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Unai Emery e il feeling particolare con l'Europa League

L'ex allenatore del Siviglia ancora una volta in finale: ora proverà a vincere il suo quarto trofeo, questa volta con l'Arsenal

Unai Emery e il feeling particolare con l'Europa League L'ex allenatore del Siviglia ancora una volta in finale: ora proverà a vincere il suo quarto trofeo, questa volta con l'Arsenal

Che poi quando sto con te

sono più lucido e produco di più

perciò lo vedi anche tu:

è l’Europa che ce lo chiede

“L’Europa” è il dodicesimo brano estratto dall’album “Ce lo chiede l’Europa” di Dutch Nazari, uscito nel 2018. La canzone è una riflessione sull’amore e sulla vita attraverso un parallelismo con le famose e discusse imposizioni dell’UE, che tornano di moda in questi giorni in cui si vota per l’elezione del Parlamento europeo. Con un ulteriore salto, la canzone potrebbe essere applicata anche al calcio e in particolar modo a Unai Emery, che con l’Europa sembra avere un rapporto veramente speciale. “Elettivo”, verrebbe da dire per rimanere in tema.

 

Maestro di coppa

Ad oggi, Unai Emery è l’unico allenatore ad aver vinto per tre anni consecutivi l’Europa League. Un altro tecnico era riuscito a portare a casa tre edizioni della competizione, quando all’epoca si chiamava ancora Coppa Uefa: Giovanni Trapattoni ne ha vinte due con la Juventus (1977 e 1993) e una con l’Inter (1991), però diversamente dal collega spagnolo non è riuscito a dare continuità alle sue vittorie.

Quelle di Emery, invece, sono arrivate tutte alla guida del Siviglia e in tre edizioni di fila: dal 2014 al 2016, ogni anno puntualmente la squadra spagnola si è trovata a trionfare a fine stagione, in un modo o nell’altro. E dire che tutto era partito in maniera totalmente assurda: in Europa League, in base alla classifica della Liga 2012-2013, sarebbe dovuto andare il Malaga, che però venne squalificato per non aver rispettato il Fair Play Finanziario; a quel punto sarebbe dovuto subentrare il Rayo Vallecano, ma alla squadra di Madrid non venne concessa la licenza UEFA. Ecco allora spuntare il Siviglia che, “dall’alto” del suo nono posto, si ritrovò a giocare il secondo turno preliminare della competizione contro il Mladost Podgorica. 

Il resto, come si dice in questi casi, è storia: per i successivi tre anni, il Siviglia non verrà mai eliminato dalla competizione. La squadra allenata da Emery si aggiudicherà tre edizioni consecutive, superando in finale, nell’ordine, Benfica (ai rigori), Dnipro (3-2) e Liverpool (3-1). Un risultato incredibile, frutto del lavoro di uno degli allenatori al momento più stimati nel mondo del calcio.

 

La storia di Emery

Dopo una carriera tutt’altro che esaltante, all’età di 34 anni Emery si ritira dal calcio giocato e intraprende l’avventura da allenatore, ripartendo proprio da dove aveva lasciato: il Lorca gli concede la panchina, lui porta il club in Segunda División e sfiora anche la promozione tra i grandi. Gli ottimi risultati ottenuti convincono l’Almeria a metterlo sotto contratto, e lui come ringraziamento regala alla squadra la promozione in Liga alla prima occasione disponibile. Ma non basta: nella sua prima stagione nella massima serie, la squadra di Emery disputa un campionato straordinario e riesce a raggiungere l’ottavo posto in classifica. 

La scalata continua: il 22 maggio del 2008, non ancora trentasettenne, Emery viene ingaggiato dal Valencia. L’allenatore spagnolo resterà su quella panchina per quattro anni e, prima stagione a parte, centrerà sempre il terzo posto in classifica. Questo nonostante alcune cessioni importanti (Villa, ad esempio, passato nel 2010 al Barcellona per 40 milioni di euro), una costante nella sua carriera, così come l'utilizzo delle toppe colorate sulle giacche. 

