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Alla ricerca della terza squadra di Milano

Un viaggio tra le realtà meno conosciute che, per motivi diversi, puntano al ruolo di terza forza della città

Alla ricerca della terza squadra di Milano Un viaggio tra le realtà meno conosciute che, per motivi diversi, puntano al ruolo di terza forza della città

Sono poche le città europee a possedere una cultura calcistica di spessore e una storia profonda come quella di Milano, così ricca di spunti e soprattutto di gloria, merito delle due squadre principali che complessivamente hanno vinto 10 Champions League, e nelle cui fila hanno giocato talenti cristallini, Campioni del Mondo e Palloni d'Oro. 

In alcune delle metropoli straniere, come ad esempio Londra, i singoli quartieri hanno sempre avuto un’identità sportiva talmente precisa che ha portato alla nascita e al consolidamento di realtà calcistiche indipendenti e strutturate, tanto che molte di queste sono poi diventate nel corso degli anni delle certezze della Premier League. Uno dei motivi è sicuramente relativo alla diversa cultura sportiva anglosassone e al concetto di appartenenza, importanti per comprendere il livello di attaccamento alla squadra del proprio distretto geografico che porta alla nascita di rivalità tra squadre di quartieri limitrofi. Nel caso della capitale inglese ad incidere è sicuramente l'estensione territoriale della città cha ha permesso lo sviluppo di realtà differenti che si sono contesi e alternati il titolo di squadra simbolo della città. In altre città come ad esempio Parigi, l'attuale squadra di riferimento - il Paris Saint-Germain - è nata solamente nel 1970, andando a colmare un vuoto che era riempito solamente dalla squadra popolare Red Star FC, proveniente della periferia a Nord della città. A Madrid invece, le due squadre più rappresentative, completamente diverse tra di loro per mille motivi, nel corso degli anni si sono appropriate di diversi luoghi simbolo della capitale in cui festeggiare i trionfi: Fuente de Cibeles per il Real Madrid e Fuente de Neptuno per l'Atletico.

La tradizione del tifo nella città di Milano si è però sviluppata in maniera diversa e tra le squadre minori e i quartieri di riferimento spesso non è mai esistito un collegamento prestabilito. Il principale motivo è perché, soprattutto nel primo dopoguerra, Inter e Milan identificavano due ceti sociali contrapposti e non diverse zone della città. I tifosi del Milan, per la loro vocazione operaio-proletaria, erano soprannominati Casciavìt (cacciaviti), a differenza dei rivali che, appartenendo al ceto medio-alto, venivano definiti Baùscia (gradassi). Questa differenza di estrazione negli anni è andata via via diminuendo fino a sparire quasi del tutto, ma ciò non è bastato perché potesse affermarsi una terza squadra. E nel frattempo, Milan e Inter continuano a condividere lo stesso stadio, il 'Giuseppe Meazza' in zona San Siro, hanno entrambe costruito il proprio centro sportivo fuori città e hanno programmato di comune accordo di voler continuare a giocare nello stesso impianto anche in futuro, progettando di voler costruire insieme un nuovo stadio.

Il forte richiamo dei due club e la voglia di sentirsi parte di una o dell'altra fazione sono probabilmente il motivo per il quale a Milano non c’è mai stato troppo spazio per un'altra grande realtà calcistica indipendente. Ci sono stati - e ci sono attualmente - degli ambiziosi tentativi di voler creare una vera e propria terza squadra di Milano, una squadra che possa distinguersi per qualcosa di particolare oltre che per i risultati sportivi, cercando di attirare intorno a se le simpatie della città. Di seguito ci sono i più significativi:

 

F.C. Milano City

Il Milano City F.C., fondato nel 2017 sulle ceneri della Bustese Calcio, milita attualmente nel girone B della Serie D ed è dunque virtualmente la terza forza della città, classifiche alla mano, pur non essendo ancora sbarcata nel professionismo vero e proprio. La società lanciata all'avvocato varesino Stefano Amirante e adesso diretta dal neo-presidente Salvatore Varano si propone come obbiettivo quello di approdare nel calcio professionistico il più presto possibile, anche se ha iniziato il campionato in maniera disastrosa e quasi sicuramente dovrà rinviare il salto di categoria alla prossima stagione. I buoni propositi però campeggiano pubblicamente, sul sito internet ufficiale, che appare molto fresh dal punto di vista grafico, a partire dal logo del team e per finire con la frase manifesto che vuole riassumere le caratteristiche della squadra: 'segni particolari: simpatica, ambiziosa e bellissima'. Sull'autobus del club è presente una grafica stilizzata del Duomo, che in realtà era visibile anche nelle divise da gioco delle stagioni passate, quando lo sponsor tecnico era Macron e sulla maglia figurava il doppio badge, quello del Milano City e quello della Bustese. L’attuale partner, Givova, ha tenuto fede al colore sociale granata realizzando dei kit interessanti, un po' troppo penalizzati dal numero eccessivo di badge di partner commerciali, presenti anche sul retro. Si vede bene nella foto seguente, presa dalla pagina Facebook della squadra.

