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Le squadre di calcio usano troppi voli aerei

Le ultime tournée internazionali sono solo la punta dell'iceberg di un problema in contrasto ai progetti di sostenibilità

Le squadre di calcio usano troppi voli aerei  Le ultime tournée internazionali sono solo la punta dell'iceberg di un problema in contrasto ai progetti di sostenibilità

Il Liverpool è volato in Thailandia e Singapore, il Manchester United in Thailandia e in Australia, Crystal Palace, il Leeds e l'Aston Villa in Australia, il Tottenham Hotspur in Corea del Sud e il Chelsea e l'Everton negli Stati Uniti. Ma non solo club della Premier League, anche la Juventus, il Barcelona, il Real Madrid, il Paris Saint-Germain e molti altri club europei hanno deciso di sfruttare questa pausa estiva per organizzare tournée internazionali per riempire le casse delle squadre, in quello che negli ultimi anni si è dimostrato uno dei business più redditizi. I loro voli aerei hanno generato tonnellate di anidride carbonica, col le sole amichevoli del Manchester United che hanno superato le 1800 tonnellate, per capirci l'equivalente dell'elettricità annuale usata da 350 abitazioni o 400 macchine.

Un problema serio per un movimento che negli ultimi tempi si sta fortemente impegnando verso la sostenibilità, con maglie realizzate in materiale riciclato e partite organizzate riducendo al minimo l'impatto, ma che allo stesso tempo contribuisce alle emissioni di anidride carbonica. Uno studio realizzato da The Athletic ha sottolineato come spesso tali spostamenti aerei siano tranquillamente evitabili, visto che riguardano tratte di breve durata che potrebbero essere percorse anche con mezzi meno inquinanti. Negli ultimi giorni i casi di Kylie Jenner e Taylor Swift hanno sottolineato quanto i jet privati impattano sul cambiamento climatico e i charter dei club calcistici rientrano nello stesso perimetro, spostando più volte nella stessa settimana i calciatori da una parte all'altra dell'Europa per un numero crescente di appuntamenti stagionali. 
Sempre più partite significano sempre più spostamenti e conseguentemente meno tempo per muoversi da un luogo all'altro, rendendo necessari quindi voli privati dal disastroso impatto ambientale. 

Ma non solo solamente i voli privati a contribuire all'impatto ambientale, anche i grandi eventi calcistici sono un'ostacolo per un calcio più sostenibile. Il Mondiale 2018 in Russia si stima abbia prodotto 2.16 tonnellate di anidride carbonica mentre quello in Qatar, al netto degli scandali sulle condizioni di lavoro, dovrebbe pesare per oltre 3.5 tonnellate nonostante gli organizzatori lo abbiano definito carbon-neutral. Nel novembre 2021 FIFA, UEFA e la Premier League sono state alcune delle organizzazioni sportive a sottoscrivere il Quadro d'azione per lo sport a favore del clima della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) che ha fissato l'obiettivo di raggiungere emissioni nette pari a zero entro il 2040. Una promessa che la Premier League ha preso molto sul serio, riconoscendo la necessità di intervenire sul cambiamento climatico e impegnandosi a ridurre il proprio impatto globale sul clima.

Rispetto a qualche anno fa il climate change è un pericolo sempre più pressante ed è cambiata ache la sensibilità del pubblico, compreso quello calcistico. E anche le squadre si stanno impegnando per ricoprire un ruolo di primo piano, riducendo il proprio impatto ambientale attraverso operazioni mirate come la sfida dello scorso anno tra Tottenham e Chelsea, che è stata la prima partita professionistica ad emissioni zero, o la scelta del Brentford di riutilizzare per la corrente stagione il kit di quella precedente dimezzando così la produzione di maglie. O ultima l'iniziativa del Reading, che ha realizzato una maglia che attraverso il design a strisce traccia il cambiamento delle temperature a Reading durante i 151 anni di esistenza del Reading Football Club.