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Guida al cibo da stadio: lo Stadio Olimpico di Roma

Mangiare allo stadio è una questione complessa

Guida al cibo da stadio: lo Stadio Olimpico di Roma Mangiare allo stadio è una questione complessa
Fotografo
Giulio Pecci

Non facciamo finta di niente, calcio e cucina sono i fondamenti dell’italiano medio - soprattutto di sesso maschile, anche se fortunatamente questa non è più la regola. Sono ciò che è più presente nella sua quotidianità, a cui si dedica con una passione e una dedizione incomprensibile per la maggior parte delle persone. Risulta quindi difficile comprendere come ancora oggi, nel 2019, allo Stadio Olimpico di Roma non si riescano efficacemente ad unire questi due nostri grandissimi talenti. La “cultura del panino materno” rimane l’unica sicurezza culinaria per i giovani romani che si avventurano nel viaggio verso lo stadio. Qui da noi non mancano deliziosi piatti tradizionali, ma appartengono per lo più alla cultura dell’osteria databile al primo novecento, che prevede un tavolo di legno e una panca, una tovaglia di carta e un buon vino rosso della casa al centro; non c’è quella tradizione di street food fighetto d'ispirazione napoletana o siciliana, non abbiamo neanche il lampredotto toscano - anche se il panino con la porchetta dei castelli gareggia ad armi pari. 

Lo Stadio Olimpico di Roma - così come la maggior parte degli stadi italiani - sembra essere rimasto immune a una gentrificazione culinaria ormai presente in ogni metropoli. Non ci sono panini dagli ingredienti esotici o noodles, neanche alternative vegane, i foodtruck color pastello da film di Wes Anderson potete scordarveli; abbondano in compenso quelli tutti di alluminio specchiato con le illustrazioni orrende come decorazione e dai nomi improbabili tipo “L’Olimpo del panino”. Costa tutto sopra la media, anche un panino che non è veramente niente di che. Non ci sono reali alternative e non si capisce se ci sia dovuto a una qualche legge non scritta di regolamentazione dei venditori o di chi li gestisce o se sia così semplicemente perché chi va allo stadio non ha mai preteso nè desiderato nulla di diverso (anche se facciamo fatica a crederci).

Per cercare di capire come si possa sopravvivere una giornata allo stadio (perché a Roma tra mezzi malfunzionanti, parcheggi inesistenti e distanze proibitive se ne va un’intera giornata) ho lasciato a casa i panini e ho cercato di capire come portare a casa un pasto soddisfacente.

 

Cosa mangiare

Se arrivammo con i mezzi, presumibilmente quindi a Piazza Mancini (dal lato della Curva Sud), i bar sul lungotevere maresciallo Diaz (ottimi anche la sera o al tramonto per una birra vista fiume) e i camioncini sparsi ovunque, soprattutto sul Ponte Duca D’Aosta, sono la soluzione più economica (non tutti però) e geograficamente conveniente. Non c’è niente di più facile del fermarsi al volo e comprare un panino con la porchetta o con la salsiccia, o una pizza al taglio, bianca o con il pomodoro, per i più coraggiosi con prosciutto cotto e formaggio (il cosiddetto crostino) - non c’è neanche bisogno di sedersi a mangiare se siamo in ritardo. Parliamo di un range di prezzi che mediamente si assesta sui 5 euro per un panino, leggermente di meno per la pizza e con le bevande che vanno dai circa 2 euro per l’acqua ai 5 per una birra, con le bibite gassate che si assestano a metà tra le due. Diciamo che non è la soluzione più leggera del mondo e il rischio di sentirsi seriamente appesantiti nelle ore successive è reale, ma è un pasto onesto e molto gustoso, che sicuramente ci riempirà lo stomaco senza spendere una follia. Stessa possibilità di scelta dal lato della Curva Nord. Tra il lungotevere e il ministero degli affari esteri troviamo disseminati i soliti camioncini. Se proprio non potete mangiare la carne (o desiderate anche un gusto diverso insieme) di solito tutti mettono a disposizione una selezione di verdure grigliate, cipolla, peperoni, zucchine e melanzane, e se il gusto deciso della salsiccia o della porchetta non fanno per voi, il panino con la cotoletta è una valida alternativa.

