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Senza filtri: la naturale nitidezza del Kun Agüero

L'attaccante argentino è partito da lontano e ha raggiunto risultati straordinari, con un solo obiettivo in testa: il gol

Senza filtri: la naturale nitidezza del Kun Agüero L'attaccante argentino è partito da lontano e ha raggiunto risultati straordinari, con un solo obiettivo in testa: il gol

È il 13 maggio del 2012, minuto 93 di Manchester City-QPR: il Manchester United sta per vincere la Premier League proprio ai danni dei Citizens, Rooney e compagni stanno solo aspettando il fischio finale della partita all’Ethiad per festeggiare, ma quel trofeo non lo alzeranno mai. Tra la Coppa e i Red Devils ci si mette Sergio “Kun” Agüero, che se ci trovassimo nel famoso proverbio con il dire e il fare, vestirebbe i panni del mare. 

Lo avete mai fotografato, il mare? Sicuramente vi sarà capitato, almeno una volta. Il bello di fotografare il mare è che le immagini possono sembrare tutte uguali, all’apparenza, e invece sono tutte meravigliosamente diverse: il mare cambia in continuazione, non è mai lo stesso. Bisogna solo saperne cogliere la sfumatura. Lo stesso accade con Agüero e con i suoi gol riprodotti in serie: è difficile trovarne di straordinari, ma lui comunque continua a scattare. E alla fine ciò che resta è un album immenso, pieno di fotografie concrete, nitide, mai sfocate. Click.

 

Obiettivo 

Quando si scatta una fotografia, prima di tutto bisogna scegliere il proprio obiettivo - inteso sia come oggetto dello scatto, sia come parte della macchina fotografica. Agüero, in questo senso, non ha mai avuto dubbi: ha sempre voluto giocare a calcio fin da bambino, come raccontano anche i suoi genitori in questo bellissimo documentario del Manchester City che ripercorre le tappe della carriera del Kun. 

Suo padre Leonel lo accompagnava ovunque, sua madre voleva solamente che si divertisse. E alla fine quel divertimento è diventato un mestiere. Agüero, come tanti giovani argentini prima di lui, si è messo in mostra sui campo di terra e fango, giocando per strada anche con ragazzi più grandi. È sempre stato bravo, bravissimo, e chi ricorda i suoi primi passi tende a sottolinearne l’abilità con entrambi i piedi e l’estrema umiltà che lo portava sempre a giocare con i compagni, nonostante fosse spesso il più forte in campo. Perché per il Kun quello che conta è servire la squadra prima di tutto: «Io provo solamente a fare le cose per bene e ad aiutare la squadra. E ovviamente spero che i miei gol aiutino a vincere gare e trofei». Semplice, schietto, diretto. Con un obiettivo sempre fisso in testa: la porta avversaria. 

Grazie ai suoi sani principi e al suo straordinario talento, Agüero all’età di 9 anni entra nelle giovanili dell’Independiente. E ovviamente lascia il segno. 

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«Quando sono arrivato all'Independiente mi dissero che c'era un fenomeno nelle giovanili. Così un giorno l'ho chiamato per allenarsi in prima squadra e ha sorpreso tutti. Ci ha convinto immediatamente». Nelle parole di Oscar Ruggeri c’è tutto lo stupore che si prova nel vedere quello che Agüero riesce a fare quando scende in campo. E non a caso in Argentina ha battuto un record storico: il 7 luglio del 2003 il Kun, superando Maradona, è diventato il giocatore più giovane ad esordire nella Primera División argentina. Aveva solamente 15 anni e 35 giorni, e contro di lui, in quell’occasione, nel San Lorenzo giocava anche Zabaleta, che sarebbe poi diventato suo compagno di squadra al Manchester City. Prima, però, c’era una tappa in Spagna da fare. Sempre con la macchina fotografica a portata di mano. Click. División

 

L’Atletico Madrid decide di portarlo in Spagna quando Agüero ha appena 18 anni, e l’investimento si rivela corretto: in cinque stagioni nella Liga segna 75 gol, e nell’annata 2009/2010 vince un’Europa League (e poi una Supercoppa Europea) da protagonista con la maglia dei Colchoneros. Un altro obiettivo raggiunto, prima di passare al prossimo scatto. Sempre con lo stesso inconfondibile stile. 