Le gare ufficiali vengono disputate ancora al Comunale di Busto Garolfo, paese dell’hinterland milanese con poco più di diecimila abitanti. Ma è già stato reso noto che dal prossimo anno i match della squadra verranno ospitati da un impianto del milanese, così da completare progressivamente l'avvicinamento vero e proprio alla città. Un’importante idea in cantiere è quella che riguarda la possibile costruzione di un impianto di proprietà ad Assago, vista la fiducia che il progetto ispira a sponsor e società interessate.

Passi in avanti dal punto di vista della visibilità e della comunicazione sono comunque già stati fatti sugli account social: anche se l'account Twitter non viene aggiornato dal giugno 2018, la pagina Instagram conta poco più di duemila followers e quella Facebook ben quattromila, risultato non scontato vista la categoria e i risultati importanti che devono ancora arrivare. Di certo, comunque, non sono mancate le iniziative per farsi conoscere, come ad esempio la presentazione in centro del nuovo organigramma societario o l’amichevole tra la prima squadra e l’Inter Primavera, in quello che magari in futuro potrà essere ricordato come un primo prototipo di derby tra le due formazioni. Altra importantissima iniziativa è quella che riguarda l’affiliazione del club con i settori giovanili della Regione e soprattutto della Provincia, tra le quali Lombardia Uno, importante polisportiva del calcio locale. L’intenzione della dirigenza è infatti quella di promuovere in primis i giovani del territorio, anche in modo da poter creare un’identificazione importante tra il progetto e la popolazione.

Fun fact: fino alla scorsa annata i lombardi erano guidati dal capitano Neto Pereira, brasiliano ex Varese che conta più di quattrocento presenze tra i professionisti, e che rappresentava certamente un vanto per la categoria. La speranza è che il vuoto tecnico lasciato dal suo addio a fine campionato possa essere colmato in fretta, vista la situazione di emergenza in cui al momento si trovano i suoi ex compagni. 

 

Brera F.C.

Nato nel 2000, questo team omaggia solo virtualmente uno dei quartieri più storici di Milano, Brera, anche se non esiste affatto un legame tra squadra e distretto. In realtà, infatti, quando il Brera venne fondato quasi vent'anni fa dall’allora giornalista ed editore Alessandro Aleotti prendendo il titolo dall’Atletico Milan, non c’era una particolare intenzione di rappresentare un unico quartiere, bensì la città intera. Il nome voleva solo indicare perciò la zona in cui si disputavano le partite casalinghe, la mitica Arena Civica 'Gianni Brera' già utilizzata, prima dall'Inter e poi dal Milan, dal 1930 al 1945. La squadra neroverde si è recentemente trasferita nel nuovo 'Brera Football Village' di Peschiera Borromeo, a due passi dall'aeroporto di Linate, la location inaugurata nel settembre 2019 dove si trova sia il campo da gioco che il centro sportivo vero e proprio dove allenarsi in settimana.

Il Brera F.C. si ritrova attualmente nel girone L di Prima Categoria, ha una sezione juniores, una legends, una eSports e pure una femminile, un esperimento nato nel 2018 destinato a svilupparsi in maniera più seria in futuro. In passato il team era addirittura riuscito a giocare un campionato in Serie D e ad ingaggiare un allenatore del calibro di Walter Zenga, all'inizio della sua carriera, oppure l'ex difensore della Roma Amedeo Mangone.

Il club nel corso degli anni è riuscito a far parlare di sé attraverso iniziative extracalcistiche, da quelle per l’integrazione dei migranti, quelle che sono servite a promuovere la passione del mondo Rom per il gioco del pallone, o anche il progetto Free Opera riguardante i detenuti del noto carcere milanese. Altre iniziative sono ricordate sicuramente per la loro stravaganza, come quella risalente alla stagione 2013/2014 e definita 'Mai un allenamento, solo il talento', secondo cui disputare l'intera stagione sportiva in assenza di allenamenti, oppure quella che ha riguardato l'ex difensore Andrea Vasa, letteralmente rinchiuso all'interno del flagship store Bikkembergs nel centro di Milano. Come dichiarato dal presidente Aleotti, autore del libro che racconta storie e idee della terza squadra di Milano e che si può trovare nella sezione 'shop' del sito ufficiale:

"Vogliamo essere 'la terza squadra di Milano', non attraverso la categoria, ma grazie ai progetti culturali, sociali e sportivi che danno vita al Brera Football Club".

