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5 motivi per cui il Liverpool deve credere nel titolo

A tre giornate dal termine della Premier League i Reds sono un punto dietro al Manchester City

5 motivi per cui il Liverpool deve credere nel titolo A tre giornate dal termine della Premier League i Reds sono un punto dietro al Manchester City

Gli è pure toccato tifare per gli acerrimi nemici del Manchester United pur di sperare in un passo falso del City del derby, un'illusione durata poco più di 50 minuti prima che i Citizens andassero in rete con Bernardo Silva e Sané. E dunque nulla di fatto, a tre giornate dalla fine del campionato più combattuto degli ultimi anni il Liverpool si ritrova ancora una volta con un punto in meno della squadra di Manchester, e a questo punto è obbligatorio iniziare a fare un po' di conti e di previsioni su cosa può succedere negli ultimi 270 minuti. In realtà Klopp e Guardiola nelle scorse ore hanno parlato di tutt'altro, elogiandosi a vicenda: entrambe le squadre meriterebbero di vincere la Premier, per motivi differenti e comunque validi, ma soltanto una squadra potrà trionfare. Con 88 punti conquistati fino ad oggi, i Reds avrebbero tranquillamente vinto il titolo in 14 edizioni su 26 totali disputate nel nuovo format, ma stavolta non bastano e servirà almeno un passo falso dei rivali.

Dopo aver seguito attentamente tutta la stagione (senza fare il tifo per nessuna delle due!) ecco di seguito cinque ragioni per cui il Liverpool deve ancora credere nella possibilità di vincere:

 

1) Brendan Rodgers

Banalmente la prima cosa da fare è senza dubbi dare un'occhiata al calendario, abbastanza agevole per entrambe: mentre il Liverpool giocherà per due volte davanti al proprio pubblico (e che pubblico, nelle ultime gare casalinghe è stato determinante e lo si è percepito anche dalla tv) contro l'Huddersfield già retrocesso e Wolves, dopo aver fatto visita al Newcastle dell'indimenticato ex Rafa Benitez; il City invece disputerà due gare su tre in trasferta: prima a Burnley contro la formazione di casa praticamente salva e poi col modesto Brighton in cerca di punti salvezza, passando per la gara casalinga contro Leicester. Già, le Foxes che da qualche mese sono allenate da un altro ex allenatore del Liverpool, quel Brendan Rodgers che è subentrato a Puel a stagione in corso e che proprio coi Reds è arrivato molto vicino al trionfo nel 2014. Il Leicester è una formazione imprevedibile e Guardiola lo sa bene, perché pur priva di stimoli particolari si è sempre comportata bene contro le grandi, avendo pareggiato per 1-1 ad Anfield e avendo battuto proprio il City, per 2-1 nell gara di andata.

 

2) In debito con la fortuna

Se il Liverpool non vince il titolo dal lontano 1990 avendolo più volte sfiorato, uno dei motivi particolari è riconducibile allo scivolone di Steven Gerrard diventato poi celebre come 'the slip': i Reds lanciati verso il titolo nella stagione 2013/2014 traditi proprio dal capitano che diede il via libera al clamoroso k.o. casalingo contro il Chelsea (imbottito di riserve), il preludio ad un terribile finale di stagione che li vide superati proprio dal City. Una squadra che proprio sul più bello si squagliò come neve al sole ma soprattutto un incubo per tutti i tifosi, che da allora continuano a sognare il titolo. Il destino riserverà qualcosa di vagamente simile ai propri rivali per ricompensarli?

 

3) Un po' di numeri

Una sola sconfitta in campionato (proprio contro il Manchester City, il 3 gennaio scorso), il record di migliore difesa del campionato con sole 20 reti subite e il titolo di campione d'inverno, ottenuto addirittura con 7 lunghezze di vantaggio sui Citizens sono solo alcuni dei punti a favore dei Reds, che possono anche vantare la migliore coppia di terzini (Robertson e Alexander-Arnold 17 assist in due) e il miglior tridente d'attacco, Salah-Manè-Firmino che insieme hanno segnato qualcosa come 49 gol. Ah, ci stavamo dimenticando di Virgil van Dijk, il difensore votato 'player of the year' dalla dalla PFA. Numeri che, se il titolo non dovesse arrivare, farebbero soltanto aumentare i rimpianti dalle parti di Liverpool.

4) I gregari

Quello tra le due squadre è un duello tiratissimo in ogni ambito, in ogni sfaccettatura: uno dei tantissimi aspetti da considerare è quello che riguarda la squadra globalmente, e non soltanto rispetto alle performance dei singoli. Sotto questo punto di vista i Reds hanno mandato in gol ben 15 giocatori (contro i 14 del Manchester City) ma soprattutto è il loro apporto, seppur minimo, che sta facendo la differenza. Non è un caso che James Milner abbia pubblicamente elogiato Simon Mignolet, zero alla voce minuti giocati in campionato quest'anno, per il modo in cui si alleni quotidianamente e per come stia svolgendo un ruolo fondamentale durante la settimana, da professionista vero. Discorso simile per Joel Matip, il difensore del Camerun che ad inizio stagione era la quarta scelta per Klopp e che invece nelle ultime uscite è stato uno dei migliori, dimostrando una dedizione particolare alla causa.

5) Non avere nulla da perdere

Parliamoci chiaro, deve succedere qualcosa di davvero clamoroso per interrompere la marcia del Manchester City verso il titolo numero sei. Proprio per questo motivo Jurgen Klopp ha preferito analizzare la situazione dal punto di vista inverso, provando a deviare le solite uscite diplomatiche da sconfitto in partenza un po' come si era abituato a fare ai tempi del Borussia, quando raramente partiva favorito nei confronto a distanza con il Bayern. Prima le metafore con Highlander ('solo una squadra arriverà fino in fondo'), poi le sincere dichiarazioni riguardo la prossima trasferta che aspetta i suoi rivali ('Se Burnley è il posto dove vorrei che giocassimo adesso dico no, onestamente no, non è il posto dove pensi che si ottengano punti facilmente') e per finire le frasi un po' minimal su quello che è il reale obiettivo dei suoi ('Noi non giochiamo per diventare campioni, ma per divertirci con il nostro pubblico'). Beh, il tecnico tedesco potrebbe aver decisamente toccato le corde giuste...staremo a vedere.