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Avere un campionato con lo stesso font è un bene?

Quella della Premier League è una scelta che va oltre la visibilità di nomi e numeri

Avere un campionato con lo stesso font è un bene? Quella della Premier League è una scelta che va oltre la visibilità di nomi e numeri

La Premier League ha lanciato la scorsa settimana il nuovo font per i kit di gioco, una strategia che però va ben oltre l'assicurare che i nomi e i numeri siano chiaramente visibili. Così come le maglie da calcio si sono evolute nel corso degli anni, anche l'uso dei numeri e dei nomi è cambiato. Introdotto per rendere i giocatori distinguibili l'uno dall'altro, nel 1928 fu l’Arsenal la prima squadra a numerare le proprie maglie da uno a undici a seconda della posizione di ciascun giocatore in campo. Successivamente la Coppa del Mondo del 1950 fu il primo torneo FIFA in cui i giocatori avevano un numero sulla schiena, che poteva variare da una partita all'altra, fino alla successiva edizione del 1954 quando furono assegnati i numeri a ciascun calciatore per tutta la durata del torneo. Solo negli anni '90 i club iniziarono ad adottare la regola dei numeri fissi e fu nello stesso decennio che l'aggiunta dei nomi sopra o sotto il numero divenne una consuetudine. 

Dai numeri cuciti sul cotone, che erano un segno distintivo dell'artigianato Ennerre negli anni '80, alle applicazioni in flock e al sublimatico degli anni '90 e 2000, si sono succedute varie tecniche di applicazione sulle maglie. Le dimensioni e i caratteri delle lettere e dei numeri danno spesso un'idea dell'estetica generale dell'epoca di provenienza, e alcune tendenze prevalenti sono ora chiaramente individuabili se si scorrono indietro gli archivi. Tuttavia, se si dovesse sfogliare il catalogo delle stagioni della Premier League, non si vedrebbe una grande varietà.

La scorsa settimana infatti è stato svelato il nuovo font che verrà utilizzato da tutte le squadre a partire dalla prossima stagione. Si tratta della quarta iterazione diversa da quando è stato introdotto il primo carattere uniforme della Premier League nel 1997. Il nuovo look non è radicalmente diverso dal precedente. Le cifre sono leggermente più grandi, i nomi abbandonano il posizionamento curvo che hanno mantenuto negli ultimi 26 anni e all'interno dei numeri è ora visibile un motivo di illuminazione tonale, e naturalmente il logo della PL, ingrandito rispetto ai precedenti. Tutto questo presumibilmente con l'obiettivo di aumentare la leggibilità. Al momento della notizia, molti addetti ai lavori hanno lamentato l'approccio uniformante, che non lascia spazio alla creatività delle squadre. Il font universale del campionato è certamente pratico, in quanto assicura una chiara visibilità per gli arbitri, gli spettatori sugli spalti e i telespettatori, ma non si può negare che non sia molto espressivo.

Per la Premier League, ovviamente, non si tratta solo di garantire la perfetta visibilità verso le scritte sul retro delle maglie. L'autoproclamato "miglior campionato del mondo" ha una forza finanziaria significativamente maggiore rispetto alle sue controparti europee e ciò è dovuto al modo in cui si è commercializzato negli ultimi due decenni. Gli accordi estremamente lucrativi per la trasmissione televisiva - che portano così i tanti introiti che permettono ai club della Premier League di pagare cifre esagerate per i giocatori e di offrire loro stipendi che non riceverebbero altrove - danno al campionato un'ampia portata globale, con partite trasmesse in tutto il mondo e viste da milioni di persone. L'account Instagram ufficiale della Premier League ha 65 milioni di follower, più di tutti i club che giocano al suo intero. La Premier League ha fatto crescere il proprio marchio in modo incredibile e i suoi font con il marchio del campionato hanno sicuramente contribuito in qualche modo a questo risultato.

Dal 1997, ogni volta che un'immagine della schiena di un giocatore è apparsa su uno schermo televisivo, è stata stampata su una rivista o un giornale, o è stata condivisa sui social media, il marchio è stato visibile. Ogni carattere utilizzato da allora ha avuto un ciclo di sei o dieci anni, un tempo sufficiente per diventare immediatamente sinonimo di Premier League. E poi ci sono tutte le maglie replica dei giocatori che i tifosi hanno acquistato in questo periodo, rendendo il carattere ancora più onnipresente. Il concetto di identità visiva viene citato regolarmente al giorno d'oggi, soprattutto in relazione ai club che ridisegnano i loro stemmi, e la Premier League ne ha intuito l'importanza con grande anticipo sul resto della competizione.

La massima serie inglese è stata la prima a imporre questa specifica restrizione stilistica a tutti i propri club, e da allora la maggior parte di essi ne ha seguito l'esempio. La Ligue 1 ha introdotto il suo primo carattere tipografico a livello di campionato nel 2014 e lo ha aggiornato nel 2021, lo stesso anno in cui la Serie A e LaLiga hanno iniziato a imporre a tutti i loro club l'uso di un design semplificato. La Premier League ha stabilito il punto di riferimento a cui gli altri club devono aspirare in termini di generazione di ricavi, quindi l'implementazione di alcune delle stesse tecniche dovrebbe logicamente contribuire a portare a risultati simili. Ma come limitare la perdita di creatività e personalità che deriva da questa specifica regola?

Anche se nessuno di essi era esattamente ineccepibile, il nuovo font della Premier League è probabilmente il più blando tra quelli realizzati finora. I nomi sono perfettamente orizzontali, le lettere hanno da tempo detto addio alla dolce curvatura e allo spessore non uniforme della prima edizione, anche i numeri leggermente arcuati appartengono ormai al passato e gli angoli vivi sono stati tutti ordinatamente squadrati. Il carattere tipografico della Serie A è certamente più curvilineo, ma è ancora una volta l'uniformità complessiva a renderlo generico. La maglia e i colori di un club rappresentano la sua identità. La possibilità di scegliere o creare il carattere tipografico sul retro offre un ulteriore sbocco, anche se piccolo, per trasmettere tale identità, o almeno per integrare il design e l'estetica generale del kit. Al contrario, l'approccio unificato serve solo a rafforzare l'immagine del marchio del campionato privilegiandolo rispetto all'identità del club.

Nella stagione 2020-21 l'Arsenal ha utilizzato un font in stile gotico per le partite non di campionato, che faceva riferimento al precedente stemma del club. Nella stagione 2018-19, la famosa maglia anni '80 della Lazio è stata abbinata a un carattere tipografico a blocchi che ha contribuito a ricreare ulteriormente l'aspetto di quell'epoca. Questo tipo di dettagli consente al club di imprimere pienamente il proprio marchio sulle maglie, cosa che di solito è favorita dal posizionamento dello stemma alla base dei numeri. La Serie A consente questa pratica, non avendo una forte brandizzazione di lega. Quando invece si giocano partite di campionato in Inghilterra, al posto dello stemma del club c'è una testa di leone, a ricordare costantemente che non si sta guardando solo l'Arsenal o il Manchester United, ma si è sintonizzati sulla Premier League.