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Da dove viene Charles Leclerc

Ritratto dell’eroe da giovane

Da dove viene Charles Leclerc  Ritratto dell’eroe da giovane

È inevitabile, quando si ha a che fare con campioni in grado di dominare le ere sportive a cui appartengono, finire per domandarsi dove, come e quando è cominciato tutto. È stato così per Michael Jordan, per Roger Federer, per Muhammad Ali, per Lionel Messi… ed è così anche per Charles Leclerc

Mentre scrivo, sul mio televisore passano le immagini del Gran Premio di Abu Dhabi, che spesso negli ultimi anni è stato la passerella d’onore per il pilota monegasco. Ed è stato così anche quest’anno, il 2031. Dopo aver faticato nella prima parte di stagione a causa di una serie di guasti al motore ed episodi particolarmente sfortunati, Leclerc ha inanellato una serie impressionante di vittorie, sorpassando il nemico di sempre Max Verstappen e chiudendo la pratica titolo già nel Gran Premio del Brasile. È l’ottavo negli ultimi 12 anni e gli vale il sorpasso sul Kaiser, Michael Schumacher

Ma se tutti gli altri titoli mi hanno causato una gioia immensa - così come per milioni di ferraristi in tutto il mondo - quest’ennesima vittoria mi ha portato anche a farmi delle domande. Come ha fatto Charles Leclerc a diventare il più grande pilota nella storia della Formula 1? Ma sopratutto, c’è stato in qualche momento della storia un turning point, un istante - una curva - che ha cambiato tutto e che ha fatto sì che le cose andassero come sono andate, consegnando Leclerc alla leggenda dello sport mondiale, anziché relegarlo a un piccolo paragrafo nella paginetta dedicata ai piloti che non ce l’hanno mai fatta?

La risposta è sì, c’è stato.

Anzi, ce ne sono stati molti.

 

Curva 1 - Hervé

Ci sono curve che vanno aggredite a tutta velocità, altre che vanno studiate, capite, interpretate, con tutta la concentrazione di cui un pilota è capace. Questa particolare curva, Leclerc aveva ogni diritto di aggredirla con la ferocia che un ragazzo di 19 anni può sfogare su una vita ingiusta, che gli ha tolto il padre - appena 54enne - a tre giorni dal Gran Premio di Baku del 2017.

Charles, che allora correva in Formula 2, ha invece mostrato, forse per la prima volta, la sua immensa regalità, quella calma imperturbabile che lo ha poi accompagnato in tutti gli anni a venire. Quel giorno, tra le vie tortuose della capitale azera, Leclerc ha inconsapevolmente (forse) gettato le basi per il suo trionfo, cominciato proprio quell’anno con la vittoria dominante del campionato di Formula 2.

 

Curva 2 - Jules

Nella vita di Leclerc, Hervé e Jules formano un uno-due di curve, non dissimili dalla Nouvelle Chicane del tracciato del GP di Monaco così familiare a Charles, che sarebbero potute costare tutto al giovane pilota monegasco.

La carriera dell’oggi 8 volte campione del mondo iridato, è infatti cominciata nel kartodromo di Brignoles, situato tra Nizza e Marsiglia, dove tanti altri ragazzini come lui inseguivano il sogno su quattro ruote: correre un giorno in Formula 1. E tra quei tanti novelli piloti, Charles incrociò le strade con il figlio del proprietario del circuito, Jules Bianchi, diventato negli anni un vero e proprio fratello maggiore. Un amico, un’ispirazione, un sostegno nei momenti difficili, purtroppo anche lui scomparso decisamente troppo presto dalla vita di Leclerc.

Jules, infatti, fu il primo pilota ingaggiato dalla Ferrari Driver Academy e, dopo un paio d’anni, ottenne la tanto attesa chiamata dalla Marussia: il sogno Formula 1 era diventato realtà. Il resto è storia tristemente nota, con il gravissimo incidente contro la gru nel GP di Suzuka del 2014 e la fine di ogni speranza, arrivata dopo nove mesi di angoscioso coma, il 17 luglio 2015.

 

Curva 5 - Nicolas

Nel susseguirsi di tornanti, brusche frenate e rettilinei percorsi ai 300 all’ora che hanno plasmato la vita di Leclerc, l’ordine cronologico dei fatti viene soppiantato dall’importanza di personaggi ed eventi che hanno portato Charles qui, oggi, nell’olimpo del Motorsport. Una delle figure sicuramente più importanti è quella di Nicolas Todt, figlio di Jean Todt, ex direttore della Scuderia Ferrari ai tempi di - guarda caso - Michael Schumacher.

Fu proprio Nicolas, infatti, a offrire a Leclerc un posto nella All Road Management (ARM), agenzia che portò Leclerc fino alla Formula 1 e che - sempre guarda caso - era stata anche di Bianchi qualche anno prima.

 

Curva 7 - Charles

Le pieghe della vita di Leclerc hanno forse fatto sì che per un certo tempo passasse in secondo piano la sua straordinarietà. Al di là di tutti gli avvenimenti catastrofici e non che hanno caratterizzato i suoi primi vent’anni di vita, Leclerc è stato, fin da subito, un pilota eccezionale. Ma le sue vittorie nei kart e nelle categorie minori, per quanto importanti, sono state polverizzate dal suo impatto in GP3 e Formula 2: a oggi, Charles Leclerc è l’unico pilota capace di laurearsi campione in entrambe le categorie in due anni consecutivi, entrambi da debuttante.

