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Quindi come si decidono le maglie con cui giocare?

Cosa dicono i regolamenti di Serie A e UEFA per la compatibilità delle divise

Quindi come si decidono le maglie con cui giocare?  Cosa dicono i regolamenti di Serie A e UEFA per la compatibilità delle divise

Nelle ultime settimane, durante alcune partite, ci sono stati alcuni casi abbastanza imbarazzanti di confusione fra le maglie delle squadre. A partire da Sivasspor-Basaksehir, con i locali che sotto la neve hanno giocato con un completo bianco, confondendosi con il campo imbiancato. O, ancora più clamoroso - vista la presenza del pubblico allo stadio -, il derby Milan-Inter del 2016, in cui le squadre avevano giocato entrambe con le prime maglie quando in quella stagione tutte e due avevano molto nero, e né dagli spalti né in tv si poteva distinguere bene chi fossero i rossoneri e chi i nerazzurri. Al ritorno, dopo vent'anni, il Milan tornò a giocare un derby con la maglia bianca. Ma per decidere con quale maglia giocare, c'è un procedimento chiaro. 

Ne esiste uno per ogni campionato, e non riguarda soltanto l'accoppiamento da fare durante le gare. Infatti, ci sono delle regole anche per le sottomaglia, per l'utilizzo dei pantaloncini e dei calzettoni, per la presenza di quali (e quanti) sponsor possono essere esposti. Ogni anno, questo vademecum dell'estetica del campionato viene aggiornato in base alle novità accumulate negli anni o, qualora ce ne fossero, a causa di incidenti nelle stagioni precedenti. 

In quello della Serie A è specificato: non è obbligatorio avere più di due maglie. Ogni squadra deve avere una prima e una seconda divisa per alternarsi con i colori della squadra avversaria (teoricamente, da alternare fra partite in casa e in trasferta), ma, se una società volesse averne altre, non ci sono vincoli da parte della Lega Calcio. Le prime due maglie, però, si legge, devono essere "notevolmente in contrasto" a livello di colori - il motivo per cui, fra i completi delle squadre, c'è così tanta disparità fra il modello 'Home' e il modello 'Away' - e prima dell'inizio del campionato, ogni società ha tutte le maglie delle altre squadre del torneo. Un'operazione che serve a poter decidere, su base del confronto, le uniformi di gara che verranno applicate ai giocatori in campo. Ogni completo può avere massimo tre colori, e fra questi, ce ne deve essere uno dominante su tutti e tre le parti del completo - maglia, pantaloncini e calzettoni - sia avanti che dietro. Un quarto colore può essere utilizzato per le scritte o piccoli dettagli. 

Di fatto, prima di un incontro, la terna arbitrale analizza le maglie e controlla che siano rispettati i parametri ufficiali - misure dei loghi e degli sponsor, sia maglia che sul pantaloncino - e anche la differenza cromatica fra le uniformi delle due squadre. Spetta all'arbitro, dunque, accettare la proposta delle due squadre e valutare che non ci siano possibilità di confusione: il principio, è la non confondibilità di colori con la squadra avversaria. In caso ci sia un caso di confusione cromatica, sarà la squadra ospitata a dover cambiare il completo. 

In Serie A ci sono anche delle limitazioni per l'esposizione - ma non la sponsorizzazione - dei marchi legati alle aziende di scommesse - per il Decreto Dignità approvato del 2018. 

Ad esempio, quest'anno la Roma utilizza il giallo, il rosso, l'arancione e anche un rosso più scuro, ma ha le scritte dei nomi e dei numeri in giallo. In questo caso, il template è ammesso perché le due tonalità di rosso sono considerati allo stesso modo e i colori sono tre in totale. Per riprendere il caso del derby, nella stagione 2015/16, l'Inter aveva, nel completo 'Home', pantaloncini e calzettoni bianchi, maglia con nero e azzurro (quindi tre colori) e scritte di nomi e numeri in giallo fluorescente. Questo è il caso classico dei tre colori base più uno per i dettagli. In Serie A, quest'anno, abbiamo visto tendenzialmente sempre un'abbinamento bicromatico. Lazio (biancoceleste, scritte bianche), Parma (bianconero con scritte bianche, gialloblu con scritte blu), Fiorentina (viola nel template, con i dettagli in bianco). 

Nelle competizioni europee il regolamento è invece un po' diverso. Valgono sempre le regole relative ai tre colori, ma ha una differenza fra maglie con le strisce e quelle a tinta unita per le maniche. Quelle con strisce (o anche i modelli ascacchi) possono avere le maniche con un template diverso, mentre le divise di altro tipo non possono avere le maniche di un altro colore o un altro template. In pratica, devono essere il più continuate possibili. Le divise a strisce, invece, devono favorire la lettura del numero dietro, e quindi, possono continuare anche nel lato posteriore, ma con uno spazio lasciato al numero e la nome del giocatore - ovviamente, solo quando c'è confusione: ad esempio, anche il Barcellona ha la maglia a strisce, ma il numero e il nome in giallo non sono ostruiti dalle bande della maglia. 

Inoltre, la UEFA vieta l'esposizione di sponsor di aziende che producono super alcolici o tabacco. In pratica, non ci sono problemi per la birra - l'Heineken è main partner della Champions League -, mentre per eventuali marchi di liquori o vino ci sono restrizioni. Nessun problema per i siti di scommesse. In ogni caso, ogni squadra qualificata per una competizione europea deve rispettare le regole sugli sponsor della federazione della squadra ospitante, e quindi, adeguarsi a quella regola. Lo ha mostrato anno scorso il caso del Valencia nella doppia sfida contro l'Atalanta agli ottavi di Champions. Essendo vietata l'esposizioni dei marchi di scommesse, a San Siro gli spagnoli hanno giocato senza il main partner Bwin, mentre al Mestalla, l'hanno esibito senza problemi.