Vedi tutti

Quando i calciatori scendono in campo in maschera

Le maschere protettive servono per tornare il prima possibile ed allo stesso tempo sono diventate oggetti di culto

Quando i calciatori scendono in campo in maschera Le maschere protettive servono per tornare il prima possibile ed allo stesso tempo sono diventate oggetti di culto

Il travestimento è da sempre una classica tradizione del Carnevale, ma in situazioni particolari anche i calciatori hanno avuto bisogno di scendere in campo indossando e mettendo in bella mostra una maschera e non per festeggiare il Martedì Grasso. Da non confondersi con le mascherine con le quali conviviamo a causa della pandemia, bensì sono un accessorio che somiglia molto più a quello indossato sul volto da Zorro per proteggere la sua vera identità. Nel mondo del calcio, la funzione di queste maschere è quella di proteggere i giocatori dopo che hanno subito una botta contusa al volto, sono finiti sotto i ferri per sistemare quasi sempre una frattura e che poi vogliono tornare in campo quanto prima per aiutare la propria squadra. 

I dispositivi moderni sono molto meno invadenti rispetto a quelli del passato che disturbavano in modo evidente le prestazioni dei calciatori che li indossavano. Enormi, pesantissimi, che non permettevano una visuale ottimale in campo e che erano anche bruttissimi alla vista. Oggi, invece, le nuove maschere protettive sono fatte in fibra di carbonio, leggerissime, piccole e fabbricate e stampate su misura per il volto del giocatore. Grazie a questi nuovi strumenti, chi si ritrova invischiato in un brutto infortunio al viso non deve per forza aspettare troppo tempo prima di poter tornare a calcare il terreno di gioco, ma presentarsi come un supereroe in cerca di rivalsa. Nel corso degli anni, sono stati svariati i calciatori costretti a indossare queste maschere che ormai vengono personalizzate per l’occasione.

La doppia maschera di Osimhen 

L’ultimo calciatore di spicco in ordine cronologico a essere stato costretto a indossare una maschera protettiva è Victor Osimhen. L’attaccante del Napoli, vittima di un terribile infortunio lo scorso novembre dopo uno scontro di gioco con l’interista Milan Skriniar nel quale si è fratturato lo zigomo, è tornato in campo a gennaio indossando due modelli diversi di protezioni. Una più grande e fastidiosa nelle partite contro Bologna e Salernitana e successivamente una più piccola e leggera in “carbonio high tech” fabbricata su misura per il suo viso e che indossa tuttora. E mascherato, il bomber nigeriano ha messo a segno due gol fino a questo momento: con il Venezia e il Cagliari. 

La maschera del Pazzo 

A fare crack per Giampaolo Pazzini nel 2009 non fu lo zigomo bensì il naso, dopo aver incassato un pugno da Muslera nel corso di una partita tra la sua Sampdoria e la Lazio. La settimana dopo la frattura, l’attaccante blucerchiato scese in campo contro il Bologna con una maschera molto particolare. Sulla protezione era presente un “10”, il suo numero di maglia, su tutta la facciata destra, mentre sull’arco sopraccigliare era incisa la scritta “Pazzo”, soprannome dell’ex bomber. In quella prima partita in maschera, Pazzini andò subito a segno e a fine partita scherzò dichiarando: “Non me la tolgo più…”. 

Cribari, dall’Aquila al Brasile


Nell’agosto del 2007, l’ex difensore della Lazio Emilson Cribari in una gara contro la Dinamo Bucarest si fratturò mascella, zigomo e pavimento orbitale. Il suo impiego per la gara di ritorno 12 giorni dopo l’operazione sembrava impossibile, ma il calciatore chiese espressamente all’allenatore di scendere in campo. Cribari scese in campo subentrato a partita in corso, con tanto di mascherina in vetroresina che venne in seguito personalizzata con un’aquila stilizzata dipinta in onore della squadra laziale. Nei match successivi, il difensore della Lazio giocò con una protezione facciale coloratissima su cui era presente la bandiera del Brasile in occasione del Carnevale di Rio

Paolo Maldini e la “frattura da derby”

Dopo uno scontro naso-nuca in un derby tra Milan e Inter con Bobo Vieri, anche per la leggenda del Milan Paolo Maldini era arrivato il momento di indossare una maschera protettiva. La bandiera dei rossoneri si fratturò il setto nasale e, a seguito dell’operazione, scese in campo con un dispositivo vecchio stampo. Trasparente ma che copriva una grossa parte del viso. 

