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Cosa si nasconde dietro l'estetica del Club América?

I migliori design ispirati allo stile messicano e alla cultura azteca

Cosa si nasconde dietro l'estetica del Club América? I migliori design ispirati allo stile messicano e alla cultura azteca

Il design delle maglie da calcio subisce ogni anno influenze diverse: architettura, storia, simboli cittadini ed eventi speciali. Quasi tutti sono riconducibili sotto un’unica macro categoria, ovvero sia la cultura di un determinato luogo. Convertire una maglia in un simbolo culturale non è un processo semplice ma in Messico e nel calcio messicano è più facile unire cultura e Fútbol, grazie allheritage del mondo azteco. Le fotografie perfette di questa dicotomia arrivano da El Tricolor, la nazionale messicana, che con le maglie di USA 94 e Francia 98 - kit storico con la Piedra del SolTenochtitlan e gli elementi del calendario azteco - ha contribuito a trasformare una divisa da gioco in un oggetto dal valore culturale.

Dalla nazionale alla lega messicana, quella che oggi porta il nome di Liga BBVA MX. La nuova ondata stilistica arriva proprio dalle squadre della Primera División de México ed in particolare una, forse la più vicina alla nazionale: ufficialmente è Club de Fútbol América, ma per tutti è il Club América. La storia del primo club della capitale inizia nel 1916, quando due squadre di due diversi istituti si fondono. Il nome arriva sotto suggerimento di Cheto, all’anagrafe Pedro Quintanilla. Si chiamerà América perché la data di fondazione (12 ottobre) coincide con quella della scoperta dell’América nel 1492. La paternità dei colori, però, appartiene a Rafael Garza Gutierrez e German Nunez Cortina che rubano ai rispettivi padri una camicia gialla, consumata e diventata color crema, e un pantalone blu navy debitamente tagliato all’altezza del ginocchio. Per via dei colori diventano per tutti gli Azulcremas, ma il club preferisce un altro soprannome: Las Aguilas, le aquile – icona aperta, perché tornerà utile più avanti. Il valore culturale che ha sulla capitale è riassunto meglio dai tifosi, che ancora oggi nei barrios di Città del Messico dicono che "Si pronuncia Club América ma si legge el mas grande de Mexico".

Al di là del significato storico, il Club América occupa un posto speciale all’interno delle classifiche estetiche del calcio mondiale. FourFourTwo ha definito i kit della squadre come "i più hipster della storia del calcio" ed è impossibile dargli torto. Gli ultimi 35 anni sono stati gestiti da adidas (1984-2000) e da Nike (2000-2021) e le produzioni non hanno mai tradito le attese. La rivoluzione estetica inizia nel 1982, anno in cui per la prima volta appare l’iconico design a V, dove lo chevron non è un semplice elemento stilistico ma ha un significato ben specifico: Vittoria. L’ingresso delle three stripes è interlocutorio, ma nel 1984, anno in cui il brand decide di applicare ai colori del CA – che nel frattempo riacquisiscono vigore, passando dal crema ad un giallo vivo - il design che fa il suo esordio quello stesso anno sulla maglia della nazionale tedesca. La serie di rombi e triangoli rovesciati gialli, blu e rossi ha un duplice valore estetico-culturale: da un lato riprende i pattern più frequenti dei gaban, la versione colorata del poncho messicano; dall’altro i tifosi associano immediatamente quel design alle ali delle aquile del Club América.

L’iconicità della maglia raggiunge livelli altissimi, tanto da essere inserita nelle migliori 50 maglie di sempre dalle riviste specializzate. Il tutto unito al jersey sponsor più conosciuto: Coca Cola. Il lavoro di adidas è incredibile e rivoluzionario sotto determinati punti di vista: nel 1993 inverte la posizione di sponsor e logo, mentre nel 1999 inserisce il logo in all-over sulla maglia, creando un effetto visivo eccezionale. L’inverted triangle è ancora oggi un’invenzione riconoscibile da tutti.

Subentrare dopo un lavoro svolto così brillantemente non è semplice, ma Nike riesce ad alzare ancora di più l’asticella dopo un periodo di transizione complicato. Da 2005 in poi, lo swoosh ha ripreso l’estetica hipster dei kit del club, mixandola con la cultura messicana. Nel 2007 viene scelto un design che riprende le ali di un’aquila, riprodotte sulla manica sinistra dei giocatori e dei portieri. A proposito di portieri, Nike riprende anche un’altra tradizione messicana, interrotta con Jorge Campos ma mai dimenticata. Guillermo "Memo" Ochoa, storico portiere dell'Águilas e della nazionale, nel 2008 lavora a stretto contatto con i designer Nike per creare una maglia speciale che riprenda le figure di Atlantide a Tula, che per anni hanno ispirato gli scultori aztechi nella raffigurazione di guerrieri. Nel 2012 continua il viaggio nell’estetica preispanica e la stampa all-over in blu di "CA1916" è un’altra tappa fondamentale dello stile degli Azulcremas.


Il 2016 è un anno importante, sia per i 100 anni dl club che per i 50 anni dello Stadio Azteca. Per l’occasione la maglia è granata in onore del Torino, primo avversario in quel tempio sacro del Club América. Il cerchio si chiude con le terze maglie degli ultimi due anni. Nel 2019-20 si sceglie un colore inusuale che verrà ribattezzato come "Aztec Turquoise", accompagnato dal pattern del 1994 e da Maquizcohuatl, il serpente a due teste simbolo dell’impero azteco riprodotto sul colletto. Nel 2020-21, invece, Nike ha deciso di omaggiare Ochoa, riprendendo il design della maglia del 2008: l’ispirazione è stata il "Caballero Águila", una figura quasi mistica che nell'immaginario azteco si distingue per carisma e leadership.