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Livorno_popolare, l'azionariato popolare che vuole la maggioranza del Livorno Calcio

Intervista ai fondatori del progetto che vuole arrivare ai vertici della società toscana

Livorno_popolare, l'azionariato popolare che vuole la maggioranza del Livorno Calcio  Intervista ai fondatori del progetto che vuole arrivare ai vertici della società toscana

Il gruppo di studio, le fantasie, i primi progetti; poi arriva il manifesto, un sito internet, si sparge la voce, e in poche settimane si registrano 2500 firme. Così a inizio 2021 è nato Livorno_popolare (rigorosamente con l'underscore), il progetto sviluppato a Livorno e che tramite l'azionariato popolare vuole arrivare a rilevare la maggioranza della società locale, il Livorno Calcio. Che negli ultimi cinque anni, ha vissuto in grande difficoltà, tra debiti, proprietari assenti, promozioni e retrocessioni. In una parola, confusione. Così, alcuni tifosi livornesi, stanchi di vedere questi problemi, hanno voluto creare qualcosa di rivoluzionario e ideologico, che, da un lato, possa portare una novità nel calcio italiano, e dall'altra, curare i mali del pallone livornese. In Europa ci sono già alcuni club che hanno nella propria governance una forma di azionariato popolare, come il Barcellona, il Real Madrid e l'Athletic Bilbao in Spagna, poi, in Germania, con la regola del 50+1, anche Bayer Leverkusen, Lipsia e Wolfsburg, fra le tante; in Italia, a Palermo, i tifosi si sono organizzati e sono riusciti a entrare in società come soci di minoranza, arrivando allo 0,45%. 

Ma per ora è soltanto un progetto e non c'è niente di ufficiale: al momento, esistono solo una pagina web con un manifesto e un modulo per la raccolta delle adesioni, più le pagine Instagram e Facebook e una serie di articoli scritti dalla stampa. Livorno_popolare è in pratica ancora alla fase 1, quella della creazione di un'autorevolezza valida a poter salire dentro gli uffici della società e potersi sedere a guardare i conti del club. Poi ci sarà - se le finanze lo permetteranno - un'offerta, e se andrà bene, l'accesso alla governance. Delle operazioni non facili e che per il momento rientrano nella fase progettuale, ma gli obiettivi sono dichiarati e c'è una programmazione seria e studiata. Lo hanno spiegato a nss sports Alessandro Colombini e Marco Brucianti, due dei founder del progetto made in Livorno. Insieme, fra le cose dette, sono concordi su una cosa: non si tratta di una favola. 

1 - Educare, Costruire, Sviluppare, Democratico, Partecipativo, Accessibile. Sono termini e concetti quasi antitetici all'idea di calcio che sta nascendo in questi anni - con proprietà straniere, fondi private equity.

Alessandro: Queste parole esistono per il manifesto perché era ovvio che la nostra è una dichiarazione politica: un manifesto politico e della sfera sociale, ma non partitico. Già questo fa capire bene che quello che abbiamo in mente noi non c'entra niente con quello a cui siamo abituati a Livorno e in generale nel calcio. Oltre ciò, sono parole che fanno parte dell'immaginario politico perché vogliamo un progetto che sia partecipativo, collettivo, anche rivoluzionario. La nostra è una questione valoriale e morale che si rifà a una determinata idea di gestione sociale. 

Marco: Il background della maggior parte delle persone che si sono unite a questo progetto viene da una certa idea politica. Vogliamo provare a fare calcio veicolando alcuni valori ed è la nostra ambizione: un calcio che non sia solo calcio. Che poi siano idee vecchie o nuove, per noi sono sempre attuali e utili da affermare. Progetti come il nostro sono cose che nel 99% dei casi non si affermano e per questo pensiamo che Livorno_popolare sia una cesura. Il nostro è un modello che rappresenta una rottura.

2- "Dare un senso nuovo alle cose" si legge sul vostro manifesto. Voi volete costruire un nuovo modello sportivo di governance ed è chiaro, ma come volete organizzarvi?

Alessandro: La creazione del team ha portato a una crescita qualitativa e con ruoli e figure che nelle settimane sono diventate specifiche. Bisogna cercare un patto sociale, una presentazione concettuale del progetto. Per questo, a livello di organico, abbiamo un percorso per arrivare a raggiungere le 3000 firme. Che non hanno alcun valore perché è solo un modo per dire "chi è d'accordo con questa cosa", ma intanto questo ci permette però di avere una credibilità. Così si può andare a vedere i conti in sede e iniziare un dialogo con l'attuale proprietà. Cerchiamo di avere una voce.

Marco: I "padri pellegrini delle Muybridge" sono dieci persone: è il nostro nucleo storico. Poi, in 10 giorni, siamo diventati più o meno 20-25 persone. Adesso girano 50-60 persone e anagraficamente siamo tutte persone tra i 30 e i 40 anni, più qualche under 30. Facciamo tutto online e ti assicuro che per noi è un grosso limite perché è un progetto che si rivolge a varie fasce d'età. Abbiamo riflettuto sulla capacità di comunicazione che sapesse unire le varie generazioni che hanno vissuto il Livorno: per questo abbiamo difficoltà ad arrivare alle fasce più anziane e, per lo stesso motivo, ci stiamo smazzando per andare a parlare nei bar o in strada del nostro progetto. Parliamo testa a testa con le persone e sommariamente 9 su 10 vengono dalla nostra parte. Ci manca solo la componente live. Potessimo lavorare più in strada, credo proprio che avremmo dei numeri molto più alti di adesioni.