 

A.S.D. Alcione

E' la squadra che ha dato i natali calcistici a Giuseppe Dossena, ex Torino e Sampdoria con qualche presenza in Nazionale maggiore negli anni Ottanta, ma anche ad Andrea Caracciolo, l'Airone entrato nella storia del Brescia e attualmente sotto contratto con la Feralpisalò, e l'ex Inter ed Everton Alessandro Pistone. La storia dell’Alcione inizia nel 1952 con la fondazione del club con sede a Milano, e poi è continuata nel corso degli anni fino ad oggi, durante i quali sono succeduti alla dirigenza del club uomini del calibro di Ernesto Pellegrini, futuro presidente dell’Inter e Carlo Tognoli, che diventerà poi sindaco di Milano. Questo non ha fatto altro che aumentare il prestigio del club arancione, che però purtroppo non è mai riuscito a scavalcare le barriere del calcio dilettantistico durante tutto l’arco della sua storia e ancora oggi milita in Eccellenza

Anche in questo caso ovviamente la main vision è quella di diventare la terza squadra di Milano, e da questo punto di vista in realtà un riconoscimento prestigioso è già avvenuto: nel 2015 il Milan di Sinisa Mihajlovic sceglie di iniziare la sua stagione agonistica con un’amichevole contro gli Orange, che cedono 5-1 a causa delle reti di de Jong, Poli, Cerci e Niang (doppietta). Un vanto, quello di avere sfidato il Milan anche se in un'occasione del genere, che ha forse contribuito a far crescere l'invidia tra tutte le aspiranti al ruolo di 'terza squadra di Milano'.

Ciò per cui forse è maggiormente conosciuta l'Alcione la particolare tradizione legata al settore giovanile, che da circa un ventennio è sistematicamente ai vertici delle competizioni regionali non professionistiche. Proprio grazie al calcio giovanile, il fulcro dell’intero progetto calcistico, che la squadra milanese riesce a reggersi economicamente, merito delle cessioni di giovanissimi talenti diretti verso il calcio professionistico. Proprio grazie allo sviluppo tecnico dei ragazzi della fascia di età pre-agonistica, così come voluto fortemente dalla dirigenza, il sistema di scouting delle principali realtà calcistiche nazionali si è accorto sempre di più dell'Alcione, divenuti un’istituzione per questo tipo di operazioni. Il tutto, ovviamente, senza alcun tipo di esasperazione tattica nelle metodologie di allenamento, così come lo staff tecnico del settore giovanile tiene puntualmente a specificare, attenendosi piuttosto alla crescita dei talenti e della disciplina.

Su Instagram esiste un profilo ufficiale con più di 1k di follower dedicato sia al settore giovanile che alla prima squadra, ben curato dal punto di vista grafico. La divisa casalinga in fluo orange targata Joma è un tocco di stile non indifferente, visto che richiama molto le casacche dell’Olanda, considerato anche il font e gli inserti in blu.

 

Bonus

A.S. Velasca

In una vecchia intervista pubblicata sul nostro magazine nel 2017, un tifoso collezionista del Velasca aveva definito "un progetto a due dimensioni, una artistica e un’altra sportiva. Un progetto che cammina su due gambe, due aspetti sulla carta in antitesi ma che invece sono a stessa cosa anche se la dimensione sportiva si esprime più sul campo mentre quella artistica vive di estemporaneità e visioni che contribuiscono alla nostra identità visiva". Più che una vera e propria squadra di calcio, si tratta infatti di un progetto unico che fonde la creatività e la passione per l'arte con una visione completamente unica del football, nato nel 2015 a Milano per mano di un gruppo di sognatori e artisti di vario genere (Marco De Girolamo, Karim Khideur, Loris Mandelli, Wolfgang Natlacen e Clément Tournus). Negli anni il Velasca, il cui nome è un chiaro omaggio a uno degli edifici simbolo di Milano, quella Torre Velasca che figura nel logo sociale e che rappresenta un po' un ponte virtuale tra passato e futuro della città che è proprio quello vorrebbe costituire la neonata squadra.

Che negli anni è riuscita a far parlare di se più per le sue originali idee che per i risultati sportivi, visto che al momento naviga nel dilettantismo, solamente in Terza Categoria: su tutte quella delle presentazioni stravaganti, alle quali abbiamo avuto il piacere di essere stati invitati (sul tram in giro per Milano nel 2018, in tour per conoscere edifici simbolo di Milano nel 2019, per fare un paio di esempi), ma anche la scelta di indossare maglie assolutamente uniche, delle vere opere d'arte recentemente prodotte da Le Coq Sportif, di utilizzare grafiche e font inusuali e di customizzare in maniera fantasiosa anche oggetti solitamente anonimi come cartellini, bandierine del calcio d'angolo e fasce da capitano. Se c'è un motivo per cui la squadra riesce a rappresentare la città di Milano è anche per il suo essere internazionale, viste la provenienza e la carta d'identità di alcuni soci fondatori (su tutti il presidente Wolfgang Natlacen, italo-francese) e di tanti amici e sostenitori del club, tra cui spiccano anche alcuni ex calciatori come Ibrahim Ba e Vikash Dhorasoo. A conferma del forte legame con la Francia, la squadra ha una sede pure a Parigi, mentre gioca gli incontri casalinghi presso il campo Triestina, in zona San Siro. Di recente è avvenuta la prima amichevole intercontinentale, in Sudafrica contro il Soweto Stars FC, squadra locale con cui il Velasca è gemellato e che presto ospiterà in Italia.