Vedi tutti

La Golden Era del tennis maschile italiano

Tanti titoli, potenziali campioni e nuovi tornei: il tennis azzurro è tornato ad entusiasmare

La Golden Era del tennis maschile italiano  Tanti titoli, potenziali campioni e nuovi tornei: il tennis azzurro è tornato ad entusiasmare

E' lunedì 25 luglio 2016, Paolo Lorenzi ha appena vinto a Kitzbuhel il suo primo torneo del circuito maggiore all'età di 34 anni e Fabio Fognini ha trionfato ad Umago, mentre Marco Cecchinato (probabilmente inconsapevole di ciò che gli riserverà il futuro) viene squalificato dal Tribunale della FIT per una brutta vicenda di match-fixing relativa all'anno precedente, quando perse volontariamente nel corso di un torneo Challenger in Marocco. Il ranking ATP è impietoso (tre tennisti azzurri nelle prime cento posizioni: Fognini 33°, Lorenzi 41° e il sempreverde Andreas Seppi 51°) e dice tantissimo dello stato del tennis maschile italiano, ancora di più se lo riguardiamo adesso, a soli tre anni di distanza. Un movimento stagnante, i cui massimi ambasciatori sono un ventinovenne, un trentaquattrenne e un trentaduenne, alla disperata ricerca di un netto cambio generazionale dopo le tante delusioni dei baby talenti mai sbocciati (Gianluigi Quinzi su tutti) e tanti problemi complementari non meno importanti, come la terribile figuraccia rimediata da Fognini agli US Open 2017: no, non l'inaspettata sconfitta nel derby contro Travaglia ma l'espulsione (poteva andare molto peggio!) ricevuta a causa degli insulti sessisti contro una giudice di sedia.

Sembra una vita fa, visto quello che sta accadendo in questi giorni: non soltanto lo stesso Fabio Fognini è entrato in Top 10 esaudendo così il sogno di una vita che fino a qualche mese fa sembrava irraggiungibile per mille motivi, ma gli italiani in Top 100 sono diventati ben sette, e fino a qualche settimana fa tre di questi stazionavano tra i migliori trenta. Ognuno con una storia diversa, ognuno con un boom diverso alle spalle, ma ugualmente stupefacente. E sembra proprio che il meglio debba ancora venire.

Gli exploit

E' stato lo stesso Fognini ad ammettere che è stato proprio l'episodio di Flushing Meadows a fargli toccare il fondo, il punto più basso da cui risalire per puntare, step by step, a quel 12esimo posto in classifica che gli avrebbe permesso di ritoccare il suo best ranking. A questo vanno aggiunte le nuove motivazioni derivate dalla concorrenza interna e la diversa consapevolezza di marito (di Flavia Pennetta) e padre (di Federico): la splendida scalata del tennista ligure, che è riuscito anche a limare (non ancora ad eliminare del tutto) alcuni comportamenti inaccettabili sul campo e che lo hanno, purtroppo, reso famoso nel mondo, inizia proprio da quella voglia di sentirsi più ripetere 'sei un tennista da top ten, ma la testa...' e dimostrare a tutti che il suo talento aveva prevalso sul resto. Oltre ad essere migliorato tantissimo sulle superfici veloci (altrimenti non batti in finale Juan Martin Del Potro a Los Cabos, estate 2018), 'Fogna' ha piazzato la ciliegina sulla torta allo scorso torneo di Montecarlo, vincendo addirittura il torneo dopo aver sconfitto, a tratti umiliato, Rafael Nadal in semifinale: un successo storico per il tennis italiano visto che nessuno prima d'ora era riuscito ad imporsi in un Master 1000, che gli ha di fatto aperto le porte della Top 10 conquistata di li a breve. Se l'obiettivo centrato da Fognini era comunque per certi versi immaginabile, anche se molto tosto da raggiungere, l'impresa di Marco Cecchinato al Roland Garros 2018 è stato tutto fuorché un risultato preventivabile: il tennista palermitano ha 'semplicemente' vissuto sei mesi di assoluta grazia e onnipotenza sportiva che lo hanno rapidamente condotto dai campi più improbabili d'Europa alle semifinali dei French Open, un cammino inarrestabile che lo ha condotto fino alla 16esima posizione della classifica mondiale, facendolo balzare alle cronache come la sorpresa dell'anno. Cecchinato, sconfitto a Parigi solamente da Dominic Thiem, ha fatto in tempo anche a vincere i titoli di Budapest, Umago e Buenos Aires giocando un tennis creativo ed efficace, a tratti ingiocabile, prima di sprofondare oltre la 60esima posizione a causa del prolungato black-out che dura ormai da mesi. Ha da poco cambiato allenatore, ma siamo certi che tornerà a certi livelli. 

Se Cecchinato si è allontanato dalla top 20, il percorso inverso l'ha fatto invece Matteo Berrettini: il giovane tennista romano sta dimostrando di avere la maturità giusta per mantenere le promesse che si erano fatte sul suo conto, e ha già vinto tre titoli ATP in meno di un anno giocando un tennis completamente diverso dai due colleghi azzurri, molto solido e pratico. Ma paradossalmente ciò che ci fa credere davvero molto in questo ragazzone sono le sue skills (è un big server, e perciò non vediamo l'ora di vederlo all'opera sul cemento) e la sua mentalità: ha recentemente preso una sconfitta che ricorderà per tutta la vita, in poco più di un'ora sul Centrale di Wimbledon contro Roger Federer, e proprio da questo sonoro k.o. ripartirà: secondo McEnroe (non proprio l'ultimo arrivato) sarà tra i primi dieci tennisti del mondo a fine anno. Ad oggi è il numero 12 nella Race e ha dimostrato di saper tenere testa ad avversari ben più quotati: staremo a vedere. 

