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Tutti pazzi per Sadio Mané

Tanto decisivo quanto low-profile: il senegalese può davvero vincere il Pallone d'Oro 2019?

Tutti pazzi per Sadio Mané Tanto decisivo quanto low-profile: il senegalese può davvero vincere il Pallone d'Oro 2019?

Era un pomeriggio di fine maggio del 2002 quando a Seoul i suoi connazionali trascinati da Papa Bouba Diop e Khalilou Fadiga sconfiggevano la Francia campione del mondo in carica all'esordio dei Mondiali, e Sadio Mané aveva appena compiuto 10 anni. Probabilmente era incredulo come gli appassionati di calcio di tutto il mondo davanti ad una tv a Bambali, il villaggio da cui partì a soli 15 anni per andare a fare il primo provino con il Generation Foot, a Dakar, sognando di diventare il nuovo El Hadji Diouf. A diciassette anni di distanza il calciatore del Liverpool è uno degli attaccanti più decisivi del mondo, non a caso tra i candidati al titolo di Pallone d'Oro 2019. Il premio sarà svelato il prossimo 2 dicembre, e nonostante sembri destinato ancora una volta a Leo Messi (alcune grosse betting companies non accettano più le puntate sul trionfo dell'argentino), resta concreta l'ipotesi di premiare un calciatore del Liverpool, la squadra che ha alzato al cielo la scorsa Champions League e che annovera ben sette calciatori in nomination: oltre a Mané, ci sono Mohamed Salah, Roberto Firmino, Virgil Van Dijk, Alisson, Trent Alexander-Arnold e Georginio Wijnaldum.

Se sulla credibilità della candidatura di Mané non si discute nemmeno (il suo 2019 è stato incredible in termini realizzativi, 27 gol senza nemmeno un calcio di rigore e 7 assist), il vero grande successo personale del senegalese è stato quello di alimentare il dualismo con Mohamed Salah,uno dei grandi segreti della crescita collettiva del Liverpool, insieme all'altro antagonismo positivo e stimolante tra Alexander-Arnold e Robertson. La chiave per migliorarsi ed emergere, riuscendo talvolta anche a superare il compagno di squadra e amico sia come rendimento personale che come considerazione pubblica. Oltre che per i gol decisivi che sono valsi gli applausi di Jurgen Klopp e dei tifosi, per cui Mané si è servito anche di 'armi' improprie come il colpo di testa, il senegalese ha ottenuto feedback importanti un po' ovunque, molto validi perché provenienti da colleghi e addetti ai lavori: l'endorsement di Cesc Fabregas, le dichiarazioni pubbliche di Arsene Wenger ("Mane è un personaggio eccezionale, perché è un combattente...ma è anche efficiente. Non ha paura di nessuno. Al momento, merita un enorme merito."), l'appoggio di Eden Hazard che farà il tifo per lui nella corsa al Ballon d'Or, e anche un grande attestato di stima da parte del congolese Cedric Bakambu, secondo cui Mané è il calciatore africano che tutti vorrebbero vedere trionfare. Un simbolo per tutto il continente per via di quella estrema semplicità che lo contraddistingue e che lo ha di fatto reso un antidivo, una figura genuina sempre più rara nel calcio di oggi e per questo doppiamente apprezzata. E anche Leo Messi ha votato per lui nella recente edizione del FIFA 'The Best', riconoscendone così il valore.

Ma anche fuori dal mondo del calcio l'ex Metz e Southampton si è guadagnato la curiosità di un pubblico trasversale, finendo sulla copertina dell'ultimo numero di Mundial, per cui ha rilasciato un lunga intervista, e anche la stima di personaggi più insospettabili come il rapper americano Scheck Wes, che gli ha dedicato una canzone dal titolo “Sadio Mane (YNWA)” e pure slowthai, il collega inglese tifoso dei Reds che in una recente intervista pubblicata sul sito ufficiale del Liverpool ha dichiarato:

"Adesso metterei Sadio Mane sul retro della mia maglietta. È il mio ragazzo. È innegabile. Sento che può essere il miglior giocatore del mondo."

Sadio Mané è uno dei quattro calciatori africani capaci di segnare in una finale di Champions League e anche il più caro di sempre, eppure è talmente poco appariscente che dal modo in cui gestisce i momenti fuori dal campo sembra una persona del tutto normale. Più che un gol vittoria o un galoppata sotto la Kop, infatti a diventare virale è stato il video girato quando, durante una recente gara con la sua Nazionale, ha aiutato gli inservienti a trasportare delle casse d'acqua, un gesto tanto naturale quanto clamoroso. Le sue qualità umane sono emerse ancora meglio in una sua recente intervista che ha fatto il giro del mondo, rendendolo se possibile ancora più speciale quando ha osato dire che non ha senso spendere soldi in Ferrari e possedere orologi costosi, se non si ha la possibilità di aiutare chi ne ha bisogno. Oggi Mané sostiene a distanza migliaia di suoi connazionali inviando loro qualcosa come 70 € al mese, dimostrando di non avere dimenticato le sue origini e che il celebre motto 'You'll Never Walk Alone', il canto che è abituato a sentire cantare in continuazione dai suoi tifosi, non è un semplice coro da stadio ma un concreto stile di vita da seguire. 

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#art #painting #ballondor ?

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Per chi non ricordasse bene: per trovare un giocatore africano sul podio del Pallone d'Oro, escludendo Zinedine Zidane, bisogna andare indietro nel tempo fino al 1995, quando trionfò George Weah. Se non ce l'hanno fatta Didier Drogba e Samuel Eto'o, può riuscirci Mané? Se la sua storia personale meriterebbe un epilogo del genere, un'evoluzione umana un po' romanzata di cui forse avremmo un gran bisogno come esempio per il futuro (il figlio dell'Imam del villaggio abituato a giocare scalzo per strada che riesce ad alzare al cielo la Champions League e che non ha nulla invidiare ai più grandi attaccanti del mondo), un suo eventuale trionfo risulterebbe comunque di certo inaspettato e sconvolgente, sicuramente da underdog. Un po' per quell'aria di uomo d'altri tempi, un po' per le sue caratteristiche tecniche, non propriamente corrispondenti allo stereotipo comune di Pallone d'Oro, il calciatore tecnico col numero 10 sulle spalle che sa tirare le punizioni a differenza di lui, antiestetico ma efficace, velocissimo e quasi imprendibile, che al Liverpool la numero 10 è riuscito ad indossarla comunque. Ma forse è proprio arrivato il momento di liberarsi dalla questa concezione di 'talento' e 'classe pura' del tutto slegata dai nostri tempi e far prevalere la realtà delle cose.