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I 10 migliori momenti dell'All Star Weekend 2020

Il meglio della 69esima edizione: dal ricordo di Kobe Bryant al nuovo format, passando per le polemiche del sabato

I 10 migliori momenti dell'All Star Weekend 2020 Il meglio della 69esima edizione: dal ricordo di Kobe Bryant al nuovo format, passando per le polemiche del sabato

To me it was probably the best All-Star Game ever”. Parole e musica di Joel Embiid, alla sua seconda apparizione consecutiva tra gli NBA All-Star. Non saremo mai in grado di dirlo con assoluta certezza, ma la versione 2020 dell’All-Star Game è stata incredibile. Chicago e lo United Center hanno ospitato la sessantanovesima edizione della partita delle stelle, uno spettacolo unico dove i migliori atleti del pianeta si sono affrontati sullo stesso parquet (che per l’occasione raffigura parte dell’iconico skyline della città). La Windy City è stato lo scenario di un weekend “for the ages”, come dicono oltreoceano. Ecco le dieci cose che hanno segnato l’ASG 2020.  

 

In memory of Kobe Bean Bryant


Non c’è troppo da girarci attorno: è stato l’All-Star Game del Black Mamba. Ogni persona che ha partecipato ha voluto omaggiare in qualche modo la leggenda dei Lakers, scomparsa tragicamente lo scorso 26 gennaio. L’abbraccio tra Dwyane Wade e Allen Iverson è già virale per i nostalgici, mentre le lacrime vengon fuori naturalmente quando Magic Johnson prende la parola per ricordare quello che ha definito “il miglior Laker di sempre”. Gli otto secondi di totale silenzio e le mani degli All-Star che si stringono forti tra loro rappresentano due delle migliori istantanee della serata. Subito dopo ci sono gli "outfit tribute” di Damian Lillard - Dame D.O.L.L.A. per la sua versione musicale - e di Devin Booker, che durante il riscaldamento indossa una giacca dedicata Kobe e Gianna Bryant. 

Il format stesso è un chiarissimo tributo a Kobe Bryant, al quale il commissioner Adam Silver intitola anche il premio di MVP. Oltre ai numeri di maglia degli All-Star alla fortissima performance di Jennifer Hudson, una curiosità numerica rappresenta un chiaro segno che gli Dei del Basket avevo gli occhi puntati su Chicago. Il risultato finale è stato 157 per Team LeBron, 155 per Team Giannis. Sommando le cifre dei punteggi, il totale è 24. Sottraendole, invece, il totale è 2, come il numero della piccola Gianna. 

 

Novità ai piedi: da Kawhi a Trae Young

È stato senza dubbio l’ASG delle novità e dei cambiamenti, le stesse che ritroviamo ai piedi di diverse stelle. C’è chi opta per il vintage - come per esempio Kyle Lowry con le sue adidas Pro Model o Kemba Walker che rispolvera le Air Jordan 10 Retro “WINGS" - e c’è chi coglie l’occasione per lanciare delle scarpe nuove di zecca. È il caso dell’MVP di serata, Kawhi Leonard, che fa debuttare le nuove signature shoes di New Balance. Strada leggermente diversa quella percorsa da Trae Young, che sfodera le adidas N3XT L3V3L 2 'Ice Trae’, una versione personalizzata per una delle migliori point guard della Lega. Russell Westbrook, invece, non perde tempo e testa immediatamente la Jordan Why Not Zer0.3 "LA Born”, rilasciata proprio questa settimana. Doppia scarpa, invece, per LeBron James (Nike LeBron 17 "Monstars" & Nike LeBron 17 "Mr. Swackhammer"), per Giannis (Nike Zoom Freak 1 "Multicolor" & Nike Zoom Freak 1 "Employee of the Month”) e per Brandon Ingram (Adidas YZY BSKTBL & Adidas Pro Model). 

 

Nuova formula vincente

Convincere l’opinione pubblica non è mai semplice, specie se parliamo di quella americana. Eppure il nuovo format dell’All Star Game ha convinto tantissimi, nonostante lo scetticismo latente e oscurato solo dal ricordo di Kobe. L’ultimo quarto è stato un trionfo di intensità, buona pallacanestro e coinvolgimento emotivo dei giocatori. Kendrick Perkins ha addirittura paragonato l’ultima parte di gara ad una partita delle NBA Finals, ma mai fidarsi della vena social dell’ex Celtics.

Il finale in volata ha acceso gli animi competitivi di tutti, mostrando al mondo tutte le capacità offensive (e fin qui ci siamo) e difensive (novità non da poco) dei migliori atleti del mondo. Considerando che qualche anno fa ci si limitava a farsi saltare come dei birilli, le ultime edizioni sono sintomo di un cambiamento che sta proseguendo nella giusta direzione. 

