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Come dopo 36 anni la nazionale canadese si è qualificata ai Mondiali

Un traguardo storico che non è di certo arrivato per caso

Come dopo 36 anni la nazionale canadese si è qualificata ai Mondiali Un traguardo storico che non è di certo arrivato per caso

Se un anno fa o anche solo un mese fa qualcuno avesse ipotizzato che il Canada si sarebbe qualificato per i Mondiali in Qatar e l'Italia sarebbe rimasta a casa, nessuno probabilmente ci avrebbe creduto. La prima reazione sarebbe sicuramente stata una fragorosa risata e invece il calcio è sempre pronto a regalarci grandi sorprese e a soli 8 mesi dall'inizio della competizione più famosa al mondo i campioni d'Europa sono fuori dai giochi mentre il Canada dopo 36 anni di assenza ritornerà a giocare il Mondiale. Al di là delle improbabili sorprese che ci riserva sempre il calcio, la qualificazione del Canada non è un caso ma è frutto di una sapiente programmazione che parte da lontano, molto lontano.

Il primo passo è stato fatto nel 2014 quando la federazione canadese decise di adottare un piano strategico di crescita e sviluppo (aggiornato pochi anni fa) e chiamato: "Leading a Soccer Nation". Un piano con cui la federazione si è posta l'obiettivo di portare in auge il calcio in Canada, una nazione che fa dell'hockey su ghiaccio il suo credo principale e che sta lavorando per cambiare direzione attraverso tre punti fondamentali "DEVELOP, GOVERN, GROW". Tre snodi fondamentali attraverso cui la federazione si è occupata sia di integrare tutti quei canadesi di seconda generazione, come Alphonso Davies, di creare nuove e moderne infrastrutture e infine di consentire a chiunque un facile accesso al mondo del calcio. La sfida era appunto grandissima ma contro la Giamaica la federazione ha compiuto l'ultimo passo, imponendosi per ben 4-0 sulla formazione caraibica, senza uno dei suoi giocatori più forti, un risultato dal sapore storico che attesta il buon lavoro fatto negli anni. Certo, fa un po' strano pensare che l'ultima volta che questa nazionale ha giocato il Mondiale era il 1986, quando Maradona segnò due dei gol rimasti nella storia del calcio, eppure dovremo abituarci alla loro presenza nel 2022 e anche negli anni a venire. Per il Canada il Mondiale messicano fu un vero e proprio fallimento, visto che la selezione nordamericana non riuscì a conquistare nemmeno un punto nel girone perdendo sempre nelle tre partite giocate contro Francia, Unione Sovietica e Ungheria.

I meriti non sono da ricercare solo nel piano strategico di crescita e sviluppo ma anche e soprattutto dalla sfrontatezza, dal coraggio e dell'intraprendenza del suo semi esordiente allenatore: John Herdman. Di origine britannica, la sua carriera è iniziata prima in Nuova Zelanda, per poi arrivare in Canada, prima con la nazionale femminile, per poi passare solo nel 2018 a quella maschile, guidandola sapientemente e ordinatamente fino al prossimo Mondiale. Un vero e proprio giramondo spinto da una grandissima passione per il calcio giocato, e non potrebbe essere altrimenti quando sei nato e cresciuto in Inghilterra, in quella che viene considerata la patria del football per come lo conosciamo. 

Negli anni John Herdman non è stato solo capace di plasmare l'identità della sua nazionale, mai avuta prima d'ora, cambiando addirittura ruolo al suo miglior giocatore, il terzino del Bayern Monaco Alphonso Davies, ma il suo è stato un lavoro certosino, quello che solo un bravo manager è capace di fare. Il caso più curioso è senza dubbio quello che riguarda Stephen Eustaquio, calciatore di origini portoghesi ma che l'allenatore inglese a furia di viaggi e messaggi lo ha convinto a sposare il progetto. Probabilmente il nome di Eustaquio non vi dirà nulla dal momento che milita in una squadra come il Paços Ferreira, che milita nella Primeira Liga portoghese, non è esattamente una delle potenze europee che ogni anno dominano la scena calcistica. Eppure il centrocampista si è preso le chia vi del centrocampo canadese, diventando uno dei protagonisti di questa giovane e sfrontata nazionale. 

Il 4-2-2-2 pro-attivo ha fatto poi il resto, donando alla squadra un'anima offensiva e aggressiva, pronta a prendersi tutto ciò che è mancato in questi 36 anni. Al netto di tutto quello del Canada non è un traguardo arrivato per caso, frutto di un lavoro a lungo raggio programmato fin nei minimi dettagli e che adesso dovrà essere sempre più consolidato in vista anche dei prossimi Mondiali che la nazionale ospiterà nel 2026 insieme a Messico e Stati Uniti