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Cosa sta succedendo alla Masia del Barcellona?

Diversi giocatori stanno lasciando la cantera blaugrana, che negli ultimi anni non è riuscita più a sfornare talenti di livello assoluto

Cosa sta succedendo alla Masia del Barcellona? Diversi giocatori stanno lasciando la cantera blaugrana, che negli ultimi anni non è riuscita più a sfornare talenti di livello assoluto

Quando qualcuno pensa alle giovanili di una squadra, come esempio principe viene sempre chiamata in causa la cantera del Barcellona: tutte le orecchie dei giovani talenti blaugrana cominciano a fischiare all’unisono, mentre le altre società provano a replicare il fantomatico modello-Barça nella speranza di veder crescere (per poi rivendere) il nuovo Messi, il nuovo Iniesta, il nuovo Busquets.

Il problema, però, è che i nomi sono sempre quelli: Messi, Iniesta, Busquets, il più giovane dei quali (Busquets) comunque è un classe ‘88. E così, mentre nel mondo esplodono gli Mbappé (1998), il Barcellona in quanto a produzione di (veri) fenomeni sembra fermo a dieci anni fa, quando dalla Masia uscivano fuori i campioni di oggi. Quindi, la domanda sorge spontanea: cosa sta succedendo alle giovanili blaugrana? 

 

Dall’Europeo U21 agli ultimi grandi (?) nomi

Una notizia che ha fatto piuttosto scalpore: tra tutti i convocati della Spagna Under 21 che di recente ha vinto l’Europeo di categoria, non c’era neanche un giocatore del Barcellona. Questo è stato uno dei motivi che ha scatenato la riflessione sulla Masia e sulla sua presunta crisi: la cantera blaugrana è ancora in grado di produrre talenti all’altezza del calcio mondiale? Oppure quella della “Generazione ‘87” dei vari Messi, Piqué e Fabregas rappresenta solamente un unicum nella storia del Barça?  

Per capire se e quanti talenti abbia effettivamente prodotto il Barcellona negli ultimi anni bisogna andare a guardare gli ultimi “grandi” nomi usciti dalla cantera blaugrana. Sì va da Deulofeu a Rafinha, passando per Montoya e Bartra: giocatori bravi, forse anche bravissimi, ma comunque piuttosto lontani dai livelli di Messo&Co e per questo costretti spesso a cercare fortuna altrove. 

Attualmente il solo Sergi Roberto sembra aver seguito il percorso cantera-prima squadra in maniera naturale, anche se comunque le sue qualità non sono paragonabili a quelle dei più grandi giocatori venuti fuori dalla Masia. Nel frattempo, comunque, il Barcellona deve fare i conti non soltanto con quello che “esce fuori” dalla cantera, ma anche con quello che viene portato via dalla stessa. Un fattore che inevitabilmente influenza anche le quote dei giocatori “autoctoni” che poi effettivamente trovano spazio in prima squadra. 

 

Fuga di piedi buoni

Uno degli ultimi nomi (l'elenco sarebbe lunghissimo e comprende, tra i tanti, anche Alejandro Grimaldo e Dani Olmo) è quello di Mateu Morey, terzino classe 2000 che ha lasciato Barcellona per trasferirsi al Borussia Dortmund. Il giocatore, che con la maglia blaugrana ha vinto la Youth League e che ha già messo in bacheca un Europeo Under 17 con la Spagna, dopo la sua decisione di spostarsi in Germania ha dichiarato di aver scelto “un club fantastico che punta molto sui giovani”. Quindi, significa che non si sentiva abbastanza sicuro di poter dire la sua in prima squadra? Difficile dirlo, ma sta di fatto che queste molteplici partenze dalle giovanili blaugrana non sono un’eccezione. Negli anni passati hanno fatto scalpore gli addi-ritorni di Piqué e Fabregas, per citarne un paio, ma di recente la faccenda sembra essersi fatta ancora più seria. 

Altro giro, altro giovane andato via: un predestinato come Xavi Simons (indovinate un po' perché si chiama Xavi?) è passato al PSG con l’intercessione di Mino Raiola, agente del sedicenne centrocampista olandese. Il club francese ha messo sul piatto un’offerta decisamente convincente per portare il giovane talento in Francia: mezzo milione di euro netti circa, più del doppio rispetto a quanto proposto dal Barça. 

Da parte sua, il club catalano ha potuto fare poco: come spiegato da El País, il Barcellona ha più volte provato a “bloccare” i suoi giocatori tramite l’inserimento di clausole nei loro contratti, ma ogni volta si è trovato a scontrarsi con i regolamenti della FIFA in materia. Secondo il quotidiano spagnolo, la società blaugrana proverà a uscire da questa empasse offrendo contratti più allettanti ad alcuni elementi chiave della cantera. Basterà questo a convincerli a restare? 

Aspettative 

C’è un altro aspetto del discorso, diciamo psicologico, che merita di essere preso in considerazione: tutti i giovani talenti del Barcellona sognano probabilmente di diventare “il nuovo Messi”, ma questo stesso sogno potrebbe essersi trasformato (almeno negli ultimi anni) in un’immensa ombra che incombe sulle carriere di ognuno di loro. Per esempio, in una realtà in cui tutti si aspettano di trovare il nuovo Messi, quanto può essere difficile vivere da Bojan Krkić? Un giocatore sicuramente non all’altezza delle aspettative, che comunque dalle parti della cantera blaugrana al momento sembrano essere fin troppo alte.

