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L’arte grafica dei videogiochi giapponesi vintage

Da WipeOut fino a Mega Boost

L’arte grafica dei videogiochi giapponesi vintage Da WipeOut fino a Mega Boost

Se siete videogames addicted forse ve ne siete già accorti: le grafiche dei prodotti giapponesi “spaccano” e non parliamo solo delle immagini dei giochi veri e propri, ma anche di packaging e commercials. Specialmente quelle di fine anni '90 e dei primi anni 2000. Ce lo ricorda un articolo apparso su the outline: questa estetica particolare sta tornando ad influenzare artisti contemporanei come Richard Turley, executive creative director dei contenuti e del design editoriale per la rivista Wieden + Kennedy e uomo dietro al rebranding della Formula 1; l'australiano Jonathan Zawada; Cory Schmitz, autore del rebranding di Oculus Rift e del logo per il gioco Shadow of the Colossus che ha riunito molti dei migliori esempi dell'era sul suo Tumblr QuickQuick.

Il suo mix di

arte e lettering disegnati a mano, tipografia, layout altamente tecnici e motivi colorati, a volte cartoonistici,

apparso per la prima volta attorno alla quarta generazione di videogiochi (da Sega Genesis, fino alla PlayStation originale, Sega Saturn o Dreamcast) sta conquistando sempre più spazio, anche per la sua contrapposizione con l’attuale trend di grafiche pulite e minimal stile Apple, come conferma Schmitz al sito:

Come designer questa roba è super-ispiratrice perché è molto diversa dalle attuali tendenze del design. Un sacco di colori, tipi e composizioni inaspettati. E mi piace molto lo strano senso della nostalgia che provengo da cose che non ho necessariamente visto prima.

Non è solo effetto nostalgia. È amore per il bello e la cura del dettaglio. Qui sotto un po’ di immagini di videogames art nipponica super cool.