Vedi tutti

Lotto: dall'apice al fallimento in 50 anni di storia

La Holding che controlla la storica azienda veneta è stata dichiarata fallita, e il futuro del marchio è incerto

Lotto: dall'apice al fallimento in 50 anni di storia La Holding che controlla la storica azienda veneta è stata dichiarata fallita, e il futuro del marchio è incerto

Un pezzo di storia dell’abbigliamento sportivo potrebbe presto lasciare il mondo dello sport: nei giorni scorsi il tribunale di Treviso ha dichiarato il fallimento di Futura 5760, la holding che controlla tra le altre anche il marchio Lotto. Nonostante le rassicurazioni dell’imprenditore a capo della cordata, i creditori avranno tempo fino a fine gennaio per reclamare eventuali crediti. Il marchio sportivo aveva al 2015 oltre 20 milioni di debiti, principalmente con banche venete. Il crac delle ex popolari venete aveva costretto a bloccare i bilanci anche delle controllanti. Eppure c’erano anni in cui il marchio sembrava ben lontano dal fallimento e la sua crescita sembrava inarrestabile. C’è stato un periodo, nel mondo dello sport, dove a contendersi le sponsorizzazioni dei migliori tennisti nel mondo, da sempre icone della moda, dei più grandi calciatori e di memorabili sportivi non c’erano solo le multinazionali come Nike e adidas: tra i marchi più indossati dagli sportivi c’era quello della piccola azienda nata a Montebelluna nel 1973.



GLI INIZI

I tre fratelli Caberlotto, prendendo l’ultima parte del proprio cognome e sovrapponendo due losanghe danno vita al nome e al logo di Lotto Sport: un campo da calcio e uno da tennis creano l’iconica figura di quattro lati con due angoli acuti e due ottusi, indicando fin da subito quali sarebbero stati gli sport per i quali l’azienda produrrà le migliori calzature. Il successo dell’azienda veneta partì dallo sport che da sempre accompagna la moda, dentro e fuori dal campo. Nel 1968 il tennis era diventato Open: da allora i dilettanti possono accedere ai tornei più prestigiosi prima riservati ai professionisti e soprattutto possono stringere accordi commerciali con i brand. Nasceva così il business delle “signature”, scarpe prodotte da famosi marchi che venivano firmate dai giocatori più forti dell’epoca.
Nel 1975 il brand Lotto mise sotto contratto il 3 volte campione di Wimbledon John Newcombe ed insieme crearono una delle prime scarpe Lotto per il tennis. Le "Newcombe Signature" furono scarpe rivoluzionarie: presentavano una tomaia in pelle senza cuciture che migliorava la sensazione generale dell’atleta. Oggi non più commercializzate, erano molto simili alle adidas firmate da Stan Smith, che hanno segnato la storia delle sneaker sportive. Erano riconoscibili rispetto a quelle del marchio tedesco per i baffi dell’atleta nella toppa sul tacco di colore blu, così come la firma dello stesso sul lato. Aprirono la storia del marchio Lotto nel mondo del tennis e dello sport, che presto sarebbe stato popolato da calzature e indumenti con la doppia losanga.

 

IL PERIODO D’ORO: GLI ANNI 80 

Dopo aver conquistato una Coppa Davis con Tonino Zugarelli nel 1976, il marchio attraversa tre anni d’oro che lo porteranno all’apice in ogni sport. Il successo più importante del marchio arriva nel 1982: il capitano azzurro Dino Zoff indossava Lotto ai piedi l’11 luglio a Madrid quando sollevava la Coppa del Mondo
Il raggiungimento di un risultato così importante non fu un punto di arrivo, ma un punto di partenza per il marchio. Diversi altri italiani negli anni 80 erano sponsorizzati Lotto: dall’atletica alla scherma fino ai calciatori Salvatore Bagni, mediano della nazionale, ed il centravanti interista Aldo Serena.

