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Il progetto grafico che racconta il miracolo Salernitana

Intervista a Paolo Speziale, sfegatato tifoso granata e founder de "La Salernitana"

Il progetto grafico che racconta il miracolo Salernitana Intervista a Paolo Speziale, sfegatato tifoso granata e founder de La Salernitana
Ph by Francesca Scandella
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"Se cinque mesi fa mi avessero detto che, dopo tutto quello che abbiamo vissuto - con una promozione festeggiata relativamente poco a causa del fantasma iscrizione dovuto alla multiproprietà, una prima parte di stagione disputata con una rosa addirittura più debole di quella che è arrivata seconda in Serie B, con tre allenatori sostituiti in rapida sequenza -  che il 31 dicembre, alle ore 23.59, proprio un minuto prima della cancellazione, la mia squadra del cuore sarebbe passata nelle mani di Danilo Iervolino, - fondatore dell’Università Pegaso, imprenditore visionario, vulcanico, solido economicamente, tifoso e sognatore - che il Direttore Sportivo sarebbe stato Walter Sabatini, - una leggenda del settore, uomo di calcio e persona schietta, sincera ed altamente competente - che la squadra sarebbe stata rivoltata come un calzino con l’arrivo di ben 10 giocatori in soli 18 giorni, mi sarei fatto, probabilmente, una grossa risata."

Inizia così la nostra discussione con Paolo Speziale, graphic designer e founder de "La Salernitana", un progetto grafico nato nel 2012 e che da allora cura minuziosamente e quotidianamente. Un lavoro che proprio quest'anno compirà 10 anni, nato per accomunare due delle sue passioni più grandi: la Salernitana e l'arte. Un progetto che mescola queste due cose, sotto ovviamente il colore granata di cui Paolo è follemente perso, come ci ha raccontato.

"Il mio primo approccio vero e proprio ai colori granata si verificò nel 2011, quando la Salernitana, qualificata ai playoff di Serie C, si giocava la promozione in Serie B. Un mio caro amico, anch’esso tifoso della Salernitana, si autoinvitò a casa mia per vedere la semifinale di ritorno del playoff vinta contro l’Alessandria. La finale contro l'Hellas si declinò in una prima sconfitta per 2-0 al Bentegodi e una seconda, amara, vittoria per 1-0 nella gara di ritorno in un Arechi stracolmo. In B ci andò l’Hellas, tra le lacrime degli 11 in maglia granata in campo, dei 40.000 sugli spalti, e dei vari, innumerevoli e non annoverati nel computo, seduti sui divani di casa, come me. Qualcosa, però, mi era scoppiato dentro. Nonostante la sconfitta. Avevo già capito che la mia fede calcistica sarebbe cresciuta nella sofferenza. In seguito a quella sconfitta, il club campano subì l’ennesimo fallimento, con annessa ripartenza dalla Serie D. Proprio in questa categoria che vidi per la prima volta la Salernitana allo Stadio. Era l’ultima giornata e i granata (in quella stagione in blaugrana stile Barcellona, a causa del fallimento del marchio) festeggiarono il ritorno in Serie C2. Fu un colpo di fulmine. Capii subito che la Salernitana sarebbe stata la mia fede e lo Stadio Arechi la mia chiesa."

Ph by Francesca Scandella
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Ma essendo un accanito consumatore di calcio, di qualsiasi categoria si tratti, se c'è una cosa che dal divano di casa mi ha particolarmente convinto quando ho visto giocare la Salernitana è senza dubbio l'infuocato sostegno dei tifosi. Ovunque vadano sono sempre tantissimi, rumorosi ma soprattutto belli da vedere. Una sensazione che infatti mi ha confermato anche Paolo: "il pubblico, dal canto suo, è sempre stato il 12° uomo, e non solo per modo di dire. Abbiamo macinato chilometri in tutta Italia, abbiamo cantato di spalle al campo sul 4-0 per gli avversari, sia in casa che fuori. Sempre e solo per quella maglia granata e quel cavalluccio sul petto che ancora ci emozionano da quasi 103 anni."

Un entusiasmo ritrovato non solo grazie al cambio di giocatori e allenatori ma soprattutto dalla nuova gestione, brava a ridare nuova linfa ad una città che come dicevamo poc'anzi non ha mai lasciato la squadra da sola, in qualsiasi rettangolo di gioco." La Salernitana è ‘libera’: ci è stata ridata quella dignità calpestata per 10 anni dalla gestione Lotito-Mezzaroma (nonostante le soddisfazioni sportive che ci sono state e a cui diamo i giusti meriti). Ci è stato dato nuovo entusiasmo, nuova speranza. Una nuova vita sportiva che ci vede, ora, padroni e artefici del nostro destino. Finalmente ‘liberi’ di parlare solo di pallone."

