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Le innumerevoli maglie dedicate a Diego Armando Maradona

Qual è il confine che divide il sincero omaggio dallo sfruttamento commerciale?

Le innumerevoli maglie dedicate a Diego Armando Maradona Qual è il confine che divide il sincero omaggio dallo sfruttamento commerciale?

Ieri si festeggiavano i 62 anni di Diego Armando Maradona, una giornata di gioia per tutti gli appassionati di calcio che hanno potuto omaggiare uno dei fuoriclasse più entusiasmanti di tutti i tempi con foto, ricordi e, come fatto a Buenos Aires, con un gigantesco murales dedicato al Diez. Ma uno dei modi con il quale omaggiare le gesta in campo del Pibe de Oro è diventato negli ultimi anni quello di realizzare maglie celebrative che raccontano una parte della straordinaria carriera. Dai primi anni dell’Argentinos Juniors e del Boca, alla breve parentesi blaugrana fino all’epoca napoletana senza ovviamente dimenticare le sue prestazioni leggendarie con la maglia delle sua nazionale, ogni brand o club ha provveduto a realizzare maglie da gioco dedicate al loro giocatore più rappresentativo. 

Un numero che ogni anno aumenta sensibilmente, aggiungendo un tassello al mosaico di colori e design che racconta tutti i modi attraverso i quali Maradona ha cambiato i luoghi e le squadre che ha toccato. C’è ovviamente la maglia del Napoli in ogni sua forma, da quella realizzata da Ennerre e utilizzata durante il vittorioso campionato 1987-88, che è stata riproposta e rieditata in lungo e in largo dallo stesso brand italiano, da Patta, da Mundial e Copa, nuovamente da Ennerre in un circolo che difficilmente troverà conclusione, a tutte quelle realizzate dal club di Aurelio de Laurentiis per ricordare il più grande fuoriclasse passato per la città partenopea. 

Dopo lo storico kit albiceleste usato come quarta maglia in varie stagioni, l’ultima di queste nel 2020/21, che suggella il rapporto con la nazionale argentina, lo scorso anno il Napoli ha realizzato ben quattro kit con sopra l’effige di Maradona in occasione della scomparsa del suo numero 10. Realizzate in collaborazione con EA7, hanno rappresentato una fetta importante delle 15 usate in campo, non hanno convinto né i tifosi né gli eredi del Pibe de Oro, che hanno diffidato la società partenopea nell’utilizzo commerciale della sua immagine. Difficilmente quindi vedremo nuovamente il volto di Maradona sulle maglie azzurre, a meno di nuovi accordi con i rappresentanti legali della famiglia, ma il Napoli al centro delle maglie celebrative. 

Altra maglia storica che è stata utilizzata fino allo sfinimento è quella della nazionale argentina, con la quale Maradona ha conquistato il Mondiale nel 1986 siglando due dei gol più celebri del calcio internazionale. Forse anche spinta dalla quotazione fuori mercato della maglia indossata dal numero 10 durante il secondo tempo della semifinale contro l’Inghilterra, battuta lo scorso a quasi 8,5 milioni di euro dalla casa d’aste Sotheby’s, recentemente Le Coq Sportif ha rieditato la storica maglia di quella Coppa del Mondo. È la terza volta che il brand francese ripropone la sua jersey più iconica negli ultimi quindici anni, la seconda in tre, a testimonianza della forte richiesta di maglie del Diez senza dover pescare nel mercato dell'usato. 

Un utilizzo estremamente disinvolto della memoria di Diego, sfruttata per fini commerciali più che celebrare uno dei più grandi calciatori mai esistiti, capace di creare attorno alle proprie qualità con il pallone una religione laica. Un culto ancora vivo, basti vedere i festeggiamenti di domenica a Napoli nei luoghi consacrati alla memoria di Maradona, e che viene abbondantemente cavalcato da brand, nei quali archivi è rimasta qualche traccia del passaggio del fantasista argentino. È questa pratica, perfettamente riassunta dall’ultima creazione di Ennerre uscita proprio in concomitanza del compleanno, una maglia mash-up che contiene tutte quelle indossate da Maradona nella sua carriera, a far sorgere il dubbio che poi è associabile a tutte le figure iconiche scomparse prematuramente e la cui grandezza ancora illumina il mondo. Qual è il confine che divide il sincero omaggio dal più prosaico sfruttamento commerciale?