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Union Berlin, la squadra ribelle di Berlino Est

Il club dell'ex Repubblica Democratica Tedesca è stato promosso per la prima volta in Bundesliga

Union Berlin, la squadra ribelle di Berlino Est Il club dell'ex Repubblica Democratica Tedesca è stato promosso per la prima volta in Bundesliga

Sfiorata la promozione diretta una settimana fa terminando al terzo posto dietro a Colonia e Paderborn, l'Union Berlin giocherà comunque in Bundesliga la prossima stagione, dopo aver superato grazie ad un doppio pareggio (2-2 in trasferta e 0-0 in casa) una squadra molto più esperta e quotata, lo Stoccarda di Mario Gomez e Benjamin Pavard giunto terzultimo in massima serie. Quello che stupisce non è soltanto il fatto che dal 2012 nessuna squadra tedesca di serie inferiore era stata capace di vincere uno spareggio del genere, ma che a farcela sia stata una squadra dalla storia particolare come quella biancorossa.

Da sempre considerata la squadra ribelle della capitale, non tanto per la rivalità con l'Hertha Berlino ma piuttosto che per quella con la Dynamo Berlin, l'Union ha da sempre rappresentato una realtà unica nel panorama nazionale, pur senza partecipare quasi mai ai campionati di vertice. Questa sarà infatti la prima volta in Bundesliga, un traguardo doppiamente storico se la si considera come l'unica vera squadra della ex DDR, la Repubblica Democratica Tedesca che cessò di esistere nel 1990, la cui unica componente in Bundesliga al momento era solo il RB Lipsia.

Proprio a Berlino Est, e precisamente nel quartiere di Köpenick, l'Union ha la sua sede ma soprattutto il suo bacino di tifosi di riferimento, da sempre di estrazione popolare per via delle origini dei primi supporters, operai e metalmeccanici. Fondata nel 1906, dopo tantissimi cambi di denominazione e colori sociali (quello originario era il blu) e avere acquisito lo status attuale solo nel 1966, oltre all'eterna contrapposizione alla Dynamo, la squadra della Stasi (i servizi segreti della ex DDR) che aveva vinto dieci titoli consecutivi, dell'Union si hanno pochi ricordi basati su successi e risultati: dopo una vita trascorsa nelle leghe minori, gli unici exploit sono abbastanza recenti.

La finale di Coppa di Germania persa nel 2001 contro lo Schalke e la recente sconfitta ai rigori, sempre nella DFB Pokal, in casa del Borussia Dortmund, avevano contribuito a ricordarci di questa squadra assolutamente cult proveniente dell'estremo Est berlinese, dove si era stabilita in seguito alla scissione post Seconda Guerra Mondiale. Più che per motivi puramente calcistici, si narra infatti che i tifosi della Union si recassero allo stadio anche solo per cospirare contro il regime, esercitando una forma di resistenza non indifferente e fortificando sempre più quel senso di collettività che era incarnato dalla classe proletaria della Germania Orientale pre caduta del Muro.

I guai finanziari, quei due milioni di Euro che servivano agli Eisernen per evitare la bancarotta, sono però stati risolti grazie all'umanità e alla vicinanza dei propri tifosi, che pur avendo perso quasi del tutto una connotazione politica ben precisa, hanno letteralmente dato il sangue per finanziare il club e contribuire alla rinascita sportiva. Era il 2004, infatti, quando gli stessi supporters iniziarono a donare sangue negli ospedali pur di racimolare soldi utili alla causa. Tra il 2008 e il 2013, poi, sempre i tifosi (circa 2400 volontari) si resero protagonisti della ristrutturazione dello stadio An der Alten Fosterei con le loro stesse mani, rendendolo l'impianto spartano e funzionale che è oggi, pronto per un'altra opera di manutenzione. Funzionale e spartano si, ma anche accogliente, visto che in occasione dei Mondiali 2014 vinti dalla Nazionale tedesca si era trasformato in un gigantesco salotto, in cui ognuno poteva portare il proprio divano e godersi le partite come se fosse a casa propria, in un'atmosfera assolutamente intima e genuina.

Lo dice la stessa parola Union, mai così appropriata: la partecipazione è uno dei capisaldi dei tifosi della squadra tedesca, che anno dopo anno hanno rafforzato sempre più la loro fede. Lo stadio per cui tanti sforzi erano stati profusi (al di fuori dell'impianto non c'è la statua di nessun calciatore ma solo un elmetto gigante con le firme di tutti i partecipanti ai lavori) adesso è quasi interamente di proprietà dei fans grazie ad una recente operazione di azionariato popolare e durante il periodo natalizio diventa poi il vero punto di incontro per stare insieme durante il Weihnachtssingen, una veglia durante la quale si cantano cori tradizionali accendendo candele e bevendo glühwein tutti insieme. Una vera e propria abitudine nata quasi per caso nel 2003 e vissuta anno dopo anno con passione sempre maggiore, fino a coinvolgere 28 mila persone durante la scorsa vigilia.

Una squadra del genere, così compatta e orgogliosa e con una comunità fedele sempre al proprio fianco, non poteva che vivere con i tifosi il momento più bello, quello del fischio finale che ha sancito la promozione. L'invasione di campo (assolutamente pacifica) che è capitata a fine partita è stato un momento emozionante che ha fatto il giro del mondo. Anche perché i giocatori, così come l'allenatore, sono tutt'altro che famosi: in panchina c'è l'ex Basilea Urs Fischer, in campo il fratello di Toni Kroos, Felix, e tanti giovani interessanti. Il segreto di quest'anno è stato subire il minor numero possibile di reti, un compito arduo visto la media gol della Zweite Liga, e poi anche un pizzico di fortuna, vedi il gol del portiere Gikiewicz contro l'Heidenheim.