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Cosa ci ha insegnato e cosa dovrebbe ricordarci "Il sapore della vittoria"

A 20 anni di distanza dall'uscita del film, quanto è cambiato il mondo dello sport?

Cosa ci ha insegnato e cosa dovrebbe ricordarci Il sapore della vittoria A 20 anni di distanza dall'uscita del film, quanto è cambiato il mondo dello sport?

"Lato sinistro. Lato forte."

Se in queste parole non fate rientrare parte della vostra vita o parte della vostra esperienza sportiva e cinematografica, vi siete persi un capolavoro. Sono le parole che sanciscono la pace tra Gerry "Gary" Bertier e Julius Campbell nel film di Boaz Yakin "Il sapore della vittoria - Uniti si vince" (Remember the Titans in originale), una delle pellicole Walt Disney più trasversali di sempre. Per chi non conoscesse, la trama si basa sulla vera storia della stagione 1971 della squadra di football del liceo T. C. Williams High School di Alexandria, in Virginia. Una storia fatta di sport, di amore e di odio, di sconfitte (sociali) e di vittorie (sportive), fuse in una lezione di democrazia che esalta lo sport come veicolo del cambiamento umano.

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Non spoilereremo l'intera storia, perché se non avete già dato dovreste rimediare il prima possibile - il film è disponibile su Disney+ in italiano e in originale su YouTube. Chi, invece, ha visto, consumato e imparato praticamente a memoria le battute di Gary, di coach Boone, di Petey, di Rev, di Julius, di Raggio di Sole, di Lastik, di coach Yoast, di Sheryl e di Alan, sa quanto valore ha un film che ha cambiato la percezione dello sport per tanti. Boaz Yakin, uno dei maestri nel saper adattare storie vere al grande schermo, sceglie temi ed elementi molto significativi: da un lato la lotta alla segregazione razziale (abolita in Virginia nel 1965 ma on strascichi che dureranno ancora nei successivi 10), dall'altro il football liceale, che in quella porzione di mondo equivale ad uno stile di vita oltre che essere uno dei principali pilastri ideologici della nazione. 

A 20 anni di distanza dall'uscita di "Remember the Titans", il mondo (e di conseguenza lo sport) non sembra essersi completamente liberato dal male che a suon di scontri, di placcaggi, di allenamenti notturni e di discorsi motivazionali hanno combattuto 50 anni fa. Le idee di Denzel Washington e di Will Patton - che interpretano magnificamente i due coach - riecheggiano ancora oggi, più forti che mai, a ricordare il ruolo sociale dello sport, una forma culturale superiore alla stessa società e uno dei veicoli di cambiamento più potenti che esista al mondo.

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Ma se c'è una cosa che rende "Il sapore della vittoria" un film speciale, quella è la sceneggiatura. I dialoghi scritti da Gregory Allen Howard sono naturalmente romanzati e riadattati al mondo cinematografico - sapere che il discorso che coach Boone fa ai suoi ragazzi al cimitero di Gettysburg alle prime luci dell'alba non è mai accaduto realmente spezzerà il cuore di tanti - ma in molti casi hanno lasciato il segno. Ci sono quattro momenti in cui il lavoro di Howard riassume la morale e il senso della pellicola Disney, tutti riassumibili in 4 quote.

"Sì, ecco il mio santuario, eccolo qui. Fuori il vortice dei disordini e degli odi e qui, sempre tutto uguale: lotta, sopravvivenza, vittoria, sconfitta... È soltanto un gioco, ma io lo amo"

Herman Boone conosce la sfida più grande per i suoi ragazzi e la affronta di petto, senza perdere contatto con la triste realtà che circonda la squadra. Sa che lo sport è il mezzo grazie al quale i giovani Titans si realizzeranno e sa che la cultura sportiva è l'arma migliore per combattere il razzismo. Il concetto è potente e semplice: quello che c'è fuori non deve influenzare il gioco, ma il gioco e quello che trasmette deve poter influenzare ed ispirare gli altri. Nella vita c'è tutto, si perde e si vince, ma non deve mancare l'amore per chi crede in determinati valori.


"Avevo paura di te, Julius. Paura di quello che non conoscevo. Ora mi rendo conto che odiavo mio fratello"

Dopo essersi scontrati, dopo essersi chiariti sui propri ruoli e dopo essersi fatti la guerra per quasi tutta la durata del camp, Julius e Gary diventano amici e superano l'idea che il colore della pelle possa essere un ostacolo. Nel momento in cui Gary non può giocare le partite decisive, Julius passa a trovarlo in ospedale. In un momento di estrema fragilità e intimità, il linebacker ammette di essere stato spaventato dalla persona che ora chiama "fratello" solo perché frenato da preconcetti e pregiudizi, senza conoscerlo realmente. Una grande lezione di vita riassunta in due semplici frasi. Lo sport dà la possibilità di conoscere e conoscere significa migliorare la propria ideologia.



"Tra bianchi e neri, dice la gente, non può funzionare. Ma qui da noi facciamo in modo che funzioni. Abbiamo i nostri contrasti naturalmente, ma sempre, prima che si trasformino in odio, ci ricordiamo sempre dei Titans"

La piccola Sheryl Yoast, la figlia del coach, che diventa grande e racconta forse la verità più grande dell'intera storia. Sembra rassegnata all'idea di un rapporto che non può funzionare, rassegnata a differenze che separeranno sempre due correnti di pensiero. Queste differenze, però, non esistono e soprattutto non possono trasformarsi in odio. Basta il ricordo, il ricordo di un passato non da cancellare ma da ribaltare, da prendere come punto di partenza per fare in maniera diametralmente opposta. L'esempio dei Titans va in questa direzione: ricordarsi delle loro battaglie, della sinergia che si è creata al di là del colore della pelle all'interno di una società che stenta a eliminare dall'immaginario collettivo la segregazione razziale.



"Lato sinistro, lato forte"

Quattro parole per la sintesi perfetta della legacy dei Titans. Due personaggi ad inizio film così diversi, così lontani ideologicamente, che dicono due cose uguali in due forme diverse. In quel "Left side, strong side!" c'è tutto il cambiamento che lo sport può insegnare, ci sono tutti quei contrasti di cui parlava Sheryl e tutti gli sforzi che solo una cultura come quella sportiva sa promuovere.

I film si dividono in due grandi categorie: quelli che ti esaltano al momento e quelli che ti lasciano dentro qualcosa per sempre. Il sapore della vittoria, i Titans, Ronnie Bass e Alan Bosley, Jerry Harris e Louie Lastik, Gerry Bertier e Julius Campbell, Herman Boone e Bill Yoast, Petey Jones e Darryl "Blue" Stanton, tutti ci hanno insegnato tanto e ci insegnano ancora tanto. In un'intervista del 2015, Denzel Washington - che ha vinto due premi come "migliore attore" grazie ai Titans - ha detto "I don't think it's a football movie, I think it's a movie about the potential of the human spirit". Ecco cosa sa essere lo sport: l'esaltazione dello spirito umano.