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Quattro scenari fantastici sul ritorno di Ranieri alla Roma

Cosa succederà nel prossimo futuro al tecnico di Testaccio e alla squadra giallorossa?

Quattro scenari fantastici sul ritorno di Ranieri alla Roma Cosa succederà nel prossimo futuro al tecnico di Testaccio e alla squadra giallorossa?

Sembra che la carne della macelleria Ranieri fosse tra le migliori di Roma.

Claudio Ranieri nel negozio del padre Mario ci stava poco, essendo totalmente assorbito dal calcio, ma dal mestiere di famiglia ha rimediato un soprannome ambiguo ma che gli è rimasto attaccato addosso: “er fettina”. Un altro appellativo che gli venne affibbiato in quartiere, ai tempi in cui il giovane Claudio giocava nelle giovanili della Roma, fu quello di “er pecione”, dal momento che, come ricorda il presidente del Roma Club Testaccio Sergio Rosi: “non è che fosse proprio sto fenomeno come giocatore e quando calciava la palla normalmente la mandava sempre pe' dritto. Ogni tanto, quando da ragazzo passava con la borsa da calcio, glielo dicevo. Ma ‘ndo vai, che tanto non sai giocà!”

Chi è nato e ha vissuto Roma sa bene che i soprannomi e le prese in giro sono la manifestazione di affetto sincero più verace che si possa trovare in giro per la capitale. Ranieri negli anni si è saputo conquistare la benevolenza di tutto il mondo e ora è tornato a Roma, casa sua, alla soglia dei 70 anni, seguendo un copione non scritto imprevedibile ma terribilmente romantico, proprio com’è Roma, la città dell’impossibile, del realismo magico, la città in cui sacro e profano convivono da millenni, come diceva Goethe:

“Si trovano a Roma vestigia di una magnificenza e di uno sfacelo tali, che superano l’una e l’altro, la nostra immaginazione.”

E allora usando l’immaginazione abbiamo provato  ad immaginare degli scenari fantastici ma totalmente plausibili alla vigilia del debutto, per augurare buona fortuna a Claudio Ranieri alla soglia di questa vecchia, nuova, avventura sulla panchina della Roma.


La striscia perfetta?

Nonostante una squadra in enorme difficoltà, che ha smarrito ogni senso tattico e che ha visto sfumare praticamente ogni obiettivo stagionale (oltre ad essere decimata dai continui infortuni), Claudio da Testaccio conquista subito lo spogliatoio con fermezza e grande carisma: dopo un paio di vittorie sudate conclude il campionato con dodici vittorie di fila, portando la Roma in Champions e dandogli una solidità difensiva che non si vedeva a Trigoria da anni.  Juan Jesus diventa il perno della difesa a tre, Coric sostituisce Nzonzi al fianco di De Rossi, Schick licenzia il mental coach e si prende l’attacco, con un Dzeko scontento che verrà venduto a mercato appena aperto. La squadra continua a non avere un’identità tattica, ma ne fa la propria forza, adattandosi ad ogni avversario di volta in volta, rendendo la vita impossibile anche alla Juventus: battuta per quattro a zero le telecamere inquadrano Francesco Totti che in tribuna mima il famoso gesto del “tutti zitti, so quattro, a casa”.

Ranieri è confermato e il suo diventa un contratto di tre anni. Purtroppo la stagione successiva la carica dei primi mesi sembra esaurita: la Roma esce ai gironi di Champions, regalando una storica qualificazione al Qarabag e in campionato non vince per le prime dieci partite. Schick sparisce, letteralmente: verrà trovato qualche mese dopo, irriconoscibile, in Repubblica Ceca nel mezzo di una comune hippie alle porte di Praga. Dopo una sonora sconfitta contro la Sampdoria di cui Giampaolo Pazzini è diventato dirigente, Claudio Ranieri viene esonerato a favore del ritorno di Di Francesco, il quale riuscirà a salvare la stagione puntando tutto su Umar Sadiq al cento dell’attacco e Manganelli, acquistato a Gennaio a parametro zero, come nuovo faro del centrocampo giallorosso.

