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La Next Generation del calcio turco

Dopo i fasti dei primi anni 2000 il movimento calcistico turco è nuovamente ai suoi massimi storici

La Next Generation del calcio turco Dopo i fasti dei primi anni 2000 il movimento calcistico turco è nuovamente ai suoi massimi storici

Il 29 ottobre 1923 l’ex generale turco Mustafa Kemal Ataturk iniziò un processo di profondo cambiamento in tutta la Turchia. Sotto il presidente della prima Repubblica nazionale, il Paese adottò politiche liberali e occidentali, inaugurando un periodo storico di profonda innovazione per la nazione. Un autentico rinascimento turco a cui non è stato laterale lo sviluppo del calcio, sport ancora oggi più praticato e seguito in Turchia. Nel 1923 venne fondata la Nazionale turca di calcio che, seppur caratterizzata da alti e bassi, dagli anni Duemila in poi si è notevolmente affermata nel panorama internazionale. Basti pensare all’exploit dei Mondiali del 2002 (la squadra che fece tremare il Brasile futuro campione e che chiuse al terzo posto) o all’incredibile Europeo del 2008 (fermati solo ai quarti).

La Turchia è uno dei Paesi più potenti e ricchi del bacino mediterraneo (settima economia d’Europa) e, anche se non politicamente in Europa, le sue squadre – come anche quelle kazake, uzbeke e israeliane – partecipano alle competizioni europee. E il rapporto inclusivo fra Turchia e resto d’Europa si sta intensificando nelle ultime stagioni con un cospicuo input-output di giocatori: sempre più turchi giocano in Europa e sempre più campioni continentali arrivano a giocare nella Süper Lig. Questo fenomeno ha creato un canale di dialogo spesso fruttuoso per entrambi i poli, dato che le squadre europee scommettono su giovani promettenti, mentre i turchi riescono a creare un importante business con la vendita di magliette di giocatori occidentali. Soprattutto, questo fenomeno ha permesso a una nuova ondata di talenti turchi di trovare un canale di dialogo con il grande calcio europeo, con giovani giocatori – nati negli anni Duemila o poco prima – che vengono inseriti nei roster delle grandi squadre. Turchi sì ma non sempre nati in Turchia, perché di fatto, molti di loro nascono in Germania da genitori turchi: c’è chi sceglie di giocare per la Mannschaft (come Özil, Gündoğan, Emre Can, Demirbay) o chi invece preferisce rispondere presente alla chiamata della Turchia.

La Süper Lig è un campionato sempre più competitivo, che vive anno dopo anno importanti evoluzioni di classifica (negli ultimi anni alternanza biennale di vittorie tra Besiktas e Galatasaray): certo sono passati molti anni da quando le squadre turche facevano molto paura in Europa (Fatih Terim che alza nel 2000 la Coppa UEFA con il Galatasaray) ma negli anni, seppur meno temibili, il livello dei club della Super Lig si è alzato. In Turchia fra contratti e sponsorizzazioni il giro di affari è uno dei più sostanziosi – non a caso possono garantire stipendi importanti a campioni a fine carriera, vedi Sneijder o Van Persie, ma la lista dei campioni ultratrentenni sbarcati negli ultimi anni è lunghissima – e queste finanze stanno migliorando anche i settori giovanili, da cui escono i vari talenti che adesso sono pronti a sfondare nel calcio che conta. Ma la Turchia è un paese in crescita in tutti i sensi, anche e soprattutto sui social network, il vero grande strumento che ci permette di avvicinarci a quello che accade da quelle parti, tra campagne geniali, tormentoni e video virali che non fanno altro che riflettere l'incredibile passione dei turchi per le squadre locali, non soltanto le più titolate.

 

In Italia

Acquistato dalla Juventus per 18 milioni di euro e blindatissimo dal nuovo allenatore Maurizio Sarri, Merih Demiral è stato uno dei migliori difensori della scorsa Serie A. A 21 anni il difensore turco ha archiviato due reti in quattodrici partite in Italia, e anche le esperienze precedenti cantano uno spartito interessante: cresciuto nel settore giovanile dello Sporting Lisbona, ha giocato una stagione all’Alanyaspor in patria. Oramai è una sicurezza per Lucescu, selezionatore della Turchia, che ha piazzato Demiral nel cuore della difesa: il turco è un difensore moderno, molto bravo con i piedi ma con un istinto old school nella marcatura e negli anticipi che richiama ai migliori colleghi del reparto. Sarri, giustamente, in tempi di calciomercato, ha insistito affinchè rimanesse a Torino. 