 

 

Da lì, un salto non troppo fortunato in Russia con lo Spartak Mosca (maggio 2012), club dal quale Emery viene esonerato già a novembre. Questo divorzio, però, gli permette di siglare quello che resta il miglior matrimonio della sua carriera: il 14 gennaio del 2013 l’allenatore spagnolo subentra a Michel alla guida del Siviglia. Comincia così una storia che porterà bene ad entrambe le parti in causa e che si chiuderà tre anni e mezzo dopo, nel 2016, con Emery che lascia la Spagna per volare in Francia, al PSG

Nuove ambizioni, squadra sicuramente più forte ma risultati altalenanti: nei due anni a Parigi, il tecnico spagnolo vince un campionato francese, due coppe di Francia e due Coppe di Lega, non riuscendo però a imporsi in Champions League. E dire che due anni fa il PSG sembrava davvero poter arrivare fino in fondo: 4-0 rifilato al Barcellona al parco dei Principi negli ottavi di finale, ma al Camp Nou i blaugrana ribaltano tutto con un clamoroso 6-1. L’avventura in Francia si conclude dopo due anni, e il 23 maggio del 2018 viene annunciato come nuovo allenatore dell’Arsenal, con i Gunners che hanno deciso di credere nelle sue qualità.

 

Giocatori valorizzati e altre cose belle

Avere a disposizione Emery come allenatore vuol dire tirare fuori il massimo dai giocatori della rosa. Per informazioni, chiedere dalle parti di Siviglia: la coppia con Monchi funzionava alla perfezione, con il dirigente che acquistava giocatori e li rivendeva a peso d’oro, dopo che Emery era riuscito a farli rendere al massimo sul terreno di gioco. Alcuni nomi: Rakitic, Bacca, Fazio, Perotti, Negredo. 

Di riflesso, la bravura dell’allenatore spagnolo è stata anche quella di riuscire a ricostruire un gruppo e a reinventare una squadra nonostante cambiassero ogni anno alcuni tasselli importanti del puzzle. Emery però non si è mai scomposto, ricostruendo dopo ogni estate un undici titolare convincente. Non solo titolari, però, perché uno degli aspetti più apprezzati del tecnico dell’Arsenal è anche quello di utilizzare tutte (o quasi) le carte a disposizione, sfruttando la profondità della rosa. Un atteggiamento sicuramente utile, quando vuoi affrontare nel migliore dei modi più competizioni, una delle quali tra l’altro si gioca di giovedì.

Infine, il capitolo tecnologia. «Per ogni partita avrò passato 12 ore davanti ai video: sono molto importanti, i giocatori devono avere le migliori informazioni e i filmati devono essere fatti bene. In un'ora, i ragazzi devono capire tutto quello che ho capito io in 12»: parola di Unai Emery, che consegna chiavette usb ai suoi giocatori e cerca di sfruttare gli strumenti digitali per conoscere al meglio il suo prossimo avversario e per batterlo, come se si giocasse su una grande scacchiera di byte e pixel. 

 

Palla di cannone

Da un anno Unai Emery è seduto sulla panchina dell’Arsenal. Ha raccolto un’eredità pesantissima, quella di Arsène Wenger, che ha guidato i Gunners dal 1996 al 2018. Ventidue anni gloriosi e costellati di vittorie, un ciclo immenso che si è chiuso lasciando un vuoto enorme. Il nuovo allenatore ha provato a colmarlo, questo vuoto, e i risultati della sua prima stagione sono sotto gli occhi di tutti: Emery ha vinto 32 delle prime 50 partite sulla panchina dell'Arsenal, un qualcosa che nessuno era riuscito ad ottenere nella lunga storia del club.

Al di là dei numeri, poi, sorprende la costanza con la quale Emery per l’ennesima volta ha conquistato una finale di Europa League: il suo Arsenal era una delle squadre favorite sin dall’inizio, è vero, ma la competizione europea è una trappola nella quale cadono anche squadre blasonate e attrezzate (il Napoli, tanto per fare un esempio). Invece, veloce e decisa come una palla di cannone, la squadra di Emery ha sbaragliato un avversario dopo l’altro uscendo indenne da ogni incontro, e ora l’ex tecnico del Siviglia ha l’occasione di alzare l’ennesimo trofeo. 

La storia si ripete ancora una volta: i cittadini si recano alle urne per votare, c’è chi vuole uscire e chi invece vuole restare; tanti slogan, tanti cori, la politica di oggi è divisa in tifoserie, come se ci trovassimo tutti costantemente di fronte a una partita di calcio. In questo contesto sta per essere giocata la sfida tra Arsenal e Chelsea, con Emery e Sarri e contendersi le loro personali elezioni. L’allenatore spagnolo, dal canto suo, si farà forte del suo breve ma già glorioso passato. Perché quando l’Europa chiede, Emery risponde. E di solito risponde presente.