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La mamma di Rabiot è un personaggio assurdo

La fasi del rapporto tra Adrien e Veronique, la madre/agente che sta segnando la sua carriera

La mamma di Rabiot è un personaggio assurdo La fasi del rapporto tra Adrien e Veronique, la madre/agente che sta segnando la sua carriera

Negli ultimi mesi abbiamo imparato a conoscere la figura di Wanda Nara come quella della donna/procuratore più influente nel panorama italiano, molto più di una semplice moglie per Mauro Icardi, colei che ha condizionato (ad oggi) non solo moltissime situazioni sportive già successe in passato, ma anche una probabile esclusione dai piani dell’Inter di Antonio Conte.

Ma l'argentina non è la sola: c'è un'altra figura da anni onnipresente nelle questioni di campo e nel calciomercato europeo che diventerà estremamente popolare in Italia per forza di cose, una donna esuberante e superstiziosa che non è seconda a nessuno in quanto a richieste per il proprio figlio, Veronique Rabiot. Il figlio Adrien è appena diventato un giocatore della Juventus, ma il colpo più importante è stato convincere (a suon di milioni) proprio la madre del centrocampista francese.

Cercare di comprendere il perchè delle richieste assurde che forse arriveranno negli anni è difficile quanto ricostruire la vita dell'ex PSG. Cresciuto in una 'buona famiglia' nella periferia di Parigi, Adrien è da sempre molto legato alla famiglia ed in particolare al padre, che lo ha introdotto nel mondo del calcio senza però mai poter seguire i progressi figlio a causa di gravi problemi di salute. Nel 2007 Michael Provost ebbe un incidente che gli causò gravi lesioni che lo portarono alla paralisi totale, dopo questa disgrazia si separò dalla moglie e per necessità è stata proprio Veronique che si è sempre occupata della carriera del figlio (che porta il suo cognome), cercando di tenerlo lontano dalla difficile situazione familiare. Un atteggiamento che da protettivo si è mostrato ben presto ossessivo, forse causato dalla paura materna di perdere il figlio così come è successo con il marito. Più volte il comportamento di Veronique, che nel frattempo è diventata la procuratrice del figlio, ha inciso in modo netto e decisivo nella carriera di Rabiot, facendola diventare uno degli agenti più temuti dai club che, per assicurarsi le prestazioni del talentuoso figlio, sono spesso arrivati al limite.

MANCHESTER CITY

Nel 2008 Adrien viene scoperto dai talent scout del Manchester City, che capirono subito la volontà della madre di allontanarlo dalla complessa situazione familiare e, come rivelato in un’intervista a SoFoot, lo portarono subito a in Inghilterra. Come ricorda uno degli osservatori dei Citizens:

“Era un ragazzo sensibile, molto intelligente, giocava sull'ala ed era già alto per la sua età. Ma ciò che lo ha fatto risaltare era la grande mentalità che aveva, era educato e rispettoso, il che è molto insolito per un giovane francese”.

Il talentuoso francese sfoggiò ben presto le sue doti atletiche anche alla high school impressionando tutti i compagni, con i quali aveva intrapreso anche un corso di lingua inglese finanziato dalla società, che voleva crescerlo sotto tutti gli aspetti in un percorso di sei anni prima del professionismo.

Ma dopo solamente sei mesi, Rabiot e mamma Veronique tornarono in Francia. Se per alcuni il motivo era legato all’eccessiva lontananza dal padre malato, un’altra versione racconta che fu proprio la madre a portare via il figlio dalla società inglese, accusata di non aver rispettato le promesse. All’epoca il contratto non garantiva al figlio che sarebbe diventato professionista all’età di 17 anni, perché non era una pratica legale, e la madre fu delusa da questo aspettando accusando il club di non mantenere promesse in realtà mai date. E bloccando, di fatto, lo sviluppo della sua carriera Oltremanica.

PARIS SAINT-GERMAIN - PARTE 1

Tornato in Francia, Adrien si allena nella periferia di Parigi prima di aggregarsi al Pau FC, dove rimase fino al 2010 quando si aggrega nelle giovanili del Paris Saint-Germain. “Era un ragazzino talentuoso, mi ascoltava sempre ed era piacevole da allenare” ricorda il suo allenatore dell’epoca. Ma i dirigenti parigini conoscevano bene la vicenda avvenuta in Inghilterra ed il carattere difficile della madre. Dopo solo un anno di permanenza a Parigi, per accontentare madre e figlio, organizzarono un'amichevole con l’Auxerre permettendo al padre di vedere il match da bordocampo: Rabiot segnò i due gol di apertura e venne sostituito a metà partita per poter vedere la partita con il padre.

“Ha ancora tutte le sue funzioni cognitive, è la stessa persona. Quando gli dissi che stavo diventando professionista, dal suo sguardo capii che era orgoglioso” racconta Rabiot, poco dopo aver firmato il suo primo contratto da professionista con il club parigino. Era il 2 luglio del 2012 e Carlo Ancelotti aprì le porte del professionismo al giovane Adrien, ma ben presto la carriera venne nuovamente frenata dai comportamenti della madre.