Un altro talento di importanti prospettive è nella Capitale, si chiama Cengiz Ünder. L’esterno offensivo sbocciato nel Basaksehir e nato nel ’97 ha da subito incantato al primo anno di Roma sotto la gestione Di Francesco. Per l’attuale allenatore della Sampdoria il turco era un giocatore perfetto, abile nel dribbling a rientrare, veloce, che nel tempo si è abituato anche a tappare le falle in fase difensiva. L’ultima stagione è stata stroncata da degli asfissianti problemi muscolari, ma le giocate del Dybala turco nella stagione d’esordio a Roma sono impresse nella memoria di tutti. 

Il funambolo mancino a Roma troverà il connazionale Mert Çetin, difensore centrale che i giallorossi hanno pescato nella serie B turca e precisamente nel Gençlerbirliği; mentre a Sassuolo è arrivato un altro giovane promettente difensore di appena 20 anni, Mert Müldür, a rimpolpare la colonia turca in Serie A che prevede anche il rossonero Hakan Çalhanoğlu.

E in Italia, causa trasferimento al Lille, non arriverà un tassello fondamentale della next generation turca. Un altro classe 1997. Yusuf Yazıcı è uno dei trequartisti più fantasiosi messosi in mostra nell’ultima stagione, dove in trenta partite con il Trabzonspor ha segnato quattro reti. Giocatore dal dribbling estasiante e una fantasia come pochi altri in patria, il turco spicca anche per il fisico notevole e la capacità di trascinare l’azione verso la rifinitura sotto rete. Talvolta sembra voler fare tutto lui: raccoglie palla, dribbla, trascina dietro gli avversari e poi o trova un assist per i compagni o tenta la conclusione da fuori; quello che stupisce di questo giocatore – che gioca da trequartista ma spesso viene localizzato anche come mediano – è la facilità con cui inventa giocate circensi, decisamente molto spettacolari. Per la Lazio è stato un piccolo grande tormentone estivo (se n'è parlato con insistenza per settimane) ma il turco non ha saputo resistere al richiamo della Champions League ed in Francia ritroverà anche il laterale destro, molto interessante, Zeki Çelik. Un'addio, il suo, che ha lasciato un grandissimo vuoto tra i tifosi della squadra turca.

In giro per l'Europa

Dopo le notevoli giocate con cui ha incantato la Ceramica di Villarreal, Enes Ünal ha dovuto misurarsi con una stagione alquanto difficile. La scorsa annata è stato mandato in prestito dal Submarino Amarillo al Real Valladolid di Ronaldo, dove ha contribuito al raggiungimento della salvezza. Centravanti, anche lui nato nel 1997, Unal è stato per molti mesi uno dei giocatori più hype di tutta Europa: prelevato nel 2015 dal Manchester City, transitato prima dal NAC Breda per poi vivere l’esplosione al Twente (18 reti in una stagione di Eredivisie) e successivamente provare l’ascesa in Spagna, dove ha pure fatto in tempo per giocare per il Levante. Ünal ha i colpi di chi ha talento, di chi vede il calcio con una panoramica tutta sua ma non riesce a esprimerla al meglio: probabilmente è solo questione di tempo.

Dopo un lungo corteggiamento del Milan, chi è sicuro di non giocare in Italia è purtroppo Ozan Kabak, difensore classe 2000 appena acquistato dello Schalke 04. Piedi buoni e grande fisico, Kabak è un difensore moderno e bravo nell’anticipo, e  proviene da una scottante retrocessione. Sbocciato nel Galatasaray, l'ultima stagione l'ha giocata in forza allo Stoccarda in Bundesliga senza riuscire ad evitare di sprofondare in Zweite Liga. Lo Schalke lo ha prelevato per quindici milioni di euro e già durante la pre-season l’allenatore David Wagner lo ha messo al centro della difesa titolare. 