Ovviamente ripetersi in Formula 1 sarebbe stato possibile ma, a ben vedere, non ci ha messo tanto di più a fare anche quello.

 

Curva 13 - Frédéric

Una delle curve più dolci della sua vita e della sua carriera non può che essere intitolata a Frédéric Vasseur, Team Principal del team Sauber Alfa Romeo nel 2018 - anno in cui il marchio italiano tornò in F1 - che fu anche il team ufficiale con cui Leclerc corse il suo primo campionato del mondo di Formula 1.

Nonostante le limitate possibilità della sua Sauber Alfa Romeo C37, Charles riuscì già nel suo primo anno in F1 a mostrare al mondo le sue capacità. Oltre ad aver praticamente annullato il suo compagno di squadra Marcus Ericsson per tutto il mondiale, Leclerc ottenne diversi piazzamenti a punti, compresi quattro settimi posti, gettando le basi per quello che sarebbe stato l’anno più importante della sua vita: il 2019.

 

Curva 16 - Kimi

 

Volente o nolente - conoscendolo, più la seconda - Kimi Raikkonen è stato un personaggio fondamentale per la carriera di Leclerc. Quello che oggi sembra un passaggio di testimone naturale, nel 2018 era tutt’altro che scontato. In quel periodo, infatti, Raikkonen era l’ultimo pilota ad essersi laureato campione del mondo con la Rossa e, vuoi per quel retaggio vuoi per il suo carattere unico nel suo genere, godeva di stima e affetto pressoché illimitati tra i tifosi della Ferrari. Ancora oggi sono convinto che solamente la palese straordinarietà del talento di Leclerc sia riuscita a convincere il board della Ferrari, che altrimenti si sarebbe tenuto Kimi ancora per un paio di stagioni.

E invece, è andata com’è andata, con lo “scambio” che ha cambiato per sempre la fisionomia della Formula 1: Kimi Raikkonen alla Sauber Alfa Romeo, Charles Leclerc in Ferrari.

 

Qui arriva il momento della storia definito in letteratura Spannung, ovvero quello di massima tensione. Dopo aver cominciato la sua storia ed aver affrontato interminabili peripezie, l’eroe deve far fronte al momento determinante della sua avventura, quello che farà la differenza tra vittoria e sconfitta, tra gloria e anonimato, tra un posto nell’olimpo del motorsport e un nome scritto in piccolo nelle ultime pagine degli annali. E questo momento arriva tra la fine di marzo e l’inizio di aprile del 2019, nelle due settimane tra il Gran Premio del Bahrain e quello di Cina.

Il weekend sulle sponde del Golfo Persico ha visto Charles Leclerc dominare in lungo e in largo per tre giorni consecutivi, insieme al compagno Sebastian Vettel. Libere 1, Libere 2, Libere 3, qualifiche: le Rosse, in particolare quella del pilota monegasco, hanno fatto piazza pulita degli avversari, conquistando tutta la prima fila in vista della gara di domenica.

 

In gara Leclerc parte male, scende terzo, supera Bottas, supera il compagno di squadra Vettel, rifila 9 secondi al campione del mondo Hamilton, gli si rompe il motore, scende terzo - superato da macchine che in quel momento hanno 100 cavalli in più della sua - si dispera, ma recupera lucidità e porta a casa il terzo posto, conquistando il suo primo podio in Formula 1. A fine gara, Leclerc viene travolto dalla solidarietà e dai complimenti di tutto il mondo delle corse, dal suo team, dai suoi avversari, dai tifosi. Viene travolto da una manifestazione di stima e affetto viste raramente nel circus della Formula 1. Ma d’altronde, anche un talento del genere è stato visto raramente nel circus della Formula 1.

In quelle due settimane che hanno portato al successivo Gran Premio di Cina, ne sono certo, tante persone si saranno chiesto che ne sarebbe stato di Charles Leclerc. Si saranno chiesti se quella determinazione, quella compostezza, mostrata anche nei momenti più difficili, quella determinazione a voler dimostrare di essere il più forte senza esagerazioni, con la sola brutale risolutezza del suo talento, lo avrebbe portato, magari già quell’anno, a vincere il mondiale di Formula 1, rifiutando il suo ruolo naturale di secondo pilota, di scudiero apprendista alla corte di Vettel.

E sono certo che, tra i tanti che avranno speso anche solo cinque minuti a pensarci, almeno uno sarà effettivamente riuscito a immaginare ciò che poi sarebbe effettivamente successo. I sorpassi, i trionfi, gli scontri, i titoli, le cadute e le risalite. Invidio le persone che hanno vissuto quel momento, ignari di ciò che sarebbe accaduto dopo, ignari di avere davanti a sé il più grande pilota nella storia della Formula 1. Li invidio, perché non sapevano e ne hanno potuto testimoniare la storia. O forse, a ben vedere, nel profondo del loro inconscio, anche loro sapevano già tutto.