Perché finché si insisterà a cercare ogni volta il nuovo Messi, il nuovo Busquets o il nuovo Piqué, questo gioco delle etichette non farà altro che caricare di eccessiva responsabilità dei ragazzi che dovrebbero vivere quei nomi come dei modelli da imitare, e non come mostri da sconfiggere per dimostrare di essere all’altezza della prima squadra. Prima squadra nella quale, tra l’altro, ognuno di loro al momento farebbe fatica a trovare spazio, visto che il blocco storico continua ancora a farla (giustamente) da padrone nell’undici titolare, coadiuvato da costosissimi campioni arrivati non dalla Masia, ma dal calciomercato. 

 

Cambio di rotta

Che poi, in fondo, è anche una questione di scelte. E di questo si tratta: il Barcellona, forse, dopo essersi reso conto che una generazione d’oro come quella già citata in precedenza non si sarebbe ripetuta a breve, ha preferito cambiare atteggiamento e investire direttamente su giocatori già pronti, piuttosto che aspettare l’esplosione di talenti assoluti provenienti dalle giovanili. Una scelta, che ricorda molto di più la celebre politica dei Galacticos adoperata per anni dai rivali del Real Madrid. Questa rivoluzione sostanzialmente è cominciata con l’acquisto di Neymar, arrivato nel 2013. Da allora, il Barça ha speso più di un miliardo di Euro sul mercato, e gli ultimi acquisti di de Jong e Griezmann dimostrano ancora una volta come il solco sul quale si sta muovendo la dirigenza sia sempre lo stesso ormai da anni.

Un atteggiamento, questo, che parte ovviamente dalla testa, vale a dire dalle alte sfere della dirigenza e dalle loro decisioni. Decisioni che, tra l’altro, avrebbero portato a discussioni accese all’interno degli uffici blaugrana: poco tempo fa si è dimesso Jordi Mestre, da nove anni vicepresidente con delega all’area sportiva. Ufficialmente il dirigente ha detto addio perché nominato responsabile degli albergatori di Barcellona, ma secondo la Gazzetta dello Sport i motivi sarebbero altri, legati in questo caso a una differenza di visioni programmatiche del presente (e del futuro) del club. Mestre era osteggiato da parte della dirigenza, che ne criticava l’operato più orientato ai grandi acquisti che allo sviluppo del settore giovanile.

Lui, Mestre, tra l’altro ha cominciato a far parte della dirigenza blaugrana nel 2010, insediandosi insieme all’allora presidente Rosell, suo grande amico nonché altra figura criticata da elementi interni al mondo Barça. Come ad esempio Albert Benaiges, padre calcistico di Iniesta, secondo il quale “dall'arrivo di Sandro Rosell alla presidenza sono cambiati i valori del club: il Barcellona continuerà a vincere ma la sua identità interiore è mutata”. Benaiges a suo tempo è stato uno dei responsabili del settore giovanile del Barça, e proprio su questo ruolo ha avuto da ridire: a suo modo di vedere, “la perdita di interazione tra la cantera e la prima squadra è scaturita dalla divisione del settore giovanile in due blocchi, con la conseguente nomina di due diversi direttori sportivi che hanno finito per rovinare un lavoro prima svolto in maniera armoniosa, perché nessuno dei due conosceva bene l’ambiente e le sue dinamiche”

L'ultimo cambio di rotta risale a pochi giorni fa, quando è stato richiamato alla base un blaugrana doc come Patrick Kluivert: reduce dalla conclusione del rapporto che lo legava alla Nazionale del Camerun, l'olandese è stato nominato il nuovo direttore tecnico della cantera blaugrana. Riuscirà a trasmettere il suo DNA?

Prospettive diverse, stessa filosofia 

Nel frattempo, comunque, come qualcuno ha fatto giustamente notare, la Spagna Under 19 ha appena vinto l’Europeo di categoria con ben 8 giocatori cresciuti nella Masia. E in giro per l’Europa, le giovanili del Barcellona e Real Madrid hanno seminato più giocatori di tutte le altre squadre nei maggiori campionati europei. Inoltre, l'amichevole giocata contro il Vissel Kobe di Iniesta è stata decisa da una doppietta di Carles Pérez (1998), prodotto della Masia, e nella stessa partita sono scesi in campo altri sei giocatori provenienti dalla giovanili del Barça.

E se da una parte è vero che poco più di un anno fa il Barcellona scendeva in campo per la prima volta dopo 16 anni senza neanche un canterano nell'undici titolare, è vero anche che oggi i blaugrana possono vantare tra le loro fila nuovi talenti: Carles Alenà (1998) e Riqui Puig (1999) senza dubbio i più pronti, ma ancora troppo distanti dagli standard della prima squadra e troppo forti per giocare nella squadra riserve del Barça B, scivolata in terza serie nel 2018. Ci stiamo quindi preoccupando inutilmente? O il problema è che le nostre aspettative restano troppo alte perché tutto si riconduce sempre al nuovo Messi? 

Di sicuro qualcosa negli ultimi anni è cambiato, soprattutto a livello di strategia aziendale. Questo, comunque, non vuol dire che la Masia abbia smesso di produrre talenti. Forse nei prossimi anni vedremo sempre più spesso ricambi in entrata e in uscita, visto che ormai molti dei riflettori delle big sono puntati verso le giovanili del Barcellona. E questo proprio perché è da lì che sono usciti alcuni dei talenti più grandi del panorama calcistico attuale. Se il Barça riuscirà ancora a trovare il modo di valorizzarli sarà un bene per il club spagnolo; altrimenti i “nuovi Messi”, dopo essere stati cresciuti a pane e Masia, andranno a sbocciare altrove, portando comunque sempre con loro quella filosofia vincente grazie alla quale la società blaugrana ha scritto (e continua a scrivere) la sua storia.