Vedi tutti

Breve storia dei sigari nel calcio

Una tradizione riservata solo ai vincitori, importata dallo sport statunitense

Breve storia dei sigari nel calcio Una tradizione riservata solo ai vincitori, importata dallo sport statunitense

Zlatan Ibrahimovic ha appena riportato il tricolore nella Milano rossonera, resistendo all’ultimo disperato assalto dei cugini interisti regolando a domicilio un Sassuolo scarico e può finalmente festeggiare l’ennesima impresa della sua carriera. Entra sul campo del Mapei Stadium con il passo del vecchio guerriero, godendosi ogni singolo secondo mentre si accende un sigaro sul percorso che lo porta al podio a centrocampo. 

Carlo Ancelotti è diventato un’icona di stile quando è uscita la sua foto in occhiali da sole in mezzo a Vinicius, Militao, Alaba e Rodrygo mentre festeggia la vittoria de LaLiga con in bocca un grasso sigaro già abbondantemente consumato mentre il suo omologo al Manchester City Guardiola, appena vinta l’ennesima Premier League all’ultimo secondo, grazie alla doppietta di Gundogan, ha definito i propri giocatori delle leggende ed ha promesso un party dove non mancheranno né i sigari né la birra. Un riferimento ai video usciti lo scorso anno durante la festa del City, che ritraevano Pep con un toscano in mano mentre si lanciava in un karaoke di Don’t Look Back in Anger, l’inno non ufficiale dei Citizen. 

Anche nel calcio europeo i sigari sono diventati i protagonisti indispensabili di ogni vittoria importante, l’oggetto che che meglio le definisce più delle magnum di champagne, delle medaglie al collo, dei caroselli per le città. Aspirare un sigaro, prendendosi ogni momento possibile per realizzare delle boccate perfette mentre tutt’attorno si scatena il putiferio, è il vero trofeo. Rallentare, come una scena da film in slow-motion, per gustarsi la vittoria prima di venire travolti. Ma fino a qualche anno fa non era consuetudine accendersi un sigaro negli spogliatoi o in campo, anzi tale gesto era più legato a qualche allenatore stagionato che aveva già finito tutte le sigarette.

La tradizione del sigaro celebrativo è invece stata importata dallo sport statunitense, dove invece può contare su radici profonde e che pescano da varie discipline. E ancora prima venivano distribuiti ai campioni che si imponevano nelle fiere di paese tanto che ancora oggi uno dei detti più frequenti usati negli USA per dividere i vincitori da tutti quelli che sono arrivati dietro è “close, but not cigar", dove appunto il suddetto sigaro è metafora di vittoria. 

Il primo che ha realmente usò un sigaro per festeggiare, a volte anche prima che la sfida decisiva fosse conclusa, fu lo storico e iconico allenatore dei Boston Celtics Red Auerbach, la cui leggenda narra che si accendeva il suo personale ancora prima la partita fosse finita tanto era sicuro della forza dei suoi ragazzi guidati in campo da Bill Russell. Dal suo esempio arrivarono schiere di imitatori, dal Football Americano fino all’Hockey su ghiaccio, fino al Baseball e al Golf. 

Ma l’immortalità del sigaro come sigillo del trionfo lo diede Michael Jordan, uno che di vittorie e di immortalità se ne intendeva, quando festeggiò gran parte dei suoi sei titoli NBA accendendosi un cubano nello spogliatoio dei suoi Chicago Bull. Ancora con indosso la tenuta da gioco appoggiato sul lettino del massaggiatore, o ancora con la maglia celebrativa del secondo three-peat, mentre qualcuno ha aperto una bottiglia di Mumm e una lattina di Bud Light. Uno di quei momenti di calma prima che scoppi il finimondo che abbiamo visto in The Last Dance

Dopo quel momento, festeggiare con un cubano è diventata una consuetudine in NBA. Da LeBron a Miami fino a Steph Curry, che addirittura nel 2017 si presentò all’intervista televisiva con un sigaro che aveva conservato per un anno dopo la rimonta subita dai Cleveland Cavs. E il calcio, sempre attento a rubare dal basket NBA, ha cominciato ad usare sempre più alcuni trucchi per rendere sempre più speciali i momenti immediatamente successivi alla vittoria. 

Nel calcio uno dei primi ad accenderlo in spogliatoio fu Frank Lampard, che si fece ritrarre subito dopo la finale di Champions vinta nel 2012 con il suo Chelsea, imitato qualche anno dopo da Gerard Piqué, che usò addirittura la Champions League 2015 come poggiapiedi mentre festeggiava in una nuova di fumo. I giocatori spagnoli non sono nuovi ai festeggiamenti con i cubani, visto che il Mondiale del 2010 è stato contraddistinto da un notevole uso di sigari celebrativi, da Fabregas a Fernando Torres e ovviamente lo stesso Gerard Piqué. O come Morata che ha festeggiato così lo scudetto della Juventus nel 2016, Eden Hazard la vittoria dell'Europa League o Memphis Depay quella dell'Eredvisie

Il sigaro è il compagno perfetto di ogni vittoria e nessuno sembra poterne farne a meno mentre stappa una bottiglia di Champagne o alza il trofeo appena conquistato. Una tradizione che è partita dagli States ma anche nel mondo del calcio è diventata ormai una scena sempre più frequente, con i giocatori che possono finalmente rilassarsi dopo una stagione lunghissima e godersi le meritate boccate.