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E se Piątek fosse veramente un robot?

Secondo alcune teorie del complotto l'attaccante polacco non sarebbe umano: ecco cinque possibili prove

E se Piątek fosse veramente un robot? Secondo alcune teorie del complotto l'attaccante polacco non sarebbe umano: ecco cinque possibili prove

Ha segnato ancora, una doppietta strabiliante, l’ennesima prova di forza di un attaccante totale: piovono giudizi affrettati su Piątek, come affrettata è la sua affermazione in un campionato che, da inizio stagione, continua a portare i segni indelebili dei suoi colpi di pistola.

I numeri del centravanti polacco sono ai limiti dell’assurdo: 17 gol fino a questo momento nella sua prima stagione in Serie A, 6 in 5 presenze da quando è arrivato al Milan, uno ogni 60 minuti con la maglia rossonera. Tutte reti diverse tra loro, ma accomunate da un denominatore unico: la voglia di spaccare il mondo.

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Piątek sembra piovuto dal cielo direttamente sul nostro campionato, novello Clark Kent in incognito. Porta sulle spalle un doppio soprannome: Pistolero e RoboCop. Se il prima è reso palese dalle sue ormai iconiche esultanze, il secondo invece è più misterioso. Perché dare del mezzo uomo-mezzo macchina a un attaccante? 

Dalle ultime prestazioni, comunque, sembra davvero che Piątek sia un qualcosa di disumano. Il modo in cui attacca il pallone ha un non so che di tecnologicamente mostruoso, come se quella “cosa” fosse stata creata apposta per segnare. In sintesi: una macchina da gol. Ecco allora 5 prove che dimostrerebbero la roboticità dell’attaccante rossonero, sempre più simile a un personaggio di Isaac Asimov: 

 

#1 È spuntato fuori dal nulla

Nessuno aveva mai sentito parlare di Piątek fino a questa estate. C’erano anche dubbi sulla pronuncia del suo nome, tanto era sconosciuto. Possibile che nessuno si fosse mai accorto di lui? Secondo la carta d’identità è in classe 1995, un’occhiata dovrà pur averla ricevuta negli ultimi anni. Invece è passato totalmente inosservato. Unica risposta plausibile: è stato creato il 1 giugno del 2018. Attendiamo un diario dall’Isola Cannella per scoprire la sua vera origine.

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#2 Ha lo sguardo glaciale

Dai, provate a guardarlo negli occhi: Piątek non ha sentimenti, non prova niente, vuole solo segnare. Allargando l’analisi al resto del viso, il polacco non ha la barba, ha i capelli troppi biondi e sempre uguali, il volto spigoloso. È palesemente un robot con il volto disegnato da un programma

 

#3 Passione per le armi

Una lista lunga e variegata: tra i vari Goldrake, Jeeg robot d’acciaio e Optimus Prime, Piątek potrebbe essere l’ultimo robot con la passione per le armi. Forse le sue due pistole sparano davvero: i colpi sono dei raggi fotonici invisibili per l’occhio umano, mentre nello spazio esplodono navicelle nemiche. 

 

#4 Progresso scientifico

Al punto #2 abbiamo citato il programma per creare volti dal nulla, ma oltre a quello ultimamente il progresso scientifico ha regalato al mondo tante altre novità tecnologiche. Ormai i robot sono sempre più simili agli esseri umani, e anche nel calcio si cominciano a fare le prime sperimentazioni. Piątek probabilmente è una di queste. 

 

#5 Ha negato di essere un robot 

Come se Bruce Wayne ammettesse in pubblico di essere Batman, come se Peter Parker convocasse una conferenza stampa e svelasse la sua identità.  Di recente a Piątek è stato chiesto di fare luce sul suo soprannome, e lui è stato piuttosto chiaro: “RoboCop? No, meglio Pistolero”. Chiaro, no? Noi comunque non ci lasciamo scoraggiare e continuiamo a sperare che un giorno faccia outing stile Tony Stark

 

Bonus - Giochi Preziosi

Piątek, per quanto ne sappiamo, potrebbe essere anche l’ultima idea dell’azienda di Preziosi. Pensato come un robot-calciatore-compagno di gioco per bambini, la macchina poi è letteralmente sfuggita di mano agli sviluppatori, ha preso coscienza di sé e si è liberata dal giogo della schiavitù rompendo la sua gabbia con un destro potente. Poi è scappato via, direzione Milano. Unico obiettivo: segnare. E poi sparare.

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