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Dirk Bikkembergs e l'invenzione del calcio-moda

Lo stilista belga che spopolava in Italia nei primi anni 2000 e che ha rivoluzionato per sempre la visione della moda

Dirk Bikkembergs e l'invenzione del calcio-moda Lo stilista belga che spopolava in Italia nei primi anni 2000 e che ha rivoluzionato per sempre la visione della moda

C'era un tempo in cui moda e calcio erano due universi differenti e distanti, impossibili da essere sintetizzati in una creazione unica o soltanto immaginati insieme. Un tempo in cui era assolutamente impensabile pensare che questi due linguaggi potessero essere in qualche modo combinati senza risultare esteticamente inappropriati, o addirittura 'blasfemi'. E' chiaro che l'evoluzione che poi ha portato ai giorni nostri, dalle fusioni sperimentate da Les Vêtements de Football alle commistioni di tanti giganti della moda ispirate al calcio vintage passando per le divise griffate da Hugo Boss e DSQUARED² abbia per forza seguito degli step precisi, fondamentali per procedere con i passaggi successivi. Andando a ritroso nel tempo per trovare l'antenato del concetto di ambivalenza che siamo abituati a vedere oggi e per capire quando la moda ha iniziato a muoversi verso una destinazione diversa, ci fermiamo all'inizio degli anni '80, e precisamente ad Anversa.

Bisognava osare, serviva andare oltre delle vecchie concezioni assestanti: da una celebre accademia belga emerge Dirk Bikkembergs, lo stilista visionario nato in Germania che ha rivoluzionato per sempre il linguaggio della moda: è il 1982 quando si laurea alla Académie Royale des Beaux Arts, la stessa prestigiosa scuola di cui facevano parte, oltre a Martin Margiela, altri esponenti destinati a diventare famosi come Ann Demeulemeester, Dries van Noten, meglio conosciuti come gli 'Antwerp Six'. Dopo aver realizzato le prime linee d'abbigliamento in cui si intravedeva già qualcosa di originale, una maschile e una femminile, sbarca in Italia alle soglie del 2000 con le idee chiarissime, pur non essendo mai stato un appassionato di pallone.

Se lo consideriamo un pioniere è appunto per l'intuizione di fondere le collezioni di moda con il mondo del calcio, sfruttando il corpo di calciatori e sportivi usandoli modelli ed esaltando alcuni degli elementi tipici del calcio, lo sport senza dubbio più popolare in Italia. Insomma, un enorme operazione di rivisitazione del passato sdoganando vecchi clichè per giungere a, come l'ha definita Enrico Albamonte in un vecchio pezzo su L'Espresso, "l'apoteosi del concetto democratico della sua moda". Il suo esordio con Sport-Couture è un successo clamoroso, al quale fanno seguito alcuni esperimenti a quei tempi impensabili: sfilare in uno stadio come il Camp Nou, collaborare con un top club come l'Inter (servendosi degli stessi giocatori come testimonial, da Thomas Helveg a Jeremy Brechet passando per Andy van der Meyde), facendo così conoscere le sue idee coraggiose e innovative in contesti assolutamente inediti. Lo sport è la sua ispirazione primordiale, ed il logo ne è un chiarissimo esempio, mentre il resto viene da se: la sua seconda collezione, chiamata semplicemente 'Bikkembergs' che ricomprende i primi modelli di sneakers, è puramente commerciale. 

Nel frattempo è il 2005 quando Bikkembergs ha un'altra idea illuminante: acquista un piccolo club delle Marche situato vicino alla fabbrica e allo spaccio principale, il FC Fossombrone, facendolo diventare un vero e proprio 'headquarter' stilistico: la squadra ai tempi milita in Eccellenza ma inizia a vestire le divise più cool del momento. Se la parabola della squadra, che nel frattempo ha subito un'operazione di name rebranding, si fermerà in Serie D qualche anno dopo, le proporzioni delle trovata sono enormi in termini di diffusione e visibilità. 

Come dirà in un'intervista uno dei bracci destri di Bikkembergs ai tempi, Gianluca Cordella:

"La squadra è il “laboratorio” privilegiato per esprimere l’essenza di Dirk Bikkembergs che si può riassumere con le due parole fashion e calcio. Abbiamo iniziato con una squadra dilettantistica perché in questa categoria è possibile ritrovare i veri valori del mondo del pallone come la passione, la grinta, la cura del corpo."

E' un avventura in cui non si tratta soltanto di rincorrere gli obiettivi puramente sportivi: in quella squadra semi-sconosciuta dove milita un giovanissimo Vincent Laurini (adesso terzino della Fiorentina) i giocatori iniziano anche ad indossare le prime scarpe realizzate appositamente da Dirk: nel 2006 escono le Bix, mentre al Pitti 2008 vengono presentate le Tirosegno, che nel giro pochi mesi vedremo ai piedi di campioni come Giorgio Chiellini e Ludovic Giuly, ma anche di interpreti di tutto rispetto come Reto Ziegler, Dario Dainelli, Antonio Floro Flores, Paolo Cannavaro, Francesco Modesto e Rubinho.