3- Ci sono molti club in difficoltà economiche in Italia e che stanno vivendo o hanno vissuto una situazione simile a quella del Livorno. Pensate che sia un modello applicabile anche in altre realtà italiane?

Marco: C'è rispetto per ogni realtà locale. Ogni soggetto che vuole costruire un trust deve conoscere chi ha davanti. Per noi avere un trust di minoranza non è possibile perché non c'è proprio una maggioranza con cui relazionarsi. Innanzitutto, chi è ora in società ci deve dimostrare che l'impegno sportivo e sociale sia efficace e così si può costruire un dialogo per il futuro. Noi abbiamo una chiara prospettiva di cambiamento e  non ci accontentiamo di essere solo rappresentati. Nella maggior parte dei casi in cui c'è un azionariato di minoranza (come nel caso del Palermo, in cui l'azionariato popolare detiene lo 0,45% delle quote societarie, ndr) si riceve un contentino e non vengono soddisfatti gli interessi dei tifosi. Al contrario, questo avviene solo con la maggioranza o una percentuale di quote che ti permettono di pesare. Rispettiamo le scelte di tutti, ma ogni territorio ha una sua storia e realtà e noi, da tifosi, conosciamo bene la nostra. 

4- Tra l'altro Livorno è una storica tifoseria di sinistra. Non è speciale per il Livorno che si compia un gesto simile nell'anno del Centenario del PCI? 

Alessandro: Questo progetto nasce da come vediamo il mondo e vorremmo vederlo applicato in una società di calcio. La coincidenza non ce la vedo. Non ci sogneremmo mai di strumentalizzare il PCI per una cosa del genere. Poi certo, il legame Livorno-sinistra è un dato di fatto e che ha un ruolo fondamentale nella pianificazione dei valori di questo progetto. Più che alla nascita di un comitato, l'origine politica a sinistra di Livorno la vedo più per il fattore merchandising. Per dirti, in questo senso noi guardiamo molto anche al modello del St. Pauli.  La nostra è una comunità che è mitizzata (ed è anche giusto), ma la realtà poi è un po' diversa. 

Marco: Livorno ha un certo tipo di tessuto sociale e storico. Non ci trinceriamo dietro un mito, ma è indubbio che il Livorno abbia un certo DNA e che esso si manifesta nel quotidiano; dico proprio sportivo, calcistico e non solo. Ci sono tanti modi di manifestarsi e la componente del tifo è una fase storica che appartiene a questa città. Non è un'operazione che vuole ripetere schemi, ma trasmettere dei valori in cui noi crediamo.

5- Da nss sports ci occupiamo molto dell'estetica e ovviamente le maglie sono il primo punto di riferimento. Ci avete pensato a un modello tipo St. Pauli, con l'autoproduzione delle divise nel futuro?

Alessandro: Il mio sogno sarebbe di portare a Livorno Patagonia o comunque quell'idea di brand. Anche perché per molti marchi potremmo essere appetibili. Saremmo un progetto che fa gola a molti e per un brand avere il nome accanto a Livorno_popolare, per questioni di marketing, sarebbe un bell'accostamento.

Marco: Si, ma per ora solo in forma preliminare, anche se l'autoproduzione sarebbe una bella cosa. Quanto meno legarsi a marchi che fanno delle questioni etiche un punto di riferimento. Però sarebbe molto bello autoprodursi con un brand che permetta di monetizzare e fare numeri che permettano di investire nei progetti sportivi con cui ci identifichiamo. A Lecce, per esempio, fanno le maglie come vogliono loro (ne avevamo parlato qui, ndr). Diciamo che un giorno ci piacerebbe rendere unico questo progetto anche nella linea estetica, anche se ci servirà tempo per poi essere autonomi.

6- Il vostro progetto si basa sulla comunicazione, sul rapporto con il gruppo, sulla condivisione. Come gestite la comunicazione social? In questo senso, a che progetto di PR avete pensato se Livorno_popolare dovesse diventare una realtà societaria effettiva?

Alessandro: Avendo un manifesto alla base è chiaro che tutto torni sempre a quello specifico ambito valoriale e idealistico. Una delle nostre grandi soddisfazioni è che insieme alle 2500 adesioni, ci sono anche le più di 80 richieste di collaborazione che abbiamo ricevuto in questi giorni. Il team comunicazione ha avuto richieste di qualità: parliamo di cv di gente che ha lavorato con Nike e aziende di alto livello. E non ci sono solo locali, ma proposte e candidature da tutta Italia, di professionisti in carriera, di pensionati, di ragazzi, insomma, tanta roba. Poi noi intercettiamo prevalentemente dal territorio, ma arrivano proposte  per l'ambito grafico, economico e sportivo da ovunque. 

Marco: Per certi aspetti come la comunicazione c'è un gruppo di lavoro di persone laureate. Livorno_popolare è un elemento grafico che ha un suo impatto e un significato. Ad esempio, l'underscore è una chiara vocazione che va ad attaccarsi a una serie di consapevolezze generazionali che legano cose semplici a dinamiche più complesse. C'è un ragionamento dietro che si è fermato a una base preliminare che però vuole crescere e, soprattutto, capire come farlo. Poi in futuro ci sarà un rebranding e bisognerà ridisegnare e ricalibrare il marchio attuale, perché dovremo comunicare a un potenziale interesse mondiale. Però sarà un processo successivo. Ora, Livorno_popolare ha già un'impostazione grafico-comunicativa che per un certo tipo di comunicazione sui social va più che bene. E noi vogliamo provare ad acquisire il Livorno con questo brand. Con l'underscore e tutto.