Harry Kane e la maschera da sub

Nel 2016, Harry Kane si fratturò il naso contro il Crystal Palace riuscendo così a entrare nel club dei “goleador in maschera”. L’attaccante del Tottenham indossò un dispositivo pulito e poco invadente nella zona del viso, di un poco appariscente color carne. La particolarità, però, riguardava il laccio che reggeva la mascherina al volto dell’Uragano: un elastico di plastica trasparente che somigliava molto a quelle delle maschere da sub. Il dispositivo, inoltre, era decorato con il numero 10, quello di Kane, sullo zigomo destro. E giocando mascherato, l’attaccante degli Spurs riuscì anche a trovare la via del gol nel sentitissimo derby contro l’Arsenal. 

Amauri e il Carnevale di Viareggio

Ancora un infortunio al setto nasale e ancora un bomber in maschera. Nel 2011 toccò ad Amauri scendere in campo con un dispositivo protettivo sul viso. Nero e con una grossa porzione dello stesso che copriva gran parte della fronte, l’attaccante al tempo in forza alla Juventus non perse tempo a personalizzare la maschera con la scritta “Ama”, diminutivo del suo nome. Per Amauri, scendere in campo alla Zorro non fu un problema dato che da giovane si mise in luce proprio nel corso del Torneo di Viareggio, città famosa per il suo Carnevale. 

De Rossi, Zorro in giallorosso

Nel 2009 dalle parti di Roma si aggirò uno Zorro travestito non di nero, ma di giallorosso. Era Daniele De Rossi, che contro l’Inter si procurò una doppia frattura allo zigomo e fu costretto a scendere in campo in maschera per alcune partite. Un dispositivo che copriva gran parte della zona destra del viso, lato in cui fu operato il calciatore, mentre lasciava aperta la sezione di sinistra. La particolarità di questa protezione? L’elastico inferiore ricoperto da una sorta di garza arrotolata, probabilmente per non irritare la zona della nuca di De Rossi. 

Lewandowski versione Pulcinella

Le ex fanno davvero male. È capitato a Robert Lewandowski nel 2015 quando, a seguito di uno scontro di gioco nel match tra il suo Bayern Monaco e il Borussia Dortmund, sua ex squadra, si fratturò naso e mandibola. Dopo l’operazione, il bomber polacco tornò in campo con una maschera diversa da quelle viste fino ad allora. Non più stile Zorro, bensì alla Pulcinella con la parte del naso ben pronunciata. Inutile dire che, nonostante l’impaccio della maschera, Lewandowski non ebbe problemi a vedere la porta con la solita continuità. 

Depay e una maschera quasi totale

Nel 2014, quando vestiva ancora la maglia del PSV Eindhoven, Depay fu colpito dal gomito di un calciatore del Vitesse. Per l’olandese fu allora creata una speciale maschera protettiva, particolare già dal momento della creazione. In clinica, infatti, il viso del calciatore fu avvolto in un foglio di alluminio per evitare che il calco in gesso gli colasse sulla faccia. Il dispositivo in sé, invece, era diverso dagli altri poiché aveva una fascia anche sulla parte alta della testa per tenerla ferma e non farla spostare durante le partite. 

La rivoluzione di Mandzukic

Frattura del setto nasale anche per Mandzukic, durante il match del 2014 tra l’Atletico Madrid e l’Olympiacos. Un infortunio, però, che a modo suo fece la storia visto che il croato fu il primo calciatore a utilizzare una maschera in fibra di carbonio dell’azienda Podoactiva, che finora aveva prodotto solo materiali per l’aeronautica militare. Il dispositivo era fatto in modo che, anche se danneggiato, non avrebbe creato schegge che potessero mettere in pericolo l’incolumità di chi la indossava. La maschera di Mandzukic, nello specifico, era personalizzata con lo scudetto dei Colchoneros sulla fronte, le lettere “MM” - iniziali del croato - e i numeri 9 e 17.