 

Messa a fuoco

Nel corso della sua carriera, il Kun ha segnato praticamente in ogni modo. Nel suo repertorio balistico ci sono tutti i possibili tocchi che un attaccante può/deve fare per mandare il pallone alle spalle del portiere avversario. Tutto sembra così naturale, quando la palla è ai suoi piedi: mentre intorno a lui i difensori sfocati si agitano per cercare di contrastarlo, lui mette a fuoco il punto esatto dove indirizzare il tiro e segna. Inesorabilmente: segna, segna e segna ancora una volta. Una partita dopo l’altra (in un’occasione ne ha segnati addirittura cinque), uno scatto dopo l’altro, Agüero è entrato nella storia del Manchester City diventando il miglior marcatore del club grazie al gol (il numero 178) segnato contro il Napoli nell’edizione 2017/2018 della Champions League.

«Cerca sempre di trovare la soluzione ai problemi, e lo fa sempre nel modo giusto»: parola di Leo Messi, uno che di problemi e di soluzioni in campo se ne intende. I due sono grandi amici, compagni di stanza in Nazionale. Sono cresciuti calcisticamente insieme, seppur seguendo strade diverse. Il numero 10 del Barcellona è un altro eccellente fotografo, probabilmente ancora il migliore insieme a Cristiano Ronaldo, in una sfida che continua ad affascinare tutto il mondo del calcio. Forse da questo punto di vista è stato anche sfortunato, Sergio Agüero: sta giocando nell’era in cui essere il migliore, spiccare e conquistare le copertine è più difficile, vista la presenza di questi due giocatori fuori categoria. A lui però probabilmente neanche interessa. Ciò che conta è continuare a fotografare, a vincere concorsi, a lasciare indietro gli avversari a chiedersi come sia possibile che abbia messo in porta anche quel pallone. La stessa domanda che si sarà fatto Reina in un freddo giorno di febbraio.

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Scatto 

Che poi e lì, che si concretizza tutto: nel momento intimo tra un giocatore e la porta, nell’attimo esatto in cui il pallone supera la linea che separa il successo dal fallimento. E Agüero è proprio lì che tira fuori il meglio di sé, tutte le sue abilità da fotografo. Senza usare filtri, cercando solo di essere preciso, efficace, sempre pronto a cogliere l’attimo decisivo. Di testa, di destro, di sinistro, da vicino o da lontano, di rapina o di giustezza: c’è di tutto, nell’album del Kun.

In questo senso, è difficile scegliere il gol più bello tra quelli realizzati da Agüero. Forse, però, possiamo dire quale è stato il più importante. È così torniamo all’inizio, a quel minuto 93 di Manchester City-QPR. I secondi che separano la gloria dall’oblio, il mondo intorno che si confonde, lo sguardo appannato dei tifosi e soprattutto dei giocatori in campo. Tutto è confuso, in quei 20 secondi. Tutto, tranne Agüero

C’è un passo tratto da Gli amori difficili di Italo Calvino che secondo me riassume perfettamente l’essenza del Kun e della sua naturale nitidezza: 

“...e gli pareva che là nell’informe pasticcio della vita fosse nascosta la linea segreta, l’armonia, solamente rintracciabile alla ragazza celeste-cielo, e questo fosse il miracolo di lei, di scegliere a ogni istante nel caos dei mille movimenti possibili quello e quello solo che era giusto e limpido e lieve e necessario, quel gesto e quello solo, tra mille gesti perduti, che contasse”.

Celeste-cielo, proprio come i colori del Manchester City. Tutto è pronto, tutto è al suo posto. Non resta che scattare. 

Click. 

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