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I nuovi dress code delle panchine

Dal parka di Farke ai maglioni Stone Island di Guardiola: per i tecnici è il momento di una rivoluzione fashionista

I nuovi dress code delle panchine  Dal parka di Farke ai maglioni Stone Island di Guardiola: per i tecnici è il momento di una rivoluzione fashionista
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nss sports

Nell’ultima finale di Champions tra Bayern e PSG, Hansi Flick ha scelto uno stile a cavallo fra l’eleganza e la comodità, con pantaloni e polo total blu del club. Ugualmente ha fatto Thomas Tuchel con i capi PSG prodotti in collaborazione con Jordan. Sempre in Champions League è arrivato in semifinale anche il Lipsia di Nagelsmann, tecnico prodigio di 33 anni che in quanto a gusti di moda si è sempre evidenziato. L’allenatore tedesco, per gli outfit scelti, in Germania è un’icona sportiva, tanto che la Bild lo ha definito “l’hipster della Bundesliga”: dal cardigan rosso scelto per la gara di Champions contro il Manchester City (quando allenava l’Hoffenheim) alle camicie a scacchi Ralph Lauren (sempre modello Classic Fit Plaid Poplin) nelle gare tedesche. 

L’exploit della moda nel calcio non è più un fenomeno solo dei calciatori: di fronte a migliaia di spettatori e perennemente davanti le telecamere, anche gli allenatori vogliono offrire la loro immagine perfetta, quella che sentono possa rappresentarli al meglio. E ognuno ha il suo stile. 

Pep Guardiola è stato un innovatore anche nel mondo degli outfit per gli allenatori, capace di andare oltre il binomio tradizionale di completo o tuta. L’allenatore catalano sa essere molto elegante ma anche casual, con lo sfoggio di diversi (e colorati) knitted jumper Stone Island e, soprattutto, sempre del brand italiano, di un iconico Soft Shell-R Hooded. Tra l’altro, da un po’ di tempo indossato senza badge. Il motivo dell’esclusione del marchio Stone Island dalla manica del braccio sinistro è probabilmente dovuta a ragioni di sponsor, visto che il City, da gennaio 2019, ha come partner anche Dsquared2, che recentemente ha fornito i Citizen con dell’interessante materiale off the pitch. Eppure Guardiola ha perso un po' la sua eleganza. I maglioni sono stati sostituiti da un imprevedibile matrimonio con le felpe - del club - e le sneakers.

"Io, gli allenatori che si presentano a bordo campo con la tuta li multerei: stai rappresentando la società, non puoi metterti la tuta!" disse Max Allegri a GQ nel 2013. Ma non è strano. L’ex allenatore di Milan e Juventus è da sempre un’icona di stile in panchina, tutto giacca, cravatta e cappotti fino al ginocchio. Ma adesso in panchina il trend è cambiato. Il completo e le cravatte sono concetti superati. La rigida separazione tra casual ed eleganza, a partire dagli anni Duemila, si sta assopendo sempre di più: una rivoluzione del dress code iniziata (e progredita) dal personale dalle aziende tech, di cui Mark Zuckerberg ne è l’esempio più famoso. La camicia può andare benissimo senza giacca, la t-shirt (anche scollata) può essere indossata sotto. L’eleganza inflessibile degli avvocati di Suits o dei banchieri londinesi di Diavoli è un principio scavalcato, perché le nuove generazioni, soprattutto i Millennials che lavorano nelle aziende digitali o in generale tech, hanno introdotto nel mondo del lavoro nuovi modi di vestire in ufficio, e il tramonto dell’abito del banchiere o dell’assicuratore è un fenomeno in atto già da qualche anno.  

Altre mode in panchina sono lo stile classico di Zidane al Real Madrid, che quando non ha il completo del club, veste con blazer e cappotti lunghi firmati Mango; sobrio ed elegante anche Luis Enrique, a cui non mancano mai un paio di sneakers ai piedi - tendenzialmente si è fatto vedere con delle Common Projects Achilles nere o bianche -, mentre Pochettino è un altro che ci tiene ad apparire stiloso, come dimostrano anche le parole del presidente Levy nella nuova docuserie sul Tottenham - in questo senso, sono diventati iconici i suoi blazer e i maglioni Aquascutum, brand londinese. Per par condicio, visto che si parla di Tottenham, va citato anche Mourinho, che sempre nel documentario di Amazon All or Nothing: Tottenham Hotspur si presenta in campo con dei cappotti impermeabili in perfetto stile british: negli ultimi anni ci ha abituati a degli esempi di Made in Italy molto eleganti, come il cappotto Bruno Cucinelli dei tempi interisti e sfoggiato talvolta anche a Manchester. Un outfit decisamente migliorato - e anche molto austero - dopo le improponibili cravatte dei tempi al Porto o all’Inter. In generale, in Premier League ogni allenatore ha un suo stile e l'iconicità degli allenatori passa anche dal loro modo di vestire. 

Il Loco Bielsa porterà la nuova divisa sociale del Leeds (firmata adidas) su tutti campi della Premier League; Sarri - apostolo della tuta societaria nel calcio moderno - si è arreso ad una polo (del club) a maniche lunghe, praticamente la cosa più vicina al suo stile da tuta h24. Per questi allenatori, evidentemente, tale è lo stile che meglio li identifica. Bielsa e Sarri sono due esempi di allenatori nerd, professionisti tutto casa e campo che vivono delle ore spese in allenamento e nelle sale video ad analizzare l’avversario. La tuta, per questi personaggi, è un’identificazione con il proprio stile professionale, in cui non c’è spazio per il glamour: esiste solo il campo, e la tuta è l’elemento che può renderli più vicini ai loro giocatori, che può portarli ancora più dentro il rettangolo verde. Perché solo questo conta per quelli come loro.   

In tutto ciò anche i brand giocano un ruolo nella scelta degli outfit. In Premier League, ad esempio, quest’anno sono andate molto le tute - Klopp docet -, e gli sponsor tecnici hanno avuto molta visibilità grazie agli outfit scelti dai manager - come la tuta sociale adidas di Nuno Espirito Santo. Klopp, appunto, era vestito interamente New Balance: la tuta che utilizzava era un capo notevole anche off the pitch, tanto che le divise e i k-way dell'allenatore tedesco erano diventati modelli iconici del brand americano. New Balance aveva disegnato una signature shoes per Klopp, la NB1 x Jurgen Klopp 990W3, sempre indossate dall’allenatore tedesco a bordo campo. Da un lato, quindi, con le divise sociali i tecnici riescono a stare più comodi, dall’altra, lo sponsor tecnico ci guadagna in visibilità.