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Scottie Pippen raccontato attraverso le sue sneakers

Dalle Avia 855 alle signature shoe, passando per le leggendarie Uptempo

Scottie Pippen raccontato attraverso le sue sneakers Dalle Avia 855 alle signature shoe, passando per le leggendarie Uptempo

Gli anni ‘90 hanno rappresentato il periodo in cui le scarpe da basket hanno raggiunto i palcoscenici internazionali, vuoi per un design drasticamente innovativo e molto più voluminoso delle classiche scarpe ''da tennis'', vuoi perché le strategie di marketing di Nike - su tutti - hanno funzionato come neanche a Beaverton si aspettavano: va dato merito alla linea Air Jordan, che a livello di vendite e di visibilità è stata qualcosa di irreplicabile, ma anche agli investimenti fatti sugli atleti giusti; Scottie Pippen, stella inaspettata dei primi due episodi di ''The Last Dance'', è stata una di queste scelte azzeccate.

''Pip'' verrà per sempre ricordato per le sue Air More Uptempo - tornate alla ribalta tre anni fa a causa della collaborazione tra Nike e Supreme - ma il processo che l’ha portato ad essere associato ad una sneaker così iconica è più lungo di quanto si pensi ed il responsabile di questo ''mutamento'' è il designer Wilson Smith, responsabile signature shoes per Nike.

Alla fine degli anni '80 Scottie indossava la Avia 855 Low prima di cambiare sponsor; infatti solo nel 1989 iniziò ad indossare delle Nike, le Air Flight del 1989, un modello molto popolare all'epoca - così come tutt’ora - con un design ispirato alla Jordan 4. 

L'inizio degli anni '90 è il periodo dell’estro, con Pip che fa ''ruotare'' vari modelli tra cui la Air Flight Huarache - basata sulla rivoluzionaria scarpa da running Huarache, rilanciata da Nike nei primi anni del 2010 - la Air Maestro 1 e la Air Flight Lite 2, quest’ultima vista costantemente ai suoi piedi in versione USA durante le Olimpiadi di Barcellona ‘92, uno dei primi esempi di colorazione PE con ricami personalizzati. Durante la stagione '92/'93, Scottie torna a scendere in campo con scarpe huarache-inspired, indossando la Dynamic Flight e di nuovo la Air Maestro 1, scarpa disegnata da Tracy Teague che dava solo un piccolo assaggio di quello che si sarebbe visto sui campi da basket quasi 10 anni dopo.

Pippen cominciò la stagione successiva con la stessa scarpa con cui aveva concluso quella precedente; tuttavia, durante l’All-Star Game di Minneapolis, Scottie sconvolse il mondo del basket scendendo in campo con delle Maestro II total red, una mossa audace e non convenzionale per l’epoca: un gioiello luccicante con un rinnovato logo Flight creato da Drake Hamberg, graphic designer di Nike che punterà su elementi e spunti che caratterizzeranno alcune delle sneakers più famose di sempre.

I Bulls all’inizio '94/'95 si stavano preparando alla loro seconda stagione consecutiva senza Jordan, con Scottie - All Star Game MVP in carica - leader indiscusso della squadra. Alla fine della stagione le 47 partite vinte e 35 perse rappresentavano il peggior record per i Bulls nell'era di Phil Jackson. Se durante la stagione regolare la sneaker rotation era rappresentata dalle Air Uptempo e dalle Air Up, entrambe con colorazioni PE e con il numero 33 ricamato sul tallone, durante i playoff Pippen cominciò ad indossare delle Air Swift, sulle quali scrisse ripetutamente ''4PEAT'' con un pennarello nero, ad indicare il quarto titolo consecutivo che si era prefissato di vincere e che invece gli verrà soffiato dai Rockets di Olajuwon.

Pippen cominciò la stagione '95/'96 indossando le Air Way Up, una classica sneaker anni '90 vista ai piedi di molti giocatori NBA, forse troppi, visto che ad un certo punto Scottie inizia a voler pretendere qualcosa che gli riconoscesse i giusti meriti, trovando il compromesso in una scarpa mai vista prima. Infatti, mentre i Bulls raggiungevano il - vecchio - record di 72 vittorie, Scottie abbandonò l'aria incapsulata a favore dell'iconica Nike Air Max Uptempo, con cui debuttò durante l’All-Star Game di San Antonio, seguita dalla leggendaria Air More Uptempo utilizzata durante i playoff, nelle Finals contro il Seattle SuperSonics e anche nelle Olimpiadi di Atlanta del 1996 con una colorway bianca/blu/oro ed il #8 ricamato sul tallone.

Pippen ormai si era completamente affermato come il miglior numero 2 della Lega, dimostrando di poter essere il degno sostituto di MJ a livello di leadeship; mancava solo un elemento che gli rendesse davvero giustizia e lo ponesse al di sopra del resto dei giocatori NBA, quasi a pareggiare il livello di fama del #23: una signature shoe.
Scottie iniziò la stagione successiva sfoggiando l'Air Max Uptempo 3 per poi ricevere il trattamento esclusivo che si aspettava: una Nike Air Pippen, silhouette che risuona fortemente nei cuori e nella memoria di tutti gli appassionati di pallacanestro. Scottie indossò questo modello per tutta la stagione '96/'97, compresa l’indimenticabile notte di gara-5 delle Finals 1997, nota anche come ''The Flu Game'' in onore della prestazione da 38 punti di MJ nonostante condizioni fisiche precarie a causa dell’influenza. L'immagine di Scottie con le Pippen mentre aiuta il 23 - in AJ12 - a tornare in panchina rimarrà uno dei momenti più indimenticabili della storia delle Finals NBA. 

Negli anni successivi Scottie continuerà ad indossare le Pippen - dalla l alla VI  - e le Air Hype Uptempo ma tuttavia si tratta di silo che vivranno sempre nell’ombra delle scarpe utilizzate durante i primi anni di carriera, che avevano a loro volta scalfito un’era per quanto riguarda le basketball shoes.

"A volte la più grande sfida di un giocatore sta nel capire il proprio ruolo all’interno di una squadra", dichiarazione che testimonia quanto Pip avesse un superbo QI cestistico ed una maturità che - strascichi contrattuali a parte - era sempre a favore della squadra. Pippen era davvero molto più di un aiutante, era un MVP prestato al miglior giocatore di sempre.