Perché a Wimbledon ci si veste sempre di bianco?
Una delle tante tradizioni che rendono il torneo inglese una delle manifestazioni sportive più affascinanti al mondo
27 Giugno 2022
Con la stagione tennistica che si appresta a completare il suo giro di boa, entriamo finalmente nel vivo del terzo torneo del grande slam dell’anno, nonché del più antico e prestigioso evento di questo sport: Wimbledon. Sul celebre tappeto d’erba inglese, nel grigiore di Londra, va in scena quella che non è solo una delle più importanti competizioni del mondo, ma anche una delle più autentiche espressioni dell’eleganza, della classe e della tradizione nel mondo dello sport. Ancora oggi il torneo di Wimbledon può contare su una storia ricchissima che, ereditata e mantenuta intatta nel tempo, contribuisce a preservare l’unicità e l’anima della più storica manifestazione di tennis al mondo. Il torneo, della durata di due settimane, ha inizio ogni anno sei settimane prima del primo lunedì di agosto ed i suoi colori rappresentativi sono il verde ed il viola. Durante gli incontri, l’espressione “occhio di falco” non farà riferimento al solo sistema di moviola utilizzato per il controllo della validità dei punti, ma anche allo sguardo vigile del falco che, come da antica consuetudine, la mattina sorvolerà i campi da gioco per scacciare altri uccelli che potrebbero essere di disturbo per i tennisti in gara.
Ma di tutto il secolare patrimonio di usanze sopravvissuto fino a noi, la più caratteristica rimane senz’altro quella dell’obbligo di indossare divise, scarpe ed accessori di colore bianco per i giocatori. Da dove deriva però questa rigida indicazione sul dress code, che rende Wimbledon così elegante e conservatore? La tradizione risale fin alle primissime edizioni del torneo, in cui i giocatori inglesi dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club (oggi noto ai più con l’etichetta di Wimbledon) vestivano di bianco poiché era il colore che meglio si prestava a mascherare le macchie di sudore, ritenute poco eleganti, e poiché meglio degli altri incarnava classe e sobrietà. Giocatori come Roger Federer, Eugenie Bouchard e Nick Kyrgios (non esattamente gli ultimi arrivati) hanno sperimentato sulla propria pelle l’intransigenza verso il mancato rispetto di tale regola.
Nel 2013, durante la partita di esordio contro il rumeno Hanescu, lo svizzero re di Wimbledon (8 volte vincitore del torneo) esibì delle scarpe Nike con una suola arancione fluo che fu ritenuta inadeguata e che lo costrinse ad un cambio d’abiti; Kyrgios e Bouchard invece hanno avuto qualche problema rispettivamente con fascia e reggiseno. Andre Agassi, pur di non scendere in campo senza gli abiti della propria linea Nike dai colori sgargianti tipici degli anni '80, rinunciò a giocarvi dal 1988 al 1990. Eppure buttando un occhio indietro al passato, si registra anche qualche approccio più morbido degli ispettori, come nel caso della fascia rossa indossata da John McEnroe nella ormai iconica finale disputata contro Björn Borg nel 1980.
L’edizione di quest’anno ha già fatto parlare tanto di sé e sarà sicuramente storica a modo suo, tra l’esclusione degli atleti russi e la risposta del circuito ATP che ha disposto la non assegnazione di punti validi per la classifica generale a seguito del piazzamento nel torneo. Inutile soffermarsi su quanto significativa sia stata l’ombra delle polemiche che ha accompagnato simili decisioni. Ad ogni modo, seppure spogliato della sua rilevanza ai fini del ranking, Wimbledon promette ancora una volta un imperdibile spettacolo sul campo, con i migliori tennisti del mondo a sfidarsi sotto il cielo di Londra, nel palcoscenico più antico che questo sport ha da offrire, sempre rigorosamente in bianco. Occhi naturalmente puntati sui soliti Djokovic e Nadal, rispettivamente il detentore del titolo ed il mattatore assoluto della stagione in corso, ma anche sul nostro Matteo Berrettini, finalista della scorsa edizione e reduce da due trofei consecutivi sull'erba del Queens e di Stoccarda.