Se invece abbiamo più tempo e arriviamo da Ponte Milvio, la scelta di ristoranti e locali è molto più ampia e sicuramente più intrigante, ma spesso ovviamente anche più costosa. Da segnalare per rapporto qualità-prezzo c’è sicuramente Trapizzino. Una base di soffice pizza bianca dalla forma triangolare farcita con alcuni dei condimenti più deliziosi della tradizione culinaria romana e laziale: pollo alla cacciatora, panna e alici, la lingua in salsa verde, la coda alla vaccinara, le polpette al sugo, il pollo con i peperoni, il sempreverde salsiccia e broccoli e la trippa romana. è ormai una sicurezza assoluta, con sedi anche a Testaccio e al Mercato Centrale di Termini oltre che a Milano. Con meno di dieci euro riuscite a mangiare un supplì fatto a meno dei loro e due diversi pezzi di trapizzino, vi assicuro che sarete soddisfatti. Non si contano i forni (uno dei più visitati è Il Gianfornaio) e i chioschi dove prendere da bere ma ricordiamoci che siamo in uno dei luoghi più frequentati di Roma, i prezzi non sono quelli più convenienti della città.

 

Cosa evitare

Può essere forte la tentazione di affidarsi a un qualche fast food tra i tanti sulla strada per o nei pressi dello stadio, ma siamo a Roma, basta girare l’angolo per trovare un’alternativa più gustosa, salutare e con ogni probabilità anche economicamente vantaggiosa. Va da sé poi che da evitare è tutto ciò che si può acquistare all’interno dell’Olimpico, nei bar o dai ragazzi che passano tra gli spalti (che vendono esattamente le stesse cose): bibite gassate, pop-corn, patatine, hot-dog, birre sgasate e annacquate e via dicendo, in pratica sembra di essere all’interno di un cinema di terza categoria. Tutte porcherie decisamente poco soddisfacenti e dai prezzi smisurati (quattro euro pochi pop-corn o un hot-dog grigio, cinque per una birra sgasata). Purtroppo se vi viene sete sarete costretti a comprare una bottiglietta d’acqua, al modico prezzo di due euro, vista l’impossibilità di introdurre all’interno dello stadio.

 

Chicche e curiosità

C’è una tradizione tutta italiana che è antica quanto il costume di andare allo stadio ogni Domenica: il caffè Borghetti durante la stagione invernale - ed estiva per i più estremi. Una volta veniva venduto direttamente sugli spalti, nella sua caratteristica confezione cilindrica da 3 cl, oggi potete berlo solo fuori, rimediandolo da qualcuno dei numerosi ambulanti che lo spacciano insieme anche ad altri superalcolici. Dopo la partita spuntano fuori anche i venditori ambulanti di ciambelle e bombe, per fare il pieno di zuccheri nel caso di una sconfitta o festeggiare alla grande una vittoria. 

Una delle grandi istituzioni culinarie dello Stadio Olimpico ha purtroppo abbandonato le curve, ma ogni tifoso se lo ricorda. Sto parlando de "Er Nocciolinaro": un buffo, secco e baffuto individuo che vendeva noccioline, pistacchi e simili, offrendo una specie di danza ipnotica e continua nell'esercizio della sua funzione. La skill principale era quella del lancio e dell'acchiappo dei soldi al volo. Qui un rarissimo footage dell'artista in azione.

 

Nei pressi della piazza di Ponte Milvio c’è un’antica osteria, risalente addirittura fino al 1820 (che è poi l’anno in cui è iniziata la produzione di Caffè Borghetti) che sia chiama come l’attuale presidente della Roma: Antica Trattoria Pallotta. La location è suggestiva, ma purtroppo stando alle recensioni su Tripadvisor sembra che spesso si paghi troppo per ottenere troppo poco.

Un ringraziamento ad Agnese Zingaretti per l'aiuto nello sviluppo delle fotografie