Come dichiarato dallo stesso stilista:

"Il Tirosegno riflette l'essenza dei due mondi che io sostengo. È il risultato di un progetto unico nel quale ho confrontato l'esclusività della moda e dell'universo del calcio nella giusta proporzione. Quello che vedrete è un gioiello della moda con le migliori prestazioni. Cosa vuole di più un giocatore?"

Non deve sorprendere che anche le scarpe più casual realizzate negli anni seguenti assomigliano moltissimo a delle scarpe da gioco per via dei finti tacchetti sulla suola e alla grande linguetta. E lo stesso discorso vale per borse, t-shirt e costumi da bagno, fortemente influenzate dai richiami sportivi. Tutta roba inedita che ai tempi ha avuto tutto quel successo facendo leva sul fattore 'novità' più che per essere esteticamente interessante, ma che nonostante tutto a distanza di anni è stata ripresa da brand assolutamente insospettabili come Gucci e Louis Vuitton, con la chiara volontà di riproporre qualcosa di assolutamente trendy ai tempi. 

Le stagioni seguenti il brand belga rimane di assoluta attualità in Italia, confermando la sua filosofia anche sulle passerelle, dove tra un set coi palloni da calcio e uno con le Coppe dei Campioni stilizzate, rimangono celebri le sfilate con protagonisti calciatori in attività. Se oggi vedere Paulo Dybala tra i testimonial di Dolce & Gabbana o Neymar che assiste alla Paris Fashion Week non ci fa alcun effetto, provate a immaginare dieci anni fa calciatori in attività come Enzo Maresca, vecchie glorie del recente passato come Fabrizio Ravanelli o addirittura un arbitro, Daniele Tombolini, sfilare con i nuovi capi Bikkembergs addosso, francamente inguardabili. 

Anche il lancio di DIRK, la prima fragranza lanciata in tempi più recenti (nel 2016), risente assolutamente delle contaminazioni calcistiche visto che la boccetta del profumo altro non è che un pallone in vetro e il motto recitava Reach your Goals. 'Dall’intensità virile. La fougère sexy pepe/mela, il fiore d’arancio, la pelle e il muschio sprigionano audacia, passione e competitività'. La campagna di lancio del profumo era poi legata al Bikkembergs European Futsal Tournament Championship, una sorta di Torneo Mondiale del Fashion svoltosi poi l'anno dopo.

Non solo 'tamarrate' (o almeno è l'effetto di rivedere alcune delle creazioni dello stilista belga a distanza di tanti anni): dopo gli scatti delle campagne di intimo girate sulle Ande, sul deserto o in altri posti improbabili, diventate indimenticabili, l'ultima pazza idea risale al 2009, l'anno in cui Bikkembergs decise di aprire il suo flagship store in centro a Milano, tra via Manzoni e piazza Cavour: un negozio immenso di oltre 1300 metri quadrati, tre piani e quindici vetrine, quasi interamente bianco e nero e con il bagno tappezzato di pagine della Gazzetta dello Sport.

 

 

Il progetto era talmente inedito che fu soprannominato reality-shop, visto che lo stilista belga decise piazzare all'interno del negozio un calciatore, facendo di fatto diventare lo store il suo appartamento personale, con tanto di campanello a forma di scarpa da calcio. Tutto vero, l'ex difensore del Brera Calcio Andrea Vasa si trasferì lì dentro per qualche tempo, esaudendo così il sogno che Bikkembergs covava da oltre 20 anni: il calciatore in vetrina.

Il brand è rimasto in voga anche dopo alcuni guai finanziari abbastanza seri: i problemi col fisco italiano, le accuse poi rivelatesi infondate di evasione fiscale e l'inevitabile calo di appeal del marchio. Anni dopo aver concluso il rapporto con l'Inter, squadra per cui Bikkembergs disegnò le maglie da gioco occupandosi anche delle divise formali e collaborando anche con la squadra femminile, nel 2014, il legame del belga con il mondo del calcio si è via via affievolito col passare degli anni, senza mai scomparire dalla scena definitivamente. Un decennio dopo il vero e proprio boom, Bikkembergs stringeva un'altra partnership importante con gli spagnoli del Malaga, reduci dai quarti di finale in Champions League: un accordo grazie al quale il belga curò l’immagine del club disegnando le divise, l’abbigliamento casual e la linea di calzature per tutta la squadra, mantenendo la solita impronta elegante e informale allo stesso tempo. 

Dopo la squadra andalusa, ma soprattutto dopo essere caduto in mani cinesi (dal 2015 il brand è controllato dal gruppo Guangzhou Canudilo, ma la produzione è rimasta Made in Italy) sono arrivate le più recenti collaborazioni con la Nazionale slovena di calcio e con quella russa, vestita da capo a piedi in occasione dei recenti Campionati del Mondo di Russia 2018 grazie all'occhio di Lee Wood, l'ex direttore creativo di Versace che ha provato a riallacciare quel filo col passato che sembrava essersi spezzato, la vera essenza di Bikkembergs: la moda ed il calcio.