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Cosa ha detto il caso #MismaPasiòn

Il dibattito sulla parità del genere nel calcio è sceso molto in basso

Cosa ha detto il caso #MismaPasiòn Il dibattito sulla parità del genere nel calcio è sceso molto in basso

Maria Isabel Rodriguez - già Misa Rodriguez - è un portiere del Real Madrid femminile, che martedì sera, dopo che i colleghi maschili avevano vinto col Liverpool in Champions League, ha postato una foto con Marco Asensio su Twitter. Erano due foto diverse unite in una unica, entrambe le figure avevano quasi la stessa posa, e la calciatrice aveva scritto in didascalia: Misma Pasion - stessa passione. 

Perché molti utenti di Instagram forse non riescono a digerire che due calciatori dello stesso club, pur di sesso diverso, riescano a essere messi sullo stesso piano. Soprattutto se si parla di passione sportiva. Infatti, sotto il post di Rodriguez, sono comparsi centinaia di commenti con offese sessisti. La calciatrice ha cancellato la foto, ma ore dopo, è stato lo stesso Marco Asensio a difendere la collega con un post su Twitter. Ha scritto #MismaPasiòn, proprio come aveva fatto Misa, e il suo repost ha scatenato una sequenza di sensibilità e solidarietà delle colleghe, dei colleghi, dei professionisti di altri sport e dei tifosi, del Real Madrid e di altre squadre.

In Italia ci sono stati casi problematici in questo senso: Collovati che in diretta disse "Le donne non possono parlare di tattica, quando sento che lo fanno mi si rivolta lo stomaco", oppure, più simile al caso Misa, quando Barbara Bonansea ricevette commenti ultra beceri e sessisti sotto una foto con Cristiano Ronaldo dopo esser stata inserita nella Top XI femminile 2020 della FIFA (peraltro, nemmeno sotto il suo profilo, ma nei commenti a un post di Calciatori Brutti).

Da quando nel maggio 2020 sono iniziate le proteste per il BLM, i calciatori denunciano molto di più le discriminazioni e le offese razziali che ricevono sui social. Che si uniscono, poi, a quelle che ricevevano di persone allo stadio, con casi come quelli di Dani Alves (a Barcellona) o di Raheem Sterling (a Londra); ugualmente, le calciatrici vivono una difficoltà di fondo a farsi accettare senza forme di polemica nel calcio ad alti livelli. Inoltre, visto che i social non prendono provvedimenti equamente severi contro gli utenti che abusano della libertà di espressione online, alcune squadre hanno scelto di non pubblicare niente per alcuni giorni, in segno di protesta.

Se Misa Rodriguez riceve su internet degli insulti dispregiativi e gli unici a interessarsene sono calciatori e calciatrici (e Marca, quotidiano spagnolo che ha messo la storia in prima pagina l'8 aprile) allora non si va da nessuna parte. Il riconoscimento della parità di genere nel calcio avviene quando i due sessi sono integrati nello stesso sport e si lavora per mantenere tale struttura. Ma non può essere una battaglia interna, e soprattutto, non si vince solo con gli hashtag.

Come hanno denunciato i club di calcio inglesi, sono i social che si devono attivare nella censura e nella prevenzione, perché sono aziende private che hanno però un ruolo pubblico (fondamentale). Il loro utilizzo ha effetti politici, economici e sociali, quindi, se ancora il mondo del calcio ha problemi ad accettare che una ragazza o bambina giochi a pallone - ed è una cosa stupida - proibire che le persone  possano dirlo con insulti è una delle prime forme di evoluzione. Probabilmente, Asensio  ha contribuito a rendere nota la storia di Misa Rodriguez e appunto, il fatto che nel mondo la gente si sia accorta di questo episodio solo tramite un calciatore maschio è di per sé sessista - ed è il vero problema. L'integrazione totale delle donne nel calcio è a buon punto, ma intanto, per aiutare questo passaggio, c'è bisogno del necessario intervento delle istituzioni. O #MismaPasiòn sarà solo un hashtag.