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Author Filippo D’Asaro
Artwork Andrei Warren
3D Production Misato Studio
Production nss factory

Il silenzio assordante della nuova Champions League

Una breve riflessione su come cambia la competizione più importante del calcio senza stadio e senza tifosi

Le note delicate dell’inno della Champions League, la telecamera che passa sui volti concentrati dei giocatori e infine il boato: tutto lo stadio - non importa la tifoseria - aspetta quel momento, THE CHAMPIONS!!!! Tra tutti i riti pagani del calcio contemporaneo, quello dell’inno della Champions League è forse il più solenne, osservato e rispettato perché mette insieme tutti, i giocatori, gli arbitri, le società, la UEFA e appunto nel boato finale i tifosi che in quel urlo esprimono la preghiera e la speranza di diventare i Campioni.

Nella Champions League 19-20 che entra oggi nella sua inedita fase finale a Lisbona, mancherà più di ogni altra cosa quell’urlo liberatorio che scaricava la tensione prima di ogni calcio di inizio. Tra i protagonisti sopra citati, gli unici materialmente esclusi per cause di forza maggiore sono i tifosi e questo renderà - nel bene e nel male - unica la Champions League che sarà assegnata nel prossimo mese.

Il silenzio assordante della nuova Champions League Una breve riflessione su come cambia la competizione più importante del calcio senza stadio e senza tifosi
Il silenzio assordante della nuova Champions League Una breve riflessione su come cambia la competizione più importante del calcio senza stadio e senza tifosi
Il silenzio assordante della nuova Champions League Una breve riflessione su come cambia la competizione più importante del calcio senza stadio e senza tifosi
Il silenzio assordante della nuova Champions League Una breve riflessione su come cambia la competizione più importante del calcio senza stadio e senza tifosi
Il silenzio assordante della nuova Champions League Una breve riflessione su come cambia la competizione più importante del calcio senza stadio e senza tifosi

“Non dimentichiamoci che gli ultras hanno anche trasformato lo spettacolo negli stadi. Prima del loro arrivo l’unico spettacolo era limitato al campo, da cinque decenni invece lo spettacolo è anche sugli spalti.” così Sébastien Louis - sociologo francese e specialista del tifo radicale in Europa - in una delle sue opere definisce i tifosi come “gli altri protagonisti del calcio”. In effetti più che il rigore di Salah che ha deciso la scorsa finale tra Liverpool e Tottenham, le immagini più usate sui feed dei social e nelle news dei telegiornali erano quelle dei tifosi dei Reds in lacrime, mentre con le braccia tese mostravano le sciarpe e cantavano:

Walk on, walk on
With hope in your heart
And you'll never walk alone

Lo spettacolo era nel breve ma significativo ribaltamento dell’attenzione: i giocatori che ammirano i tifosi e tifosi che diventano protagonisti. Il grande palcoscenico internazionale della Champions League come offre visibilità alle giovani promesse sul campo, lo fa anche alle tifoserie blasonate che negli ultimi anni sono state relegate alla periferia del calcio europeo. Dalla curva dell’Olympiakos e dei loro gemelli balcanici della Stella Rossa, fino agli stadi in Turchia, senza scordare il muro giallo del Westfalenstadion o gli spalti verdi di Celtic Park a Glasgow.

La Champions League è stata usata dalle tifoserie come palcoscenico d’onore per cori e coreografia, ma anche per protestare e far sentire il loro peso all’interno del grande circo del calcio su questioni come il costo proibitivo dei biglietti negli stadi, gli altri grandi assenti da questa Champions.
Sì perché nonostante le due strutture che ospiteranno la competizione a Lisbona - lo Stadio Da Luz e lo Stadio Josè Alvalade - siano di livello eccezionale, una componente del fascino della Champions è il pellegrinaggio dei tifosi nelle varie cattedrali del calcio europee. Dalle travi di San Siro fino agli spalti vertiginosi del Santiago Bernabeu, passando per il Teatro dei Sogni a Manchester e capolavori contemporanei come l’Allianz Arena di Monaco, lo stadio ha la funzione di accogliere i protagonisti ed entrare di diritto nella toponomastica della storia sportiva europea.
Proprio ai tifosi e agli stadi della Champions League è legato l’evento più tragico della storia del calcio europeo: la strage dell’Heysel durante la finale tra Juventus e Liverpool in cui morirono 39 persone, di cui 32 italiane, e ne rimasero ferite oltre 600. Fu lo spartiacque per la costruzione degli stadi di nuova generazione, e il modo peggiore per i tifosi di reclamare la loro presenza e importanza in una manifestazione sportiva.

La Final Eight di quest’anno sarà priva di tifosi e stadi e in molti si stanno chiedendo cosa sarà del calcio senza questi due protagonisti. È facile soffiare nel vento conservatore di chi non vuole scendere a compromessi con la società contemporanea e si accontenta dei rimpianti del “calcio di una volta”, quello fatto di valori semplici e genuini, ma chi celebra si scorda che era anche il posto dove razzismo e prepotenze erano più che ammesse. Sarà straniante vedere i giocatori combattere per il trofeo più importante in mezzo al vuoto assordante dello stadio, sperando che la UEFA non si spertichi in soluzioni fantasiose fatte di cori registrati e proiezioni digitali.

L’assenza del tifo deve essere testimoniata, deve pesare sulla partita, per avere una prova chiara che il calcio senza tifosi viene spogliato di quella patina epica di scontro tra fazioni e ridotto tragicamente a quello che è: un puro atto di confronto sportivo tra due contendenti. Sarà una Champions League diversa, eccezionale nel senso più puro della parola. La malinconia è un sentimento che i tifosi di calcio conoscono bene, ma non deve essere il presupposto con cui affrontare dal divano una Champions League di fronte alla più preoccupante esperienza che il mondo globalizzato abbia mai affrontato. Nel calcio senza tifosi alcuni tra gli esteti del campo e della tattica sono appagati dal sentire le indicazioni degli allenatori a guardare i movimenti della squadra piegarsi alle parole strillate dalla panchina; altri dall’osservare meglio le maglie, altri ancora rimangono affascinati dai rumori del calcio. Chi ama il calcio troverà il modo di farlo anche così, senza però scordarsi che la vita è lì sugli spalti a gridare ad occhi chiusi: THE CHAMPIONS!!!!!!!