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Penny Hardaway, il coach con le sneaker

A 17 anni dalla sua prima signature shoe, Penny è ancora un'icona di stile

Penny Hardaway, il coach con le sneaker A 17 anni dalla sua prima signature shoe, Penny è ancora un'icona di stile

Anfernee Deon Hardaway è un nome che potrebbe non dirvi granché. Se non saltate dalla sedia con l'aggiunta di "Penny", allora vi conviene fare questo viaggio nella memory lane con noi. 

Cominciare da zero con Penny è davvero complesso. Anzi, forse è proprio la strada migliore partire da zero, dal numero zero. Hardaway non è in nessun palmares, perché ha zero titoli NBA, zero anelli, zero titoli di MVP. Eppure in determinati posti è considerato un semi-dio. Provate a chiedere di "Penny" in Florida e vedrete persone che si sciolgono nei ricordi più belli di quella che per loro è stata un'icona on-court e off-court

Perché per tutti è "Penny" e non Anfernee? Come in un tutte le storie romantiche americane, c'è di mezzo una vecchia nonna che svolge un ruolo fondamentale. Nonna Louise chiamava suo nipote Anfernee "Pretty", ma pronunciandolo con un accento tipicamente del sud, la parola assumeva un suono simile a "Penny". Un'altra storia che va in questa direzione è quella del suo numero di sempre, il #1. Al college vestiva la #25 e avrebbe voluto utilizzarlo anche ai Magic, dove finì nello scambio con Chris Webber. Il numero però era già assegnato a Nick Anderson. Proprio pensando al soprannome di nonna Louise, che ricorda la moneta da 1 centesimo di dollaro, Hardaway scelse la #1. Lo testimoniano tuttora gli account social, tutti sotto il nome di @iam1cent.

Altre storie che Penny può raccontare ai suoi nipoti in ordine sparso: essere coinvolto in una sparatoria ed uscirne illeso, infortunarsi sempre quando si è tornati più forti di prima, essere ricordato da tutti per caratteristiche probabilmente irripetibili. La storia di Penny parte da Memphis, TE, dove è cresciuto, dov'è diventato giocatore, dov'è tornato da uomo maturo ad allenare quella stessa università che lo lanciò tra i pro della NBA. Lì, dov'è nato il Blues, inizia la storia di un'icona della cultura pop americana che non tramonterà mai.

Penny entra in NBA lo stesso anno del primo ritiro di Jordan, l'icona per eccellenza. Michael non lasciava solo un vuoto nel basket, ma in tutto il mondo NBA che si stava sviluppando, tutto ciò che è collaterale alle vicende di parquet. Hardaway riesce a riempire quel vuoto immediatamente, calandosi nella Lega come meglio non si poteva, portando con sé un senso di swag che solo MJ aveva. Nel sangue scorreva quel ritmo hip-hop che alimentava del panorama musicale dei primi anni '90, nella mente la stessa visione di un giovane Magic Johnson, ai piedi qualcosa che nessuno aveva mai visto. Elegante in campo, ma con l'irriverenza dei migliori anarchici del gioco. 

Senza scendere nelle dinamiche del Gioco - chiuderà la carriera con 15.2 punti di media, 5 assist e quasi 2 recuperi a sera con 4 franchigie diverse - Penny è considerato da tutti un'icona di stile. Lo sa bene Nike, che nell'estate del 1993 si rese conto che doveva andare oltre Jordan, tornando sul mercato NBA e provando a reclutare qualche giovane di talento. Hardaway era perfetto per Nike, Nike era perfetta per Penny. Oltre al basket, la legacy è duplice: la personalità in campo e fuori e le sue scarpe

Ci sono due dati per inquadrare il terremoto di Penny nel mondo dello sneaker business: è stata la prima point guard a ricevere una signature shoe da Nike, la Air Penny (per vederne un'altra dobbiamo aspettare due decenni con la Kyrie del 2014); è stato il contratto di sponsorizzazione Nike più ricco per un rookie (solo LeBron nel 2003 supererà il record di Penny). 

Nel corso della sua carriera, Penny Hardaway ha calzato in sequenza: Nike Air Swift (1994), Nike Air Up #1 (1994) e Nike Air GO LWP (1995), tutte della primissima serie "Flight"; Nike Air Force Mid (1993), due speciali colorazioni PE delle Air Jordan IX (1994), Nike Air Pound (1994), Nike Air Prevail #1 (1994), Nike Air Lambaste (1995), Nike Air Flight One (NBA Finals 1995), Nike Air Zoom '96 #6 PE (Atlanta 1996), Nike Foamposite One (1997) e versione Sharpie (1998), Nike Air Determination (2000); dulcis in fundo, la Air Max Penny del 1995, considerato uno dei 20 progetti che hanno cambiato la storia di Nike. Non a caso la Penny 1 è una della scarpe più popolari del marchio di Beaverton.

Tante storie dietro le signature shoes di Penny Hardaway, ma nessuna eguaglia il genio che ha portato alla luce la versione Sharpie della Foamposite. Tecnicamente parlando, non è una scarpa Nike ma una vera e propria creazione del #1 degli Orlando Magic. La NBA attuò una politica che prevedeva che almeno il 50% della scarpa fosse cromaticamente nera. Questa assurda regola non permetteva a Penny di scendere in campo con le sue solite Foamposite. Quindi, per ovviare al problema, prese un pennarello nero e colorò le onde della scarpa Nike. Da molti fu ribattezzata "The Infomous Sharpie Foamposite" e ora sapete perché.

L'idea di swag che ha Penny non è una cosa che si insegna, è una cosa che si trasmette. Anche dopo il ritiro nel 2007, Hardaway non si è mai staccato dal mondo delle sneakers. È tornato alla sua alma mater, in quei Tigers dell'Università di Memphis dov'è cresciuto e in quella palestra che gli ha permesso di essere la terza scelta assoluta al draft del 1993. Oltre ad essere un buon allenatore, coach Cent va in panchina come pochi, con uno stile inconfondibile. Tutti possono indossare delle Jordan I e un vestito, ma nessuno può indossare entrambe le cose nello stesso modo in cui lo fa Penny.

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need more coaches with shoe game like penny’s. @slamkicks

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Che sia un modello di Nike "Hey Penny", che sia una sneaker Louis Vuitton o Dior, che sia una versione personalizzata delle sue Foamposite, Penny Hardaway resta un'icona di stile come non ne esistono più.