C’era poi un atleta marocchino, che da bambino voleva fare il calciatore ma si riversò sulle piste d’atletica perché “Se in una partita gli altri non sono all’altezza il tuo sforzo è inutile”: Said Aoiuta vinse 44 gare consecutive internazionali dagli 800 ai 10000 piani e riscrisse la storia del mezzofondo.
Dopo l’oro ai Giochi Olimpici di Los Angeles 1984, il marchio veneto strappò il corridore a Nike per accompagnarlo nella sua più grande impresa: il 22 luglio 1987 allo Stadio Olimpico di Roma, indossando un completo da gara e un paio di scarpe marchiate Lotto, diventa il primo uomo al mondo a correre i 5000 metri piani sotto i 13 minuti portando l’azienda veneta ai suoi massimi risultati nell’atletica.
Dalla pista al campo da basket: un ambiente oggi dominato da Nike, ha vissuto una breve ma intensa presenza ai vertici europei grazie alle storiche vittorie nelle stagioni 1986-87 e 1987-88 dell’Olimpia Milano in Coppa dei Campioni. Nella prima delle due annate, la squadra targata Tracer compì il Grande Slam: oltre ad essere campione d’Europa vinse anche scudetto e Coppa Italia alla guida di Dan Peterson. La formazione dei fenomeni Mike D’Antoni, Bob McAdoo e Dino Meneghin ripetè il successo europeo l’anno successivo trionfando contro il Maccabi Tel Aviv, battuto in finale per la seconda volta consecutiva. Il main sponsor sulle maglie era diventato Philips ma il logo in alto a destra era quello Lotto, che ha accompagnato la squadra milanese nelle imprese più grandi della sua storia.

RIMANERE ALL’APICE

Ripetersi dopo un decennio di innumerevoli successi è difficile, soprattutto per un brand grande ma molto giovane rispetto alla concorrenza. Eppure, in netta controtendenza con il rischio odierno di fallimento, l’azienda riuscì a rimanere ai vertici dello sport anche negli anni 90.
Il nuovo decennio parte però con un inconveniente: prima della sponsorizzazione dal 2005 al 2012 con la Fiorentina (la più lunga per il marchio nel mondo del calcio) già nel 1992 le maglie della Viola avevano presentato la doppia losanga sul petto. Nulla di strano per un marchio che all’epoca era amato da centinaia di sportivi, se non fosse per delle linee geometriche presenti sulla maglia da trasferta che ricordavano delle svastiche. L’azienda veneta fu costretta a ritirare il prodotto, che è passato comunque alla storia come un famoso errore di design.
Sono stati recentemente messi all’asta i trofei, insieme alle scarpe ed ai completini marchiati Lotto, di Boris Becker. Oltre all’iconico tennista tedesco, in quegli anni nei migliori tornei del mondo indossavano Lotto, tra gli altri: il campione austriaco Thomas Muster e la detentrice di tutti i record nel tennis femminile Martina Navratilova. Dal bianco si stava passando al colore, ma l’azienda italiana rimase al vertice tenendo testa all’ascesa di Nike.
Erano bianche con i numeri rossi le maglie Lotto che indossarono i Campioni d’Europa nel 1994: il 18 maggio allo stadio Olimpico di Atene si giocava la finale di Champions League tra Milan e Barcellona.

 

Al rientro nel secondo tempo un lancio sulla fascia destra di Albertini viene intercettato dal blaugrana Nadal che, seppur in netto vantaggio, aspetta troppo a rilanciare il pallone. Savicevic gli ruba così la sfera e senza nemmeno effettivamente stopparla, dopo il rimbalzo sul terreno di gioco fa partire un pallonetto dal limite corto dell’area che termina la sua traiettoria alle spalle di Zubizzarreta. Il “Genio” sigla una delle reti più belle della storia del Milan: il marchio si imponeva nelle squadre di club già al primo anno della sponsorizzazione tecnica con i rossoneri, che sarebbe durata fino al 1998. In quegli anni, in cui sponsorizzava anche l'Olanda ed il fuoriclasse Ruud Gullit, che indossava le Lotto "Stadio" con l’iconica linguetta che si piegava in avanti coprendo il nodo dei lacci. Accompagnò la Croazia durante sua prima esperienza mondiale nel 1998, quando da debuttante ai mondiali di Francia e trascinata dai gol di Davor Suker (che fu capocannoniere del torneo) arrivò terza con il marchio Lotto sulle maglie.

