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L'evoluzione del fit delle maglie da calcio

Dalle slim degli anni ‘80 alle baggy di oggi

L'evoluzione del fit delle maglie da calcio Dalle slim degli anni ‘80 alle baggy di oggi

Le maglie da calcio seguono trend come fanno gli altri prodotti e il fit è una delle cose che è più visibilmente cambiata con il passare degli anni. Ogni epoca sportiva ha il proprio stile, le sue peculiarità ed è simbolo di uno standard estetico definito. Il modo di indossare le maglie molto spesso dipende dalle tendenze che i giocatori di maggior impatto estetico hanno in un determinato momento storico e di conseguenza i brand che producono e lanciano sul mercato le football jersey si adattano alla domanda stilistica del mercato. Dagli anni '80 ad oggi sono individuabili 5 ere stilistiche che, soprattutto a livello italiano dove la maglia è considerato un oggetto quasi mistico, hanno segnato il cambiamento estetico. Dall’ultima moda di Messi fino a Platini, da Bellerín a Del Piero, passando da brand e modelli che hanno completamente rivoluzionato lo stile in campo.

 

80s | Uno slim primordiale

La Serie A degli anni '80 ha rappresentato per molti l’epoca d’oro del calcio italiano - e non solo tecnicamente e tatticamente. Il fit delle maglie di questo decennio era decisamente attillato, declinato a seconda della propria personalità: la versione bianconera di "Le Roi" ha sempre preferito la maglia fuori dai pantaloncini, mentre giocatori come MaradonaSocratesVoller e Scirea hanno preferito creare un continuum con i calzoncini. L’estro e il genio contro l’eleganza e lo stile, anche se il fit compatto è il fil rouge tra tutti i grandi dell’epoca.

La fisicità dell’epoca non è una caratteristica predominante e lo stile delle maglie tra vantaggio e charme dai corpi ancora esili dei giocatori. La componente fisica, che si evolverà gradualmente nei decenni successivi, avrà un grande impatto sulla scelta della vestibilità delle maglie da gioco.


90s | Baggy and cozy

Bastano 10 anni per rivoluzionare tutto. Il fit degli anni '90 è diametralmente opposto rispetto a quanto visto sulle maglie Kappa di Juve e Roma o ancora su quelle adidas del Verona campione d’Italia nel 1985. I giocatori tendono ad indossare maglie larghe, di almeno una misura più grande rispetto a quella giusta, esaltando movimenti e scatti. L'Inter di Ronaldo e Zamorano è una delle fotografie migliori, insieme alla Lazio di Beppe Signori e alla Viola di Batistuta. Anche i brand cambiano, assecondando le richieste di club e giocatori e seguendo un trend che alla fine del XX secondo sembra dilagante.

La maglia larga e cozy - inserita rigorosamente dentro i pantaloncini, che nel frattempo iniziano ad allungarsi - era utile anche in fase di 1vs1: gli strattoni dei difensori venivano notati meglio se chi li subiva riusciva a mostrare all’arbitro parte di maglia fuori dai calzoncini. Tenete aperta l’icona “arbitraggio” perché tornerà utile più avanti.

 

2000s | La maglia come "seconda pelle"

Gli anni 2000 possono ridursi ad una sola parola: Kombat. La rivoluzione che Kappa introduce nella stagione 2000-01 estremizza il concetto stesso di fit della maglia. Il modello Kombat è praticamente una seconda pelle per i giocatori. I primi ad indossarla saranno i giocatori della Roma, con Totti&Co. che inaugurano la nuova maglia e il nuovo sponsor tecnico con la vittoria dello scudetto.
È una maglia dall’aderenza elasticizzata, esteticamente molto particolare ma allo stesso tempo molto utile. Essendo molto sottile, era difficile per gli avversari anche solo aggrapparsi alla maglia. In quei rari casi in cui lo strattone andava a buon fine, era così evidente che obbligavano l’arbitro a fischiare. La Kombat diventa così un’arma importante, soprattutto per giocatori veloci come Totti e Nakata.

La Kombat esordisce anche a livello internazionale, con la Nazionale italiana che indosserà una versione 1.0 in Olanda-Belgio per Euro2000 e una versione 2.0 nei mondiali nippocoreani del 2002. 


10s | L’era del fit ibrido

Il fit della maglia continua ad evolversi, ma si arriva al punto in cui non esiste un unico trend. I brand si dividono e inizia un periodo in cui ogni calciatore e ogni club fa scelte seguendo la propria natura, dando priorità alla comodità e alla vestibilità. Contemporaneamente, quindi, da un lato c’è Kappa che continua ad evolvere la sua Kombat (la versione più estrema sarà quella 2016-17 che indosseranno i giocatori del Napoli), dall’altro brand come Nike e adidas scelgono una via intermedia. Inter e Milan non vestiranno quasi mai maglie aderenti, ma Adriano e Ibra non indosseranno mai maglie larghe quanto quelle del Fenomeno; lo stesso vale per Ronaldinho e Beckham, neanche lontanamente vicini al fit che preferivano Weah e Boban. 

È l’epoca delle rivoluzioni tecnologiche più importanti: Nike sperimenta e implementa il Dri-Fit, mentre adidas lancia sul mercato la prima maglia che pesa 100g. La tecnologia e la moda nel calcio iniziano ad essere sempre più elementi rilevanti all’interno delle dinamiche del mercato delle maglie, con nuovi brand che puntano a colmare il gap con i grandi colossi. 

 

20s | Un nuovo inizio vintage

Leo Messi è uno dei migliori calciatori della storia del gioco, ma quando si parla di stile è meglio cercare altri riferimenti.  Eppure è stato tra i primi quest'anno a reintrodurre l’oversize. Lo stile "baggy" si ritrova oggi nei giocatori più attenti all’andamento della moda come Héctor Bellerín, come Jadon Sancho, come Serge Gnabry o nello stesso Neymar. Si direbbe che c’è tanto di Allen Iverson nel modo in cui questi giocatori vestono le maglie di gioco e nel fit che preferiscono in campo. Poi, però, entrano in gioco anche i pantaloncini. La scelta dei giocatori più hype è quella di mixare gli stili: da un lato le maglie con fit larghi, dall’altro pantaloncini cortissimi come negli anni ‘80.