L'elenco dei tennisti azzurri sulla cresta dell'onda non finisce qui va allungato con le recenti performances del 24enne torinese Lorenzo Sonego e del più anziano collega Thomas Fabbiano, 30 anni, due tennisti che ci hanno regalato grandi gioie su una superficie storicamente ostile alla tradizione azzurra, l'erba: il primo ha vinto ad Antalya ed ha fatto il suo ingresso in Top 50, il secondo per il secondo anno di fila ha disputato un grande Wimbledon, e dopo Wawrinka si è permesso il lusso di eliminare Tsitsipas. Dall'oscura selva dei Challenger è recentemente spuntato pure il siciliano Salvatore Caruso, che ad Umago ha centrato una semifinale tanto inaspettata quando meritata: un'altro italiano che a breve farà il suo ingresso tra i migliori cento al mondo, un'altra potenziale sorpresa. Anche i numeri confermano il trend di crescita: 7 italiani hanno centrato almeno una semifinale nel 2019 ma soprattutto, se consideriamo la recente vittoria al primo turno di Gian Marco Moroni a Gstaad, il conteggio dice che 13 italiani hanno vinto almeno un match ATP in stagione. Tanta, tantissima roba.

 

Il futuro

Se ad oggi c'è solo da essere contenti della situazione attuale, il futuro ci fa essere ancora più ottimisti: oltre a monitorare l'evoluzione di Berrettini (che ha appena 23 anni) le speranze azzurre sono già tutte proiettate su un giovane altoatesino che Riccardo Piatti ha già contribuito ad introdurre nel circuito dei grandi, facendolo allenare con campioni affermati: lui è Jannik Sinner, non è ancora maggiorenne e ha già fatto parlare di se, non soltanto in Italia. L'altoatesino ha già entusiasmato a livello Challenger, ad esempio vincendo il torneo di Bergamo entrando in tabellone con una wild card e sbaragliando avversari ben più quotati, poi ha addirittura superato il primo turno agli Internazionali d'Italia superando in rimonta l'americano Johnson. Se la classifica (è appena entrato tra i migliori 200 tennisti del mondo) gli sorride già, ciò che fa maggiormente sperare in lui è la freddezza con cui gestisce le partite, e le sue emozioni. In proiezione futura sta battendo un percorso graduale, si, ma ideale, quello che hanno attraversato tutti i più grandi: ecco perché è lecito aspettarsi tantissimo da lui, anche se ci vuole ancora tempo. Ma l'altoatesino non è il solo grande talento che si è già messo in mostra: ci sono i due romani, e pure coetanei Gian Marco Moroni e Liam Caruana (classe 1998) che hanno alternato grandi risultati a periodi meno felici, c'è il '99 Francesco Forti che si sta recentemente regalando le prime gioie ma ci sono soprattutto Lorenzo Musetti e Giulio Zeppieri, che al momento sembrano possedere tutta un'altra stoffa. Musetti, numero 1 al mondo juniores, ha già vinto gli Australian Open 2019 e fatto finale agli US Open 2018, e sta compiendo i primi passi nel tennis dei grandi insieme all'amico, predestinato anche lui, Zeppieri, un altro romano che promette tantissimo.

 

I tornei

Il rinascimento del tennis maschile italiano non passa soltanto attraverso grandi risultati sul campo, ma anche grazie lo sviluppo logistico e organizzativo che ha arricchito tantissimo l'offerta azzurra: se fino a qualche anno fa gli Internazionali d'Italia erano l'unico grande evento tenuto in Italia (dopo Roma, il vuoto fino al Challenger di Caltanissetta, secondo torneo più ricco dello Stivale!), nel novembre del 2016 l'ATP ha deciso di assegnare all'Italia (e precisamente alla FIT e al CONI) l'organizzazione delle NextGen Finals, un mini torneo dedicato ai migliori tennisti Under 21 del mondo che si tiene a Rho, nella periferia milanese. Le prime due edizioni del 'fratello minore' delle ATP Finals (le edizioni italiane saranno almeno altre tre, ed in tutte è prevista la presenza di un tennista azzurro tra gli otto partecipanti) sono state un grande successo, ma soprattutto una conferma che il pubblico italiano aveva grandissimo bisogno di una vetrina del genere.

 

L'altra grande notizia riguarda proprio il Master di fine anno, che si svolgerà al PalaAlpitour di Torino dal 2021 al 2025: dopo mesi di trattative la città piemontese ha vinto la concorrenza di sedi molto qualificate come Londra, Manchester e Singapore e ospiterà il torneo tra i migliori 8 tennisti al mondo, per la prima volta in Italia. Probabilmente non abbiamo ancora realizzato la portata del 'colpaccio', ma nel frattempo un altra grandissima proposta si è fatta avanti e rischia di concretizzarsi a breve: stiamo parlando dell'ATP 250 di Monza, che punta a prendere il via già nel 2020. L'idea è tanto folle quanto ambiziosa: si stanno ultimando, infatti, gli ultimi dettagli per la presentazione del torneo che sarà sull'erba (si, avete capito bene), ha un montepremi altissimo e che sorgerà proprio all'interno dello storico autodromo, una location assolutamente unica. La trattativa è già in stato avanzato, e dopo il recente site check si attende solo il via libera da parte dell'ATP. Questione di giorni, nel frattempo incrociamo le dita: il peggio, per il movimento italiano, sembra ormai passato.