 IL NUOVO MILLENNIO E LA VOGLIA DI NON FERMARSI

Dopo aver chiuso gli anni Novanta con il Vicenza di Guidolin accompagnato in semifinale di Coppa delle Coppe nella stagione 1997-1998 (persa poi contro il Chelsea), il marchio compie 30 anni di storia superando l’ennesima prova di maturità: la Juventus indossa Lotto nella vittoria degli scudetti del 2002, del 2003 e nella finale di Manchester persa contro il Milan.

Se nel mondiale 2014 il marchio "contribuì" all’eliminazione degli Azzurri (la Costa Rica che vinse 1 a 0 nella fase a gironi vestiva Lotto), sul podio di Berlino 2006 Lotto saliva con la più grande innovazione della sua storia e, ad oggi, una delle più grandi innovazioni nel mondo del calcio lanciando un trend seguito da tutti i brand sportivi: gli scarpini senza lacci. Lotto riuscì, in un’epoca in cui i materiali non lo permettevano perché ancora poco elastici, a ridurre al minimo l’attrito tra il piede e il pallone inserendo un ponte di plastica elastica che rendeva più diretto il contatto con la sfera. Venne lanciata in Germania ai piedi di Luca Toni, Simone Perrotta e Mauro Camoranesi la Lotto "Zerho Evolution", scarpa dalla quale sarebbe nata la "Zerho Gravity". Il modello fu la prima calzatura al mondo senza lacci ed arrivò sul mercato diversi anni prima delle concorrenti (il primo modello adidas senza lacci, le "Ace PureControl", sono state lanciate nel 2016). L’innovazione e la comodità di quel modello, insuperato per diversi anni, sono in forte contrasto con la situazione odierna del marchio che rischia di scomparire. C’è però ancora chi, come il difensore dell’Atalanta Andrea Masiello, non ha mai smesso di amarlo. Recentemente ha riportato sui campi da gioco quel paio di scarpe, indossandolo dalla stagione 2016-2017 in due colorazioni differenti: blu e nera abbinate al kit di casa e bianca con logo blu scuro con il kit da trasferta. 

DAL 2010 AD OGGI

Con la stessa rapidità con la quale il marchio si era imposto nel mondo dello sport negli anni Ottanta si sta oggi pian piano ridimensionando. L’exploit di Piatek in questa prima parte di campionato con la maglia del Genoa (unica squadra in Serie A sponsorizzata oggi dal marchio) riporta solo alla mente ma non pareggia gli oltre 300 gol che Luca Toni ha segnato indossando i migliori modelli Lotto.
I ricordi si fanno ancora più amari nel tennis, quasi l’unico sport rimasto nell’offerta del marchio. L’impresa di Marco Cecchinato al Roland Garros 2018, giunto in semifinale dopo aver trionfato contro Djokovic (indossando le "Stratosphere III", scarpe di punta del marchio Lotto nel tennis) non riesce comunque ad eguagliare le gesta dei campioni degli anni 80. Nel 2010 Francesca Schiavone compì l’impresa di portare un Grande Slam nella storia del marchio vincendo il Roland Garros, ma sono Marion Bartoli e Gianluigi Quinzi a mostrare la realtà della casa produttrice: da astri nascenti (la francese vinse Wimbledon nel 2013 e l’italiano trionfò un anno prima nel torneo giovanile maschile) del tennis sono oggi scomparsi dai palcoscenici che contano, così come i prodotti Lotto.