A novembre Veronique si infuriò con il club che aveva permesso che un organo di stampa facesse un profilo del proprio figlio senza il suo permesso. Chiese inoltre di poterlo seguire nel ritiro di metà stagione a Doha e che il club le pagasse il trasferimento aereo. I dirigenti si rifiutarono di scendere a compromessi e, la vigilia di natale del 2012, Veronique Rabiot scrisse al direttore generale del club che il figlio non sarebbe partito per il ritiro, chiedendo che fosse ceduto nella finestra di mercato di gennaio.

Al ritorno dal ritiro i vertici del PSG risposero alla lettera della madre, dando inizio ad un botta e risposta infinito durato fino a pochi mesi fa: “Le sue scelte non fanno del bene alla carriera di suo figlio Adrien e nemmeno il bene del nostro club che le ricordiamo essere datore di lavoro di Adrien”.

Data l’assenza ingiustificata il club comunicava una sanzione disciplinare: oltre a non corrispondere lo stipendio per quei giorni di assenza ingiustificata, il club decise che il giovane non avrebbe più giocato con i parigini, aprendo quindi ad un prestito.

Rabiot allora passa al Tolosa portandosi dietro anche le richieste della madre-agente, che pretese di assistere a tutti gli allenamenti della squadra a bordocampo. Veronique venne accontentata ma nel frattempo continuò la sua battaglia a distanza con il club parigino, accusandolo di trattare ogni giocatore diversamente. Leonardo per stabilizzare la situazione rimosse così la sanzione disciplinare e Adrien, dopo il primo gol in Ligue 1, riaprì ad un ritorno a Parigi.

Nella stagione 2013/2014, di ritorno nella capitale, complici alcuni infortuni dei suoi compagni di reparto, con Laurent Blanc in panchina Adrien gioca una stagione di buon livello totalizzando 34 presenze e debuttando anche in Champions League. A soli 19 anni.

ROMA

Mentre sul campo il figlio si sta facendo notare sempre maggiormente, la madre Veronique si occupa degli affari fuori dal campo, uno su tutti il prolungamento del suo contratto: il rapporto con i parigini scade alla fine del 2014 e le richieste economiche fatte al PSG, come prevedibile, non vengono inizialmente accolte dai parigini.

Tra le diverse squadre a cui la mamma 'offre' i servigi del proprio figlio c’è anche la Roma di Rudi Garcia, ma anche in questo caso l’atteggiamento ingombrante della madre fa saltare la trattativa che in un primo momento sembrava intavolata bene. Si disse che ad accordo trovato tra i club i dirigenti della Roma contattarono Veronique per chiudere la trattativa ma lei, andata in vacanza, non era rintracciabile e per questo motivo l’affare saltò. Un’altra versione, perché quando ci sono storie assurde le versioni sono spesso molteplici, l’ha data l’allora direttore sportivo Walter Sabatini. Che in un’intervista a Sky Sport ricorda:

“Avevamo appuntamento a pranzo. Abbiamo parlato e gli ho detto che avevo già l’accordo con il club. Lei prima di alzarsi ha aggiunto una cosa che nessuno mi ha tradotto. Però io ho capito: chiedo conferma e vado su tutte le furie. Voleva parlare con Garcia. Io mi sono infuriato e me ne sono andato. Mai e poi mai devono accadere queste cose. Se concedi a una madre il tu per tu con l’allenatore in un attimo te la ritrovi nello spogliatoio".

PARIS SAINT-GERMAIN - PARTE 2

Saltato ogni possibile trasferimento, la strategia della madre per infastidire il club parigino allora fu quella di spargere la voce che che il figlio non avrebbe rinnovato, facendo quindi scadere il contratto e minacciando di trovare un accordo con un nuovo club a costo zero. Adrien viene inizialmente messo fuori rosa e tagliato dalla lista per la Champions League, ma poco dopo il club, dimostrando di essere ugualmente molto legato al giovane giocatore su cui magari costruire attorno la squadra del futuro, gli rinnova il contratto. Con una trattativa tutt'altro che facile, visto che Veronique, oltre ad aver richiesto assicurazioni economiche folli, richiese di poter concludere la trattativa non con i dirigenti ma direttamente con il proprietario del club, Nasser Al-Khelaïfi.

Neppure dopo il prolungamento di contratto, però, si placarono le richieste di mamma Veronique, che addirittura diventarono ben presto sempre più frequenti e invasive. Le richieste agli allenatori non riguardavano solo il ruolo in campo del figlio, che preferiva vedere giocare in posizione più offensiva anche contraddicendo le sue reali qualità di centrocampista mancino da vertice basso, ma anche sul numero di presenze, visto che Laurent Blanc spesso gli preferiva giocatori più esperti, anche fuori ruolo.

Ben presto la madre si spazientì e comunicò al club la volontà di portare il figlio altrove, in una squadra che metta realmente al centro del progetto il proprio figlio. Dopo pochi mesi dal rinnovo la carriera di Adrien sembra dirigersi in Premier League: proposto a diversi club tra i quali il Tottenham, le trattative non si concludono mai per le eccessive richieste economiche della madre Veronique e Rabiot rimane così a Parigi. 