La finestra sembra essere il reparto migliore in prospettiva, se consideriamo che un altro giovane pilastro della Nazionale di Lucescu è il classe 1996 Çağlar Söyüncü, che ha lasciato la Germania, e precisamente Friburgo, per approdare l’anno scorso al Leicester. Nonstante in Inghilterra il rendimento non sia stato di prima fascia – solo sei le apparizioni in un’intera stagione – i fasti della Bundesliga riecheggiano ancora in Turchia, tanto che le convocazioni in Nazionale negli anni hanno raggiunto quota 24. Appunto, nell’ultimo anno Söyüncü ha incontrato diverse difficoltà ma l’aitante difensore centrale (185 cm di altezza) è ancora considerato uno dei nuovi giocatori forti della generazione turca. La cessione di Maguire gli ha spalancato le porte della titolarità e ci ha messo poco a mettersi in mostra da protagonista: contro il Chelsea è stato lui il MVP dell'incontro.

Altri due profili molto interessanti sono Berkay Özcan e Berke Özer: il primo è anch'esso recentemente passato da Stoccarda, prima di trasferirsi all'Amburgo; trequartista veloce e dinamico dalla propensione quasi innaturale al dribbling, nato in Germania nel 1998 da genitori turchi, il giocatore ha scelto di prendere anche la cittadinanza turca e quindi di giocare con la Nazionale di Ankara. Ozer invece di ruolo fa il portiere, proviene da uno dei vivai più floridi del Paese, quello dell'Altinordu, e ha recentemente lasciato il Fenerbahce per fare esperienza in Belgio: dalla sua parte c'è sicuramente la carta d'identità che dice 25 maggio 2000.

 

La Süper Lig

In generale, il calcio in Turchia è un movimento in grande ascesa. Dopo la mancata qualificazione ai Mondiali di Russia 2018, la Nazionale allenata dall’ex Shakthar Donetsk Mircea Lucescu ha conosciuto (quasi) solo la vittoria. Nel 2019, nelle gare di qualificazione agli Europei, i turchi hanno archiviato cinque vittorie consecutive interrotte solo dall’ultima sconfitta contro l’Islanda. Su tutte, ha spiccato il successo contro la Francia Campione del Mondo, battuta o meglio annichilita per 2-0 a Konya grazie alle reti di Ünder e Ayhan. La Nazionale di Ankara è un funzionale mix di giocatori nel pieno della loro età (come il milanista Hakan Çalhanoğlu, appena 25 anni, e Cenk Tosun, sbarcato in Premier League a 27 anni) e tanti giovani promesse, le quali, sperano da quelle parti, potranno un giorno essere nell’elite del calcio europeo. 

In Turchia, come dicevamo, i soldi non sono un problema, e il grande piano di modernizzazione che ha contraddistinto il paese dalla fine degli anni '90 ad oggi si riflette anche nelle strutture calcistiche. Dal 2009 ad oggi sono stati costruiti 21 nuovi stadi e altri 17 sono in procinto di essere costruiti nei prossimi tre anni. Alcuni di questi, come la nuova casa del Besiktas, la Vodafone Arena che ha appena ospitato la Supercoppa Europea 2019, abbiamo già imparato a conoscerli per l'essere praticamente sempre gremiti e spesso inespugnabili.

L’economia del calcio turco è la sesta del calcio europeo (la prima, dunque, fuori dai grandi tornei) e il presidente Erdogan, che è un grande appassionato di calcio – fondamentalmente ha anche una sua squadra, quell'Istanbul Başakşehir che negli ultimi anni ha più volte sfiorato il titolo nazionale - lavora affinché la lega nazionale entri nell’elite. Nella Süper Lig hanno dovuto mettere un freno agli stranieri (ne possono giocare solo quattro titolari per formazione) e questo, oltre che a limitare un fenomeno che negli anni era diventato esagerato, vuole anche esaltare i giovani locali. Quelli che adesso migrano per andare a giocare in Europa, ma che in Turchia sperano un giorno possano tornare in patria per giocare con i club più gloriosi.