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I numeri ritirati della Serie A

Tutto è partito nel 1997, per ricordare e omaggiare un grande fuoriclasse italiano

I numeri ritirati della Serie A  Tutto è partito nel 1997, per ricordare e omaggiare un grande fuoriclasse italiano

Ben ventisei anni fa la Lega Calcio prese una decisione storica destinata a cambiare per sempre la sua estetica introducendo le maglie personalizzate dai cognomi sul retro e abolendo la numerazione obbligatoria dall'uno all'undici. Un cambio netto che alcuni considerano come uno dei primi segni della resa del calcio al marketing, aprendo l'eterno dibattito tra calcio romantico e moderno che ancora oggi riempie i caldi mesi di calciomercato, tutto condito da frasi assolutamente vere quanto banali e retoriche come: "non esistono più le bandiere di una volta"

Questo cambio ha fatto sì che un calciatore potesse identificarsi ed essere identificato con un numero, legando il suo nome a quella cifra e trasformandolo in un simbolo. Negli sono tanti i club che, hanno reso omaggio così a bandiere, capitani, o campioni sfortunati, associando un numero di gioco solamente ad un atleta ritirando per sempre quella maglia. Un'usanza ereditata o meglio importata dalle leghe professionistiche americane, le prime a farlo. Nel campionato di baseball nessun giocatore può indossare il 42, unico numero nella storia ritirato contemporaneamente da tutte le squadre della Lega in onore di Jackie Robinson, il primo giocatore di colore in MBL. Nel campionato italiano i numeri ritirati sono in tutto 24 e fu il Milan la prima squadra italiana a ritirarne uno.

Il primo

Il primo caso in Italia riguarda un grande giocatore (non poteva che essere altrimenti) e il suo storico numero 6 da sempre identificato, almeno in Italia, come il ruolo del libero. "Un uomo libero" da marcature fisse che interveniva in seconda battuta sugli avversari, un giocatore abilissimo a conquistare quelle famose seconde palle su cui gli allenatori martellano dalla panchina tutti i propri atleti. Il libero era destinato a comandare la difesa, l’ultimo uomo a muoversi nella retroguardia, ricoperto in Italia egregiamente, termine che non rende del tutto giustizia alle sue prestazioni, da Franco Baresi, storica bandiera del Milan. Il difensore milanista è il detentore di questo particolare primato, qualcosa che ha reso la sua storia ancora più immortale di quanto non lo sia stata nei vent'anni di carriera passati solo ed esclusivamente nel prato verde di San Siro.

L'ultimo

L'ultima squadra in ordine di tempo ad aver congelato uno dei suoi numeri è stata il Chievo, società sportiva fallita qualche mese fa e rinata dalla sue ceneri con un nuovo nome. La società dopo il ritiro del suo numero 31, come di consueto, ha deciso di cristallizzare e rendere indelebili quei 134 gol spalmati in 17 anni che rispondono al nome di Sergio Pellisier. Lo stesso attaccante che dopo aver visto la sua società fallita si è speso in prima persona per farla rinascere e far continuare la sua storia. Una delle ultime bandiere italiane ad aver calcato i campi di calcio ed aver lasciato la sua indelebile impronta nonostante non abbia militato in una squadra blasonata come quella del suo collega sopra citato.

Il 10

C'è poi un capitolo a parte, quello che riguarda il numero 10, il quale apre il dibattito se sia giusto o meno togliere la possibilità ad altri giovani calciatori di indossarlo. Le uniche squadre ad averlo ritirato in Italia sono Napoli e Brescia. I partenopei, nemmeno a dirlo, l'hanno ritirato in onore di uno dei più grandi giocatori di tutti i tempi: Diego Armando Maradona. Un giocatore che ha scritto la storia degli azzurri conquistando due scudetti, una coppa UEFA e altri titoli importanti. Stesso comune destino nella città lombarda, dove ci sarà solo e sempre un solo numero dieci: Roberto Baggio. Le rondinelle hanno deciso di eliminarlo definitivamente dalla lista non concedendolo più a nessuno, un numero che apparterrà per sempre al Divin Codino.

Lo strano caso del 12

C'è poi un numero ritirato simbolicamente e mai indossato in campo da nessun giocatore, si tratta del 12. Atalanta, Cesena, Genoa, Lazio, Lecce, Palermo, Parma, Pescara e Torino hanno deciso di ritirarlo per omaggiare i loro tifosi. Non è una casualità; da sempre nell'immaginario calcistico il tifoso o ultras è rappresentato come il dodicesimo uomo in campo, quello che con cori e applausi aggiunge una dimensione alla squadra di casa. Un gesto estremamente romantico dedicato a tutti coloro che supportano la squadra in ogni singolo momento della stagione andando oltre i canonici novanta minuti.

Le bandiere

Anche le bandiere costituiscono un capitolo a parte, giocatori così iconici da rimanere indissolubilmente legati alla loro squadra per un numero di anni oggi ormai inimmaginabile. Il Milan oltre il 6 appartenente a Baresi, ha ritirato il numero di un altro loro storico capitano: il 3 di Paolo Maldini. E l'Inter non è stata da meno, ritirando anche lei due numeri nella sua storia, curiosamente sempre appartenenti a due difensori. Il 4 appartenuto al suo eterno capitano Javier Zanetti, che con la squadra meneghina ha collezionato successi su successi come l'indimenticabile triplete del 2010, e il 3 di Giacinto Facchetti. Anche il Genoa fa parte di questa lista, con i grifoni che hanno ritirato il numero 6 e 7, rispettivamente di Elio Signorelli e Marco Rossi, due bandiere che per i rossoblu hanno dato tutto sul campo e fuori. Si aggiungono poi il 4 di Mignani al Siena, di Breda alla Salernitana, Galardo al Crotone e Zucchini al Pescara. Chiude questa speciale lista Gigi Riva, il cui fortunato numero 11 è stato ritirato solo parecchi anni dopo il ritiro di Rombo di Tuono.