 anni di storia non passano inosservati. L'Inter è da diversi decenni uno dei brand più riconoscibili nel calcio italiano ed europeo, e il Biscione ne è una parte fondamentale. Non è un caso, infatti, che il recente design celebrativo per i 115 anni dell'Inter presenti un Biscione modellato per assomigliare al numero dell'anniversario avvolto attorno all'attuale stemma nerazzurro. Tuttavia, sono in pochi a conoscere la storia di questo simbolo e le complessità che circondano la sua adozione, ed è senza dubbio qualcosa da scoprire. 

In primis, è fondamentale capire cosa significhi e rappresenti realmente il Biscione. Il Biscione è uno dei, se non il simbolo più importante per la città di Milano da più di 700 anni. L’animale compariva sullo stemma della famiglia Visconti, che ottenne il controllo su Milano nel lontanissimo 1277. E nonostante questa famiglia si estinse nel 1447, il Ducato di Milano decise di mantenere il Biscione nello stemma cittadino, e oggi, secoli dopo, è ancora uno dei simboli più riconoscibili e caratteristici del capoluogo Lombardo. 

Ora parliamo dell'Inter le cui radici, come tutti ormai sappiamo, risalgono al 1908. I fondatori - per lo più ex dirigenti del Milan - erano contrari ad alcuni regolamenti che limitavano il numero di giocatori stranieri idonei ad indossare la casacca rossonera. Per queste ed altre ragioni fu così fondato il Foot-Ball Club Internazionale e, come suggerisce il nome e il contesto, il club era fortemente aperto verso i calciatori stranieri, con i fondatori che si dichiararono ufficialmente "fratelli del mondo" per suggellare l'importanza del nome scelto. 

Proprio per questo il Biscione fu puntualmente tralasciato e scartato come potenziale simbolo e soprannome della neonata squadra milanese. Dato che il focus era posto sull'essere multiculturali e internazionali, il club volle fortemente evitare qualsiasi connotazione alle proprie origini locali. Quando Benito Mussolini e il fascismo salirono al potere, però, le cose dovettero cambiare. Insieme alla sua dittatura autarchica, Mussolini impose un’intensa italianizzazione su tutti gli aspetti della vita, motivo per cui la filosofia internazionale dell'Inter fu ritenuta inadeguata e ovviamente ridimensionata, seguendo gli sbagliati dettami dell'epoca.

Il primo cambiamento avvenne nel 1925, quando il Biscione fu incorporato per la prima volta nel logo dell'Inter, celebrando l'eredità milanese del club al posto della sua caratura internazionale. Nel 1928 il nome stesso fu sostituito con “Ambrosiana”, riferendosi al patrono di Milano Ambrogio (Sant'Ambroeus in dialetto milanese), neutralizzando di conseguenza l’essenza e l’anima del club nerazzurro. Questi elementi forzati furono mantenuti fino alla fine della seconda guerra mondiale, e sebbene il nome Internazionale fosse ripristinato nel 1945 (ritenuto troppo importante per l’identità della squadra), il Biscione fu mantenuto, sia come soprannome che come simbolo.

Da allora Inter e Biscione sono inseparabili, diventando l'uno sinonimo dell'altro. Ad esempio, il famoso serpente è stato anche l'unico elemento dello stemma del club tra il 1960-1963 e il 1979-1989. Questo gli ha permesso di consolidarsi nella storia dell'Inter e di apparire su divise indimenticabili, come quella della stagione dei record 1988-1989, prodotta da Uhlsport e indossata da leggende come Lothar Matthäus, Giuseppe Bergomi e Andreas Brehme. Nel corso degli anni, abbiamo assistito a parecchie celebrazioni delle origini milanesi dell'Inter incentrate sul Biscione e, nonostante la filosofia internazionale sia ancora presente, è difficile immaginare questa squadra senza il suo iconico e storico simbolo cittadino.