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Il design, la leggerezza e le ispirazioni sulla nuova maglia di PUMA

Ne abbiamo parlato con Stefano Favaro, il direttore creativo dietro la nuova maglia dell'Italia

Il design, la leggerezza e le ispirazioni sulla nuova maglia di PUMA Ne abbiamo parlato con Stefano Favaro, il direttore creativo dietro la nuova maglia dell'Italia

La sensazione era quella di essere ad un appuntamento con la storia, uno di quelli di cui realizzi tutto solamente dopo, una volta concluso tutto. È andato esattamente così il lancio della nuova maglia degli azzurri, con PUMA che ha creato la maglia più leggera di sempre rompendo definitivamente ogni barriera con la nuova tecnologia ULTRAWEAVE. Nato a seguito di anni e anni di test e prove con atleti PUMA, è un tessuto estremamente leggero, ingegnerizzato per ottimizzare la performance. La maglia ha un telaio di base di soli 72 grammi, con un'estrema riduzione del peso ottenuta grazie al tessuto in woven caratterizzato da un'elasticità meccanica a 4 direzioni che renderà i giocatori più veloci e dinamici.

Durante l’evento abbiamo avuto l’opportunità di fare quattro chiacchiere con Stefano Favaro, Creative Director Teamsport di PUMA, una delle tante menti dietro questo super tessuto che ha completamente rivoluzionato sia la maglia da gioco che i pantaloni. Chissà che a breve il tessuto non possa essere adattato sia per altri sport, come l’atletica, dove qualcosa del genere risulterebbe fondamentale dal momento che ogni millesimo di secondo può far la differenza sia in altri item appartenenti alla sfera calcistica, come le scarpette. Ma per il momento la rivoluzione appartiene alla maglia dei campioni d’Europa e con tutta probabilità dalla prossima stagione verrà allargata a tutti i club del brand tedesco. 

In prima battuta quello che più ci premeva era sapere cosa si prova ad raggiunto un risultato storico come questo, che di per sé è riduttivo definire unico o rivoluzionario, dal momento che nessuno prima d’ora aveva realizzato qualcosa del genere. 

Si prova un sentimento contrastante diviso tra soddisfazione e nervosismo, perché è stato un progetto lungo da sviluppare, l’abbigliamento è senza dubbio difficile da innovare, l’Italia fin dai primi tempi (dopo le maglie in lana) ha giocato con il poliestere e ancora oggi lo si usa per le nazionali ma non solo. Tra l’altro spesso in questo tipo di cose ci sono molti contrasti sia interni che esterni. Interni intesi come la visualizzazione del prodotto o come il prodotto stesso si presenta a livello di design e materiale, quanto costa. Poi ci sono gli ostacoli esterni che riguardano i test con i giocatori di ogni livello in più tutta una miriade di feedback che arrivano dai social media, che è quello che dà il sentimento di nervosismo, anche se abbiamo ricevuto solo buoni commenti. Però in generale c’è molta soddisfazione, non solo mia chiaramente ma anche chi ha lavorato in questo progetto, per chi ha disegnato l’assemblaggio, perché alla fine questa maglia ha solamente due pezzi, è stato semplificato in modo sostanziale. Inoltre c’è una parte importante di sostenibilità perché la maglia è totalmente riciclata. 

Da cosa nasce l’idea di creare qualcosa di così leggero e adattarlo poi alla sfera calcistica?

L’ispirazione è sempre stata quella di creare qualcosa di veloce, siamo sempre fedeli al nostro mantra “Forever Faster”. Vogliamo essere i primi e lo siamo stati sia nelle scarpe con la V106 lanciata nel 2006 con una materiale simile, nell’abbigliamento pure creando per il Camerun un full kit. Non ci siamo mai fermati insomma, in questo caso nell’abbigliamento c’è meno restrizione perché magari avere una scarpa super leggera non va sempre bene, devi sempre sentire un po’ di peso, nell’abbigliamento questa restrizione viene senza dubbio meno, l’importante che non dia fastidio. Per questa maglia la principale ispirazione era quella di dare l’impressione di mettersi sopra il corpo una bandiera, come avere una sorta di velo. Questa maglia ci ha permesso di essere sia leggeri e resistenti che sono due cose molto ma molto importanti.

Ci hai anticipato, l’ambizione di PUMA come visto in questi è anni è sempre quella di essere stata la più veloce, guardando il futuro quali possono essere i prossimi passi? Ma soprattutto dopo aver raggiunto qualcosa del genere, qual è lo stimolo che vi fa andare avanti?

Domanda difficile, ripeto l’evoluzione dell’abbigliamento è molto più difficile che delle calzature, arrivare a questo punto è stato già molto difficile, un risultato fantastico, devo dirlo. Lavorare sulla leggerezza una volta arrivati a questo punto forse non è più la via da seguire, abbiamo raggiunto un livello più alto. Il prossimo passo può essere lavorare sulle prossime silhouette quindi su come questa leggerezza qui aiuta a lavorare sulle composizione diverse, lavorare anche sul fit. In futuro potrebbe essere che la ricerca sia appunto più nel fitting e lavorare più sullo “stile” diciamo, passami il termine. L’importante è stato arrivare qui e basta, sinceramente.

La maglia dell’Italia è stata senza ombra du dubbio una delle più belle dell’edizione di  inoltre EURO2020, sappiamo quali sono i riferimenti, l’idea del rinascimento, intenso anche come vera e propria rinascita della squadra dopo la debacle, ma l’idea di fondo da dov’è nata?

Quando abbiamo iniziato a pensarla volevamo appunto rappresentare la rinascita di cui si è parlato, fondamentalmente abbiamo preso ispirazione da diversi monumenti sparsi per tutta l’Italia, partendo da Siena fino a Napoli arrivando a Lecce, praticamente dappertutto, abbiamo raccolto tantissime immagini di monumenti. Abbiamo individuato alcuni simboli di questi monumenti in comune, ovviamente sono simboli delle città e religiosi. Alla fine abbiamo virato su un simbolo che si colloca a metà tra un alabarda e un fiore per dare l’idea di questo fiore che rinasce. Non abbiamo scelto uno specifico stemma di una città, ma solo qualcosa che rappresentasse la rinascita floreale di tutto il paese.

Chiudiamo la nostra intervista con una piccola curiosità, rispetto alla maglia con cui ci siamo laureati campioni d’Europa è sparito il colletto, è stata una scelta dovuta alla riduzione del peso o solamente estetica?

Sarebbe stato per la tecnologia approntata troppo banale tenere lo stesso design, un colletto poi avendo un doppio giro avrebbe aumentato il peso. Noi avevamo deciso di pulire la maglia eliminando tutto e avere la massima tecnicità e la massima leggerezza pur mantenendo del tutto o quasi lo stesso stile di quella maglia lì.