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Anche Alphonso Davies è un giocatore differente?

Il terzino del Bayern è il prototipo del giocatore che sa utilizzare i social senza mai annoiare

Anche Alphonso Davies è un giocatore differente? Il terzino del Bayern è il prototipo del giocatore che sa utilizzare i social senza mai annoiare

Di frasi del tipo "è un giocatore differente" se ne leggono tante e spesso le aspettative che i media creano attorno ad un talento non corrispondono al vero. Alphonso Davies, però, è l'eccezione che conferma la regola. Sì, perché il giocatore canadese è completamente diverso dagli altri suoi coetanei, in tutto e per tutto. Tralasciando le caratteristiche tecniche e fisiche - nessuno in questo momento è in grado di raggiungere la velocità record di 36.51 km/h - il #19 dei Bayern Monaco è il nuovo prototipo di calciatore in termini di immagine pubblica e rappresentazione di sé lontana da un campo da gioco. 

All'alba dei suoi 20 anni, Davies ha già frantumato la maggior parte dei primati che potevano essere frantumati, ma gli aspetti più sorprendenti sono off-the-pitch, lontani da quell'erba che ora ama più grazie ai genitori e agli amici che per vocazione in senso stretto. La storia che c'è dietro un ragazzo che assomiglia tanto ad un predestinato è tanto emozionante quanto drammatica. I ricordi non sono sbiaditi e, anzi, Alphonso Davies li sfrutta per affermare la propria voglia di essere unico nel suo genere. Il ricordo della minuscola "casa" nel campo profughi di Buduburam in Ghana, lontana da quella Liberia che ha dovuto lasciare per via della guerra civile, sono uno dei motivi per i quali Davies è così unconventional. Sono unconventional i ricordi, sono unconventional i modi di fare, sono unconventional i suoi profili social e la proiezione di sé non legata al calcio. E non per tutti il concetto di "precocità" ha risvolti balotelliani. Passare nel giro di 5 anni dagli Edmonton Strikers e dai Vancouver Whitecaps – con i quali esordisce in MLS a 15 anni, 8 mesi e 15 giorni – alla Nazionale Canadese e al Bayern Monaco non è immediato se non c'è una materia prima diversa dagli altri elementi naturali.

Perché Davies è come il jolly che peschi nei pacchetti per Ultimate Team di Fifa, il bug di sistema che ti proietta in un futuro che sembra sempre troppo lontano e che invece è già qui: contro il Borussia Dortmund, alla ripresa della campionato, ha stravinto il duello a distanza con Hakimi, nella partita per il titolo contro il Werder Brema ha toccato i 37 km/h in uno scatto. Nel calcio muscolare e ipercinetico del XXI secolo, Davies appare comunque più forte, più veloce, più tutto di tutti, un giocatore già fatto e finito nonostante non abbia ancora 20 anni.

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Una superstar nel senso più puro del termine, il volto nuovo del calcio globale e globalizzato, che sa rendersi appetibile per i grandi brand anche attraverso la cura della propria immagine social. E se su Instagram, ad eccezione delle stories che rivelano la sua anima da sneakerhead incallito, la comunicazione è scarna, quasi minimale nel limitarsi alla condivisione di immagini relative all’ultima partita, agli allenamenti e ai post promozionali di Nike, su TikTok Davies ha tracciato il nuovo profilo del calciatore social: divertito, divertente e in grado di proporre contenuti sempre nuovi e coinvolgenti. Un intrattenitore in piena regola, che fa della sua quotidianità lo spettacolo preferito di quasi un milione di followers. Il suo video-parodia di una delle scene più famose di Brooklyn Nine-Nine – in cui interpreta, da solo, cinque personaggi che cantano al ritmo di "I Want In That Way" dei Backstreet Boys – è stato uno dei più visti, cliccati e scaricati durante il lockdown. La sua interpretazione di "I Will Always Love You" è la dimostrazione di un'espressività da stand-up comedian consumato, fonte di ispirazione costante per l’universo memetico di cui è contento, anzi orgoglioso, di far parte. Si tratta di quella comunicativa tipica degli sportivi americani, che Davies sta sdoganando con successo anche in Europa, e che costituisce la nuova frontiera dell’interazione tra atleti e tifosi, soprattutto quelli più giovani. Semplice, diretta, immediata: “Tutti i video che vedete sono frutto delle idee che mi vengono mentre sono steso sul divano” ha dichiarato in un’intervista a Bayern club magazine 51. “Credo che tutto funzioni meglio quando non ti prendi troppo sul serio, così come penso che una certa dose di autostima non faccia male. L’importante è trovare il giusto equilibrio tra le cose: credi in te stesso e cerca di non essere sempre arrabbiato”.  

La sua spontaneità è il mezzo ideale per veicolare qualsiasi tipo di messaggio nell’era dei social media, il suo profilo aderisce perfettamente a ciò che le aziende cercano quando si tratta di individuare il testimonial ideale per espandersi in mercati che non sono necessariamente legati al campo. Non è un caso che, nel 2018, la MLS abbia scelto lui per un discorso a supporto della candidatura di Stati Uniti, Canada e Messico ad ospitare il Mondiale 2026:

E se vi sembra tutto ancora troppo lontano non dimenticate che il tempo corre veloce. Proprio come Alphonso Davies. Il futuro è già oggi.