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Le migliori mascotte del mondo del calcio

Da Pinocchio di Euro80 alla leggenda di Gunnersaurus

Le migliori mascotte del mondo del calcio Da Pinocchio di Euro80 alla leggenda di Gunnersaurus

Gli effetti più strani del lockdown, della pandemia e di un calcio completamente diverso da quello che siamo abituati a vivere possono essere le più diverse. Il mondo della Premier League è stato sotto shock per poco più di 24 ore, dopo la notizia del licenziamento forzato di Gunnersaurus, la storica mascotte dell'Arsenal che dopo 27 anni di onorato servizio lascia l'Emirates Stadium e il club. Il simbolo del club di Londra creato dal tifoso Peter Lovell aveva esordito il 20 agosto 1993 ad Highbury in occasione del match contro il City, e da allora non ha più guardato indietro. La chiusura degli stadi ha obbligato la dirigenza dei Gunners ad una scelta tanto difficile quanto obbligata, ma l'intervento di Mesut Özil ha stravolto tutti i piani: "Ero tristissimo quando ho appreso la notizia. Per questo motivo ho mi sono offerto di rimborsare all'Arsenal l'intero stipendio della nostra mascotte finché sarò un giocatore di questo club". 

La rocambolesca vicenda di uno dei simboli storici del calcio inglese contribuisce a riportare alla luce uno tra gli elementi estetici e culturali più sottovalutati del mondo del football. Le mascotte si sono evolute esattamente come il contesto entro il quale si muovono, con alcuni club che hanno osato e hanno trasformato il proprio simbolo in campo in un personaggio virale che trascende il mondo sportivo.

Le mascotte si associano spesso a dei singoli club, ma soprattutto sono il volto di competizioni a livello internazionale come i Giochi Olimpici e campionati del mondo. Come spesso succede, l'Italia è stata antesignana di questo trend sin dagli anni '80, quando per la prima volta viene presentata una mascotte per un campionato europeo di calcio. Per Euro80, giocatosi a Milano, Roma, Torino e Napoli, esordisce Pinocchio, il personaggio fiabesco conosciuto in tutto il mondo. La creatività italiana entra di diritto nella storia 10 anni dopo, quando viene lanciata "Ciao" come mascotte dei mondiali di calcio dl 1990. Anche in questo caso, l'Italia dimostra tutto il suo spirito pionieristico: la silhouette composta da cubi tricolori sarà la prima costruita in maniera tridimensionale.

A livello di club, invece, la mascotte è sempre stata un punto di contatto tra il pubblico e il campo, tra il tifoso e il giocatore. La scelta del simbolo non è così scontata e, in determinati casi, è geniale. Gli esempi arrivano da ogni parte del mondo: dagli USA dove la cultura calcistica non è ancora a livello delle sue infrastrutture, dall'Inghilterra da sempre visa come la madrepatria del calcio, dall'Italia delle innovazioni fino alla Francia e alla Germania. 

L'atmosfera dell'Upton Park prima e dell'Olympic Stadium poi non sarebbe la stessa senza le note di "I'm Forever Blowing Bubbles" e senza Hammerhead, la mascotte della squadra di Stratford. Hammerhead è sostanzialmente un Transformers che non ci ha creduto fino in fondo, passando dall'idea di diventare un Autobot a quella di essere a tutti gli effetti un "martello che cammina". Accanto alla stravagante figura di Hammerhead, dall'Inghilterra arriva un altro personaggio fuori dal normale: alle partite interne del West Bromwich Albion è sempre presente Boiler Man, letteralmente un uomo vestito da boiler. che affianca la vera mascotte: Baggie Bird. Dal 2018, per motivi puramente commerciali, gironzola per il campo una caldaia che è presa di mira dai cori più divertenti dei tifosi.

Superando la Manica, si arriva in Francia e in Germania. I francesi si lasciano ispirare dai videogiochi cult, con il Metz che sceglie un drago simile a "Spyro" come mascotte. La versione del club, però, è un po' diversa: Grayou prende le mosse da una leggenda del posto che narra di una creatura mostruosa che è rimasta in città per tanti anni prima di essere sconfitta da St. Clement of Metz, il santo patrono del posto.

I cugini tedeschi hanno una grande tradizione con le mascotte e hanno probabilmente le soluzioni più geniali mai inventate. Il giro inizia da Stoccarda, dove Fritzle è un simpatico coccodrillo che accompagna le partite casalinghe del Verein für Bewegungsspiele Stuttgart. Andando verso nord si incrocia prima Colonia - la cui mascotte non è travestita ma è semplicemente una capra, Hennes IX, il simbolo del club, esattamente come la Lazio utilizza Olimpia - e poi Gelsenkirchen, dove la mascotte è, anzi non è proprio nulla: dagli annuali si derubrica che Erwin non ha un "anatomical sense" perché non si capisce cosa rappresenti realmente. Ultima tappa del tour è Lipsia, dove non può che regnare Bulli, un toro rosso.

Mentre in Italia regnano Romolo (il lupetto della Roma), Jay (la zebra della Juventus), Diavoletto (il diavolo del Milan), il Gunnersaurus-gate ha risvegliato la voglia di mascotte.