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La grande notte della Nazionale della Catalogna

Per la prima volta la Selecciò ha giocato durante la 'finestra FIFA', pur non essendo ancora riconosciuta

La grande notte della Nazionale della Catalogna Per la prima volta la Selecciò ha giocato durante la 'finestra FIFA', pur non essendo ancora riconosciuta

Non che ci fosse davvero bisogno di confutare la tesi secondo cui 'la sosta per le Nazionali non serve a nulla', ma nella pausa calcistica ormai universalmente conosciuta come International break è successo di tutto: non ci riferiamo soltanto all'infortunio di CR7 che ha fatto preoccupare i tifosi della Juventus, ai nuovi volti dell'Italia di Mancini o alle gesta delle nuove superpotenze europee, la Francia e l'Inghilterra. In Catalogna si è giocata per la prima volta una partita durante la cosiddetta 'finestra FIFA'. Protagonista di questo storico debutto la selezione catalana, che ha organizzato l'amichevole casalinga contro il Venezuela: una gara dal fortissimo sapore politico. Se la Catalogna esiste da anni un movimento per l'indipendenza, il Venezuela sta affrontando uno dei momenti più bui della sua storia, isolato dalla comunità internazionale e sull'orlo della guerra civile tra l'ex presidente Maduro e la nuova forza popolare guidata da Guaidó. 

La Selecció aspettava questo momento da molto tempo: fondata nel lontano 1904 (e ben sedici anni prima della RFEF, la Federazione spagnola) e reduce da oltre cento amichevoli nella sua lunga storia fatta di campioni (da Zamora e Kubala per finire a Fabregas e Puyol) e tantissime rivendicazioni, non scendeva in campo da oltre due anni. L'ultima volta, nel dicembre del 2016 contro la Tunisia, le recenti frizioni istituzionali tra il movimento autonomista e il governo spagnolo non erano ancora iniziate sul serio, così come non era ancora stato programmato il referendum per la separazione che ha vinto trionfare nettamente il movimento per l'indipendenza, mai presa in considerazione dal governo centrale. Nonostante una sempre maggiore considerazione sul piano internazionale, la squadra della comunità autonoma nel frattempo non ha cambiato il suo status (continuando a non essere riconosciuta dalla FIFA e neanche affiliata alla CONIFA, la Confederazione che racchiude le selezioni calcistiche minori ed indipendenti come Padania, Groenlandia, Cipro del Nord e Kurdistan, per intenderci), ma questa volta è riuscita almeno a ricevere il permesso di poter giocare in contemporanea alle Nazionali vere e proprie, e non durante il periodo natalizio come avveniva in passato. Non un traguardo così speciale, ma 'un paso màs' verso un riconoscimento che è ancora molto lontano.

Per l'occasione più unica che rara di manifestare la propria appartenenza al movimento calcistico catalano, sentendosi coinvolti al 100% nelle sorti della piccola selezione locale, nessun calciatore si era tirato indietro. Ma sono stati i club a negare la presenza dei rappresentanti catalani: come Xavi e Deulofeu ad esempio, che dovevano essere due delle stelle dell'amichevole e la cui partecipazione è stata bloccata da Al-Sadd e Watford, o come molti giocatori di Valladolid, Rayo Vallecano e Huesca, tre squadre di Primera Division che però hanno assicurato che il no non è per motivi di carattere politico. In realtà, i club hanno l'obbligo di 'subire' le convocazioni dei propri tesserati soltanto se provenienti da Nazionali FIFA, ed in questo caso semplicemente non lo erano. Ma la lista dei convocati di Gerard Lopez (l'ex fantasista di Barça e Valencia) è rimasta comunque di altissimo livello: i canterani blaugrana Marc Bartra, Martin Montoya e Bojan Krkic, il centrocampista del Southampton Oriol Romeu, il capitano del Girona Alex Granell ma soprattutto Gerard Piqué, libero di rispondere alla chiamata dopo aver definitivamente lasciato la Roja nell'agosto 2018. Peccato che non sia riuscito a ricongiungersi con Xavi, l'ex compagno ai tempi dei tanti successi con la maglia del Barça.

 

Per la cronaca, l'amichevole disputata all'Estadi Montilivi di Girona (la città di cui fu sindaco Puidgemont) ovviamente stracolmo e trasmessa live su TV3, è finita 2-1 per la Catalogna, un risultato più che soddisfacente considerando che tre giorni prima la Vinotinto era riuscita ad infliggere un 3-1 all'Argentina di Messi. Ma più che l'esultanza per i due gol segnati i momenti più toccanti sono stati senza dubbio altri, densi di puro sentimento catalano: la cerimonia iniziale, quando gli oltre 12mila catalani (tra cui anche il presidente della Federazione Joan Soteras) hanno cantato sulle note di 'El Segadors', l'inno ufficiale della comunità; l'esordio della nuova divisa autoprodotta, con i colori della Senyera; la standing ovation per la sostituzione di capitan Piqué; gli applausi per il giovane Riqui Puig, che di questa squadra potrebbe rappresentare il futuro insieme ad Aleix Garcia e Marc Cucurella.

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Ma a proposito di futuro, cosa c'è da aspettarsi per la selezione catalana? 
Sicuramente, ciò che è emerso dall'amichevole non è stato l'ennesimo chiaro tentativo di ribadire le proprie volontà di staccarsi, ma è stata una semplice affermazione tacita di essere una cosa a parte. Ed è stato lo stesso Piqué a raffreddare i bollenti spiriti quando ha sentito urlare più volte dalle tribune 'puta Espana', chiedendo rispetto e non tollerando una situazione del genere, definendola intollerabile.

Se da interpretare come un nuovo modo di vedere le questione o semplicemente come un diverso approccio alla situazione, non è dato ancora sapersi: il discorso legato all'affiliazione della selezione catalana alla FIFA è un sentiero molto lungo ed intricato, anche in seguito al mutamento dei requisiti necessari per rendersi autonomi: rappresentare uno Stato sovrano riconosciuto. E' successo recentemente con Gibilterra, che è riuscita ad ottenere l'indipendenza dopo un complicato iter durato quasi vent'anni e che ha riguardato anche il TAS, mentre è ancora un tema assolutamente astratto per un'altra minoranza 'spagnola' come quella Euskadi o come quelle di tante altre selezioni minori sparse per il mondo come la Sardegna.