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Le Diadora di Roberto Baggio

L'icona calcistica che ha fatto la storia di un brand

Le Diadora di Roberto Baggio L'icona calcistica che ha fatto la storia di un brand

In principio fu Roberto Filippi: era il 1980 quando Diadora pensò per il mediano del Napoli un paio di scarpini totalmente bianchi che colpissero l’immaginario collettivo. Sedici anni dopo, in un San Siro deserto, George Weah è al centro del campo: ai piedi un paio di ''Club Pro'' rosse, ai fianchi Gianluca Vialli e Roberto Baggio, pronti a un insolito 3 contro 3 contro dei leoni in carne ed ossa.

''The Cage'' by Nike non era stato ancora immaginato e siamo comunque lontani dalla distopia di ''Good vs Evil'' o dalle inquietanti atmosfere pensate da adidas alla vigilia del Mondiale 1998: il risultato, però, è comunque apprezzabile e si traduce in uno dei commercial più iconici della storia del calcio italiano.    

Una storia di cui Diadora faceva già parte: aveva già vestito la Nazionale in due dei tre Mondiali degli anni ’90 e il suo principale atleta sotto contratto era il giocatore che quei Mondiali li aveva marchiati a fuoco. Il 19 giugno 1990, nell’ultima gara del girone eliminatorio, Roberto Baggio scambia a centrocampo con Giannini, dribbla la Repubblica Ceca e quella Slovacca e segna uno dei 10 gol più belli della storia della coppa del mondo: ha 23 anni, è da poco diventato il nuovo numero 10 della Juventus al culmine di uno dei trasferimenti che cambieranno per sempre il volto della Serie A e indossa un paio di Diadora ''Classic Pro'' che, da quel momento in poi, porteranno per sempre il suo nome.

Quattro anni dopo, oltre a disegnare una delle maglie più iconiche della storia azzurra – quella con numeri e scritte tridimensionali, con inserti tricolori sul colletto e sulle maniche – Diadora lancia il modello ''Brasil'' total blue per i due Baggio (Roberto e Dino) e Signori: una scarpa bella ma sfortunata visto che i tre giocatori che saranno decisivi nei quarti di finale contro la Spagna, saranno già tornati a modelli più tradizionali, quasi certamente per questioni scaramantiche dopo un primo girone complicato. Signori e Baggio avevano fatto le prove generali della connection per la rete del 2-1 agli spagnoli in uno spot in cui si improvvisavano ballerini di tip-tap: in quel caso Roberto calza la ''Match Winner RB number 10'' nera con inserti giallo fluo, la signature shoe consegnata all’immortalità in quella rovente estate americana.     

Nel 1998 è ancora Mondiale, è ancora Baggio ed è ancora Diadora. Il connubio tra l’azienda veneta e il fuoriclasse di Caldogno è indissolubile e scandisce le tappe fondamentali di una carriera che ha nella maglia dell’Italia l’unica costante cromatica. Nella stagione in cui si guadagna un posto tra i 22 di Cesare Maldini segnando 22 gol in campionato con il Bologna, arriva la ''RB 10 Mars'', con il nero e grigio metallico della tomaia a far risaltare il giallo accesso del logo: con quella scarpa Baggio manda in porta Vieri alla partita d’esordio contro il Cile (la stessa in cui realizza dal dischetto la rete del 2-2 quattro anni dopo Pasadena), recapita sulla testa di Gigi Di Biagio il pallone del suo primo gol in Nazionale contro il Camerun, appoggia in rete uno dei rari assist di Inzaghi davanti alla porta nella gara contro l’Austria, diventa l’autore del più bel ''non gol'' che ancora oggi popola gli incubi di una generazione:

Le ''RB 10 Mars'' lo accompagneranno anche negli anni all’Inter e all’inizio della sua avventura nel Brescia prima della parentesi Akuna, ditta picentina che fabbricò per Baggio delle scarpe artigianali total black (con i nomi dei due figli sui talloni) indossate tra il 2001 e il 2002: è con quelle che Baggio prova la sua disperata, emozionante e purtroppo inutile rincorsa al Mondiale nippocoreano, tornando in campo 76 giorni dopo l’infortunio ai legamenti del ginocchio sinistro, segnando tre gol nelle ultime due partite e salvando il Brescia da una retrocessione che sembrava certa. All’inizio della stagione successiva arriva un nuovo contratto con Diadora che porta in dote un nuovo modello total white con gli inserti personalizzati neri e dorati – che sarà oggetto del reboot del 2018 – e di una successiva versione azzurra esibita in occasione della sua ultima partita in Nazionale (28 aprile 2004 a Marassi, contro la Spagna) e nella sua ultima in assoluto, a San Siro contro il Milan.

Ma anche dopo il ritiro Baggio continua ad essere l’atleta di riferimento dell’azienda di Caerano San Marco. Baggio è il volto globale della campagna ''Passione Totale'' in cui compariranno Roy Keane e Antonio Cassano – messo sotto contratto nel 2010 con tanto di conferenza stampa di presentazione in cui il presidente Enrico Moretti Polegato gli consegna la mitica ''Match Winner'' del 1994 – e nell’estate 2017 quella linea che aveva fatto la storia diviene oggetto di un restyling accurato all’interno della collezione ''Diadora x Roberto Baggio''. Addirittura viene rilasciata una versione futuristica della ''Match Winner'', la ''Blueshild RB'', che fonde la forza della tradizione del brand alle novità mutuate dal mondo del running, come la tomaia touch&feel e l’intersuola realizzata grazie alla tecnologia ''Diadora Blushield'' per combinare comfort, ammortizzazione e reattività.  Ma nulla batte il classico: il fascino intramontabile della ''Match Winner RB Italy OG'' – presente anche nella variante in bianco con inserti e dettagli in blu – risiede in quel suo legame con un calcio senza tempo. Il calcio delle linguette tirate su e dei lacci attorno alle caviglie per poter colpire meglio il pallone. Il calcio di Roberto Baggio.