Padroni e artefici del loro destino ma con un saldo comandante a gestire le redini di tutto: Davide Nicola. L'uomo delle salvezze, l'uomo delle sfide impossibili, il giusto allenatore carismatico al momento giusto, l'unico in grado di poter invertire le sorti di una squadra già data per sfacciata dalle prime giornate. Nicola ha avuto il merito di caricare l'ambiente, di dare ai propri giocatori una speranza quando tutto sembrava perso. D'altronde i risultati lo attestano, nelle ultime 5 gare, dopo il recupero vinto ieri contro il Venezia, la Salernitana ha conquistato 13 punti fondamentali per far risorgere la squadra che adesso tra lo stupore generale sta risalendo la classifica. 

"Se c’era un allenatore che poteva provare l’impresa di una salvezza disperata, quello era Davide Nicola. Ottimo allenatore e persona stupenda: genuino, sanguigno, romantico e grintoso. Dopo i miracoli con Crotone e Genoa, ha accettato una nuova mission impossible, calandosi fin da subito nell’ambiente granata, creando un rapporto osmotico con la tifoseria. Sono già storia due episodi: la promessa di andare a piedi dal Papa in caso di salvezza, e la minaccia con la scarpa ad un suo giocatore dopo un errore nel match vinto con la Fiorentina."

Ph by Francesca Scandella
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Ma con Paolo, founder de "La Salernitana" non abbiamo parlato solo della parte sportiva, abbiamo scavato dentro l'estetica dei granata, ripescando dagli archivi grosse perle. C'è da premettere che la Salernitana negli ultimi anni non ha particolarmente brillato dal punto di vista estetico, anche se i granata soprattutto nel decennio passato hanno collaborato a lungo con asics. Insieme a Paolo ci siamo chiesti se costruire un brand attorno al celebre ippocampo può essere la giusta chiave, un logo che incarna e rappresenta la squadra campana.

"È vero: le divise da gioco degli ultimi 5/10 anni non si sono distinte per particolarità. I design sono stati quasi sempre molto basic, anche se qualche jersey merita una menzione, come ad esempio la divisa celebrativa in onore dell’indimenticato Agostino Di Bartolomei, indossata in occasione della finale di Coppa Italia Lega Pro del 2013 e targata Givova. Nel 2019, poi, anno del centenario, c’è stato il passaggio alla Zeus che ha disegnato una divisa home davvero elegante nella sua semplicità: una rivisitazione in chiave moderna della casacca del 1949, con in bella vista il logo per i 100 anni del club. L’azienda campana ha anche regalato alla tifoseria una vera chicca: una divisa celebrativa in edizione limitata, in soli 1919 pezzi, fedele riproduzione della maglia del campionato 1949-50. La prima in cui capeggiava il cavalluccio marino nello stemma. Personalmente penso che si possa creare una brand identity davvero forte dal punto di vista del design e della fruizione del ‘marchio’ Salernitana, e di conseguenza un merchandising ancora più ricco che possa far gola ai tanti appassionati e collezionisti di fede granata."

Con l'ultima domanda in realtà abbia messo un po' in difficoltà Paolo, così tanto che ha iniziato a raccattare tutti i pezzi di ferro nelle vicinanze, effettuando tutte le procedure scaramantiche prevedibili. Potete già immaginare dove andava a parare la mia domanda ma con la vittoria arrivata ieri in casa ai danni del Venezia, possiamo dire che è stato aggiunto un tassello estremamente importante per la salvezza. 

"Non posso negare di credere alla salvezza, e in realtà di aver avuto sempre una minima speranza, anche quando tutti ci davano già per spacciati. Il calendario, sia il nostro che quello delle dirette avversarie, ci dice che il destino è tutto nelle nostre mani e che bisogna provarci fino alla fine. Poi, ‘Vada come vada, non la lasceremo mai’, come recita un coro tra i più cantati quest’anno, in casa e in trasferta."

A 3 giornate dalla fine la Salernitana si trova a +1 dalla zona retrocessione e deve ancora giocare con Cagliari, Empoli e Udinese. Partite abbordabili per una squadra data per retrocessa ormai mesi fa e che oggi rischia di scrivere un capitolo fondamentale della propria storia sportiva.