 

Chi allena chi

Daniele De Rossi vede la sua stagione sfumare dopo la prima partita firmata Claudio Ranieri. Il problema al ginocchio si acuisce al punto tale da renderlo indisponibile per il resto degli incontri, ma il tecnico testaccino consapevole dell’importanza emotiva del capitano lo porta comunque sempre in panchina. Durante alcuni match le telecamere colgono episodi curiosi: Ranieri che si gira verso un De Rossi dallo sguardo severo che fa sì o no con la testa, De Rossi che si alza dalla panchina e passa foglietti a Ranieri, De Rossi che urla ai compagni in campo mentre Ranieri passa la maggior parte del tempo in silenzio. La Roma intanto ha ricominciato a vincere con fatica e all’ultima giornata strappa il quarto posto al Milan grazie ad un gol di Zaniolo.

L’esultanza del giovane regala un imbarazzo percepibile per tutto lo stadio Olimpico, andato sold out per l’occasione. Niccolò corre verso la panchina e sembra voler andare ad abbracciare Cladio Ranieri, che però rimane immobile e a braccia conserte; Zaniolo infatti lo sorpassa senza guardarlo e si butta tra le braccia di Daniele De Rossi. I due festeggiano praticamente da soli, con compagni di squadra e spettatori che dopo il boato del gol ora sono in silenzio a guardare. Mentre torna al centro del campo Zaniolo punta le dita al cielo come il suo idolo Kakà e le telecamere colgono un labiale inequivocabile: “grazie Eusebio”.

Alla fine della stagione il contratto di Ranieri non viene rinnovato. Dopo qualche giorno viene annunciato che la guida tecnica è affidata a Daniele De Rossi, che in estate seguirà un corso accelerato per conseguire il patentino da allenatore e assume Esuebio Di Francesco come secondo e Francesco Totti come ds. La prima partita della stagione successiva è una vittoria roboante, che scatena una invasione di campo per colpa della quale la Roma giocherà  a porte chiuse il resto della stagione.

 

Resilienza

Nonostante un evidente cambio di rotta nella mentalità dei giocatori della Roma, le milanesi fanno più punti e si assicurano i rimanenti due posti in Champions. Anche se l’unico obiettivo rimasto è mancato, Pallotta contro tutti i pronostici conferma Ranieri alla guida della squadra. In estate non viene comprato o venduto nessuno, la Roma riparte come ha finito. In campionato il rendimento è altalenante, ma in Europa League è una schiacciasassi. La stagione in campionato si conclude con una Roma al sesto posto, dal momento che Ranieri ha dichiarato esplicitamente di volersi concentrare sulla coppa europea.

Arriva effettivamente in finale contro il Leicester allenato da Eusebio Di Francesco, fresco vincitore della Coppa di Lega Inglese. Dopo una partita noiosa in cui le squadre si annullano a vicenda, si arriva ai rigori. Kluivert sbaglia e la Roma perde. Al termine del match Ranieri si dimette mentre Di Francesco dedica la vittoria a Ramòn Monchi, che gli ha portato in squadra Domenico Berardi, capocannoniere della Premier League ed autore del rigore decisivo.

 

Campo Testaccio

Le prime tre partite di campionato equivalgono a tre sconfitte per la “nuova” Roma di Ranieri. La città è in subbuglio, la Champions è ormai lontanissima, nonostante anche le altre pretendenti stiano arrancando. Con una mossa estrema Claudio Ranieri annuncia, in una conferenza stampa convocata apposta, di voler spostare le operazioni della squadra a Campo Testaccio: dagli allenamenti alle partite, tutto viene riportato nello storico campo della squadra.

Reso agibile in tempo record grazie anche alla mancanza del sindaco Virgina Raggi, scappata in sud america con James Pallotta dopo lo scoppio della scintilla all’ennesima riunione per il nuovo stadio. La Roma è letteralmente spinta da un’inedita vicinanza dei propri tifosi alla conquista del posto in Champions. Alla fine della stagione Claudio Ranieri è eletto sindaco della città, continuando a mantenere anche la carica di allenatore della squadra: con lui alla pacata guida, città e società rinascono; niente più spazzatura, in giro, bilancio ATAC risanato, Schick raggiunge la doppia cifra senza fatica e Totti torna in campo grazie alle cure stregonesche del santone rubato, in una complicata operazione di mercato, al presidente della Lazio Claudio Lotito.

In bocca al lupo Mr. Ranieri!