NAZIONALE FRANCESE

Il primo disaccordo con la selezione Blues risale al 2016 quando a Sofia, mentre la Francia sta affrontando la Bulgaria per una gara di qualificazione ai Mondiali, Rabiot si lamenta di dover entrare in campo per sostituire Kante perché con il freddo potrebbe infortunarsi. Ma nulla in confronto a quanto accade prima dei Mondiali di Russia: Deschamps inserisce il centrocampista del Paris Saint-Germain tra le riserve della Francia tagliandolo fuori dalla lista dei 23 (preferendogli Pogba, Kantè, Matuidi, Tolisso, Sissoko e Nzonzi) e lui da quel momento in poi rifiuta questo tipo di convocazione.

“Se ho deciso di ritirarmi dalla lista delle riserve è perché considero la scelta del selezionatore nei miei riguardi non risponda a nessuna logica sportiva perché per tutti questi anni il messaggio era chiaro, sono le prestazioni nel club che aprono le porte nella Nazionale francese. Sono uno che si mette in competizione, ma anche un uomo e vorrei essere considerato come tale (…) infine mi assumerò tutte le conseguenze della mia scelta con il sostegno di famiglia e parenti”.

L’idea di non poter regalare al padre una Coppa del Mondo nel ruolo di protagonista ha forse inciso nella scelta del deluso Adrien, ma la Federazione francese chiede al giocatore maggiori chiarimenti dopo l’estate. E, ancora una volta, è mamma Veronique ad intromettersi: il presidente della FFF Le Graet ha dichiarato infatti a L’Equipe che, alla richiesta di un colloquio con il giocatore ha risposto la madre, che voleva presentarsi prima da sola all’appuntamento e poi accompagnando il figlio. “Gli ho detto che era fuori discussione, anche nei sogni. Volevo dirgli che era troppo giovane per avere questo atteggiamento nei confronti della Nazionale francese. Ma non si può fare ed è un peccato”.

 

JUVENTUS

Seppur la vicenda con la Nazionale non ha direttamente modificato i rapporti con il club, a gennaio 2019 anche il Paris Saint-Germain l’ha retrocesso nella squadra riserve. Dopo averlo integrato ad inizio stagione ed averlo fatto giocare regolarmente, il rifiuto del rinnovo contrattuale ha infastidito definitivamente la dirigenza parigina che non ha assecondato per l’ennesima volte le richieste della madre-agente, che chiedeva un contratto da 10 milioni a stagione per il figlio, in linea con gli ingaggi dei big come Mbappé, Neymar e Cavani. “Mio figlio è ostaggio del club, presto vivrà in prigione a pane e acqua” è stato il commento della madre, dopo che i rapporti con il club parigino si sono definitivamente rotti.

Per mesi ad un passo dal Barcellona, destinazione sfumata a quanto pare per le richieste di Lady Rabiot di inserire una clausola apposita riguardante l'utilizzo del figlio nell'undici titolare, Adrien Rabiot sbarca invece alla Juventus, a sei mesi dall’ultima partita giocata a dicembre 2018. Ha soli 24 anni, oltre 200 presenze da professionista e 19 trofei vinti con il Paris Saint-Germain.

La Juventus ha recentemente costruito parte del suo successo sulla solidità societaria e sulla qualità della rosa, e per quanto riguarda l’acquisto di Rabiot (l'ennesimo a parametro zero per il club bianconero) la dirigenza ha dovuto analizzare non soltanto le indubbie qualità del giovane talento francese, ma anche il peso dell'ingombrante figura materna. Che, dopo essere stata accontentata a livello economico ricevendo qualcosa come 10 milioni di euro all’atto di firma del contratto (mentre il calciatore ne guadagnerà circa 7 a stagione), nelle prime ore bianconere del figlio si è subito resa protagonista dei 'soliti' atteggiamenti imbarazzanti. Quando si trovava ancora sull’aereo privato appena atterrato a Torino, e dopo aver visto dall'oblò una telecamera all’esterno del velivolo, ha bloccato tutto per paura di 'dare in pasto' il proprio figlio ai giornalisti ed è scesa solo dopo essere stata rassicurata che quelle fossero riprese per i canali social della Juventus

Ma non è finita qui, visto che durante i selfie con i tifosi e l’arrivo al J Medical ha sempre seguito il figlio in ogni suo movimento, controllandone ogni singola azione: nelle foto scattate per la presentazione si è assicurata per chi fossero rivolgendosi direttamente a Paratici: “Fabio per chi sono queste foto?”.

Se tatticamente Rabiot andrà certamente a rafforzare la rosa bianconera, ciò che lascia molti dubbi sull'arrivo del francese a Torino è quello che succederà fuori dal campo: che la Juventus accetti che la madre rimanga alla Continassa a seguire gli allenamenti non sembra plausibile, così come non crediamo che Maurizio Sarri accetti consigli su come far giocare un proprio giocatore.