 

L’incredibile show musicale 

La NBA, da sempre in sostanziale “lotta” con la NFL per lo scettro di miglior lega professionistica al mondo, ha risposto colpo-su-colpo alla meravigliosa performance di Shakira e J.Lo al Super Bowl LIV. Gli ospiti del weekend sono stati davvero tanti e tutti hanno svolto una parte essenziale per risollevare uno show che stava perdendo colpi negli ultimi anni. Damian Lillard si dimostra a suo agio non solo nei secondi finali di una gara, ma anche su un palco. Di solito il duetto è con il suo partner-in-crime dei Trail Blazers, CJ McCollum, ma rimane nella sua comfort zone anche quando condivide il microfono con Lil Wayne. Le altri parti dello show coinvolgono artisti del calibro di DJ Khaled, Chaka Khan, Chance The Rapper, Jeremih e Quavo. 

 

SDC, Slam Dunk ContestED

Lo slam dunk contest di sabato è al centro dell’attenzione dei media e ci rimarrà ancora per un po’. Derrick Jones Jr., Aaron Gordon, Dwight Howard e Pat Connaughton hanno dato vita ad una gara delle schiacciate strabiliante. Soprattutto i primi due, arrivati in finale dopo due autentici capolavori nel primo turno, si sono dati battaglia fino alla fine, sollevando polemiche sui voti che hanno decretato l’ala dei Miami Heat il vincitore 2020. 

I giudici hanno prolungato lo show dei due ben oltre le schiacciate canoniche del final round, ma la decisione di preferire la windmill di Jones al jump-over-Tacko (Gordon ha saltato sulla testa di Tacko Fall, giocatore di 226 centimetri, NdR) ha suscitato parecchie polemiche. Al centro del ciclone Wade, reo di aver favorito un giocatore della sua storica franchigia. 

 

Superman is back!

Restiamo nel vivo dell’All-Star Saturday, anche se idealmente saliamo sulla DeLorean DMC-12 di Marty McFly grazie a Dwight Howard. Dal 2008 ne è passata di acqua sotto i ponti, ma la nuova versione di Superman (con l’iconica “S” che è accompagnata dal numero 24) sembra essere senza tempo, con tanto di ritorno al mantello rosso. Uno show, quello del centro dei Los Angeles Lakers, che non ha nulla a che vedere con la spettacolarità messa in scena dodici anni fa, ma la forza di stupire di un trentaquattrenne ha lasciato a bocca aperto tutti. Ovviamente sarebbe stata una schiacciata da 50, ma Chadwick Boseman rovina la festa. 

 

All-Star Courtside

Uno show globale come l’All-Star Weekend richiama l’attenzione delle più importanti personalità statunitensi, di qualsiasi settore. Da Kim Kardashian e Kanye West, da Tiffany Haddish e Chris Tucker, passando per icone musicali come J. Cole, Quavo (con tanto di felpa per Kobe), Ludacris, Queen Latifah, 2 Chainz, Migos e Cardi B. Molte star del mondo del cinema tra le prime file dello United Center: Eboni Nichols, Donnie Wahlberg e suo figlio Elijah Wahlberg, Jon Stewart e suo figlio Nathan, Spike Lee, Gabrielle Union. Nella lista “VIP Sports” troviamo Megan Rapinoe, Diana Taurasi e Candace Parker. Insomma, All-Star sul parquet ma anche fuori.

 

Chris Paul e una storica schiacciata

7:36 sul cronometro del secondo quarto. Momento quasi epico nella storia dell’ASG. Dopo aver assistito alla schiacciata di Dirk Nowitzki nel lontano 2015, un’altra schiacciata destinata a rimanere negli annali: Chris Paul riceve un lob da Russell Westbrook, riceve a due mani e inchioda una bimane che fa impazzire tutti allo United Center. Non si vede tutti i giorni volare CP3, ma il precedente statistico ha del surreale: l’ultima schiacciata di Chris Paul risale al dicembre 2015. Dopo il ritorno di Superman, tocca anche al ritorno in elicottero di The Point God

 

La performance di Jennifer Hudson

Se l’emozione dovesse avere una voce, sarebbe quella di Jennifer Kate Hudson. È stata scelta una “chicagoan” per ricordare Kobe, in uno dei momenti più toccanti della serata. Intonando “For All We Know” di Nat King Cole ha commosso tutti: giocatori, tifosi, pubblico. Deve rientrare tra i migliori 10 momenti del weekend, anche se non si tratta prettamente di sport. 

 

“You could definitely feel Kobe’s presence at All-Star Game”

Una frase che racchiude l’essenza dello sport, della forza dello sport. Ogni riferimento nell’arena era dedicato a Bryant, ogni singolo canestro era dedicato al Mamba, in ogni istante “si percepiva la presenza di Kobe” come ha detto a fine partita LeBron James. Gli fanno eco le parole del suo amico di lunga data Chris Paul, che in conferenza aggiunge: “But I think the best way we could honor Kobe, Gigi, and